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JAS
L'incubo di quella notte continua a perseguitarmi costringendomi a restare sveglia per notti intere. Non ho mai avuto timore di svolgere un compito perché quando mio padre un giorno da piccola mi disse "Jasmine tu diventerai la miglior agente che tutta l'America potrà avere" sapevo che avrei dovuto correre molti rischi. La mia ambizione non era mai stata diventare agente come i miei genitori, ma se non avessi intrapreso questa strada, li avrei delusi. Esco dalla mia camera e vado in salone trovando i miei genitori seduti sul divano a discutere di qualcosa.

<<Tesoro come ti senti?>> Chiede mia madre. Arthur ha subito contatto i nostri genitori avvisandoli dell'accaduto, e quando tornai a casa i miei genitori corsero da me, e prima di farmi qualsiasi domanda, mi strinsero a te fortissimo mentre io crollai scoppiando a piangere. Da quella notte sono diventati più apprensivi e non mi lasciano nemmeno un momento da sola in casa.

<<Sto bene>> rispondo e lei annuisce. Mi siedo sulla poltrona posta accanto al divano e mi porto le ginocchia al petto. Sciolgo la treccia e la rifaccio provando a distrarmi un po'.

<<Mamma ha preparato il tuo piatto preferito>> annuncia papà

<<tacos?>> Chiedo con gli occhi che mi illuminano

<<Tacos>> replica mio padre e sorrido felice.
I miei genitori sono di origine messicana e io sono nata lì, ma poi per questioni lavorative sono stati trasferiti in America quando io ero ancora piccolissima. Non ho mai visto la mia città natale, ma sono sempre cresciuta con cibi e tradizioni messicane. Un giorno mi piacerebbe visitare il Messico, sapere dove i miei genitori trascorrevano il loro tempo, dove vivevamo prima di trasferirci qui, ne sarei molto affascinata.

<< Jasmine, io e tuo padre pensavamo, se vorrai restare a casa per un po' possiamo chiamare Arthur e il preside e...>>

<<no mamma, voglio tornare a scuola, sai che Arthur ci ha già sollevati dagli incarichi e ridotto le ore scolastiche, é uno strazio già cosi>> affermo affranta

<<Jas non dire così, avete rischiato di morire quella notte, non possiamo rischiare altri pericoli. Non possiamo perdere anche te>> dice mio padre con gli occhi lucidi e io chino il capo.
La mia famiglia ha subito molto e ha dovuto affrontare un lutto grande, e non ne abbiamo mai più parlato, il suo nome è diventato come un tabù e nemmeno i miei migliori amici sanno la verità. Molte volte avrei volute poterne parlare con Alex, James, Matt, so che non mi avrebbero mai giudicata, mi sarebbero stati affianco, ma quando ero un passo dal dir loro la verità, c'era sempre qualcosa che me lo impediva, e ora, sono passati troppi anni per cacciare questa storia.

<<Vi voglio bene>> dico alzandomi dalla poltrona e sedendomi in mezzo a loro

<<anche noi cara>>risponde mio padre e restiamo abbracciati per un po' sul divano pensando per un attimo alla normalità.

JAMES
Continuo a lanciare la pallina contro il muro e la riprendo, sono in questo stato da un'ora circa e non riesco a staccare gli occhi dalla mia parete azzurra. Sono spaventato, confuso, stanco, un mix di emozioni che mi porta a stare male e rinchiudermi in me stesso. Vorrei poter urlare e svegliarmi da quest'incubo, ma si tratta della realtà. All'idea che la mia migliore amica rischia di morire mi fa impazzire. Alex è sempre stata al mio fianco, quando mi bullizavano per il mio aspetto fisico, lei mi difendeva per poi prendermi in giro, ma in modo amichevole. Siamo cresciuti insieme, ogni compleanno, ogni estate, gioie e dolori condivisi, noi cinque soltanto.

<<James è pronto da mangiare>> mi avvisa mio zio sbucando dalla porta. I miei genitori sono sempre in giro per lavoro e mio zio si prende cura di me. Gli sono molto grato per quello che fa per me. Non dovrebbe essere facile doversi occupare di un adolescente considerando di aver scelto proprio di non avere figli, ma non mi ha mai fatto mancare l'amore di cui avevo bisogno ed è sempre riuscito a riempire il vuoto di quell'amore mancato dei miei genitori.

<<Si zio arrivo>> rispondo continuando a lanciare la pallina sul muro

<<James, andrà tutto bene>> mi dice dolcemente

<<e tu come lo sai>> inchiodo il mio sguardo nel suo

<<perché finché avrai la tua famiglia e i tuoi amici sarai sempre protetto>> risponde sorridendo e io sorrido con lui. Quanto vorrei avere la stessa speranza di mio zio, ma so che ha ragione, io ho la mia famiglia e i miei amici con me, ma soprattutto ho Alex, che non importa quanti anni abbiamo, lei continuerà a difendermi da chiunque provi a farmi del male, perché lei è fatta così, ti prende in giro e ti deride, ma se lo fa qualcun altro allora, sarebbe capace di picchiare chiunque e difenderti a spada tratta.

MATT
<<Incredibile>> urlo camminando per la stanza <<semplicemente incredibile>> continuo

<<ma che succede?>> Chiede mio padre fiondandosi nella camera

<<sono finiti i biglietti per il concerto del mio rapper preferito>> dico deluso.

<<Matthew, sai che non potevi andarci comunque>> mi ammonisce mio padre.

Da quando i miei genitori sono stati avvertiti da Arthur dell'accaduto, ormai mi tengono rinchiuso in casa. Ho 18 anni, so badare a me stesso. Fin da piccolo ero l'unico bambino che da grande voleva diventare agente, come mio nonno, mio zio e mio padre. Gli altri erano in un certo senso costretti a dover intraprendere questa carriera, mentre io volevo diventare agente per salvare le persone, ed è quello che sono diventato. Non c'è giorno in cui rimpiango di aver scelto questa strada, mi piace il mio lavoro, a sedici anni ho giurato di difendere le persone e lo farò per tutta la vita.

<<Papà>> lo chiamo e lui si volta a guardarmi

<<Alex starà bene?>> Gli chiedo spaventato

<<Alex se la caverà come sempre non temere>> risponde sorridendo.

Siccome Alex e Arthur sono cresciuti senza padre, hanno sempre trovato appoggio come figura maschile in mio padre. Fin da quando li conobbe si creò una sorta di legame, e ogni volta che Alex aveva crisi adolescenziali, e ne ha avute davvero tante, correva a casa nostra e chiedeva di vedere soltanto mio padre. È sempre stato l'unico in grado di risolvere le sue crisi e lei si fida ciecamente di lui. Spesso mi chiedo come faccia Alex a confidarsi con mio padre, come fa a trovare un porto sicuro in lui, perché, per quanto gli voglia bene, non sono mai stato accolto come Alex. Per mio padre io sono forte, so badare a me stesso e non ho bisogno di nessuno, in parte è vero, ma molte volte avevo bisogno di lui e lui non c'era.

<<Ho paura>> ammetto e lui al sentire queste parole, viene da me e mi abbraccia

<<lo so Matthew, lo so, ma tranquillo, noi siamo con te>> dice e io annuisco lasciandomi cullare dalle sue possenti braccia.

I will find youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora