2. Quel braccialetto

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  Scendo le scale di corsa e rallento non appena arrivo agli ultimi gradini. Quando sono in salotto vedo che son tutti lì a degustare l'invitante banchetto.

   Saluto altri ospiti e mi siedo sul divano insieme alla signora Evans che comincia a farmi centinaia di domande sulla mia vita attuale. Le spiego che vivo sola ormai da due anni nella strada principale della città,  "Cornmarket Street", amo avere tutto sottomano, negozi, librerie, ristoranti, supermarkets... e che lavoro in uno studio dentistico come segretaria attendendo con ansia la tanto attesa promozione. Le confido che sono ancora appassionata alla letteratura e che, non appena ho un po' di tempo libero, mi rifugio nella libreria sotto casa per leggere un buon libro in compagnia di una cioccolata calda. Connubio perfetto.

   «Ha ancora la libreria, non è vero signora Evans? »
   «Certo che si Kate, passa a trovarmi un giorno di questi! » Le sorrido compiaciuta e le assicuro che lo farò il più presto possibile.

   Durante la nostra conversazione diverse persone ci circondano ascoltandoci e all'improvviso una di loro, che prima non avevo notato: «Ciao Kate! È passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo viste» arrossisce.

   A dire il vero guardandola al primo colpo non mi viene in mente nessuna che conoscessi così tanto bella. Ha dei lunghi capelli biondi e lucenti, un sorriso bellissimo e indossa un abito lungo fino al ginocchio color caramello. Poi noto un particolare, un braccialetto al polso oro e rosa, ma... è uguale al mio!?! Torno a guardarle il viso e finalmente la riconosco. È Serena! Non posso credere alla straordinaria coincidenza.

   «Serena?! Oh Dio da quanto tempo! » L'abbraccio senza farla ribattere, certa che sia lei. La ricordo con un taglio carrè, occhiali da vista e l'apparecchio ai denti. Ora la chioma le copre l'intera spalla e i denti sono bianchi e perfetti.
   «Ciao piccola Kate! » entrambe ci riabbracciamo e gli occhi si fanno lucidi.
   «Che bella sorpresa, non immaginavo fossi ancora da queste parti! » ribatto sapendo che uno dei suoi più grandi sogni era poter vivere nella famigerata Big Apple.
   «Be, si, ho ereditato il negozio di animali dei miei genitori e ad oggi sono "felicemente costretta" a vivere qui! »

   Gli occhi mi s'illuminano di gioia, non vedo l'ora di andare a trovarla a lavoro.
   «Ho portato qualcosa per te!» Tira fuori dalla sua borsetta di pelle marrone un libro e me lo porge tra le mani.

   «Ricordavo fosse il tuo libro preferito e l'ho comprato dalla libreria della signora Evans. Lei me lo ha confermato!» La signora Evans le fa un'occhiolino d'approvazione.

"Piccole Donne"
   «Oh Serena, non so come ringraziarti, è meraviglioso! » Lo stringo al petto e la ringrazio con un altro abbraccio.
E' vero che è il mio libro preferito perchè è stato il primo che abbia mai letto e grazie alla quale mi sono follemente innamorata del mondo della letteratura. "Grazie Louisa May Alcott, te ne sarò grata per sempre". Accarezzo la copertina del libro con delicatezza e amore, quasi come fosse un infante.

   Mi guardo intorno mentre cerco qualcosa da bere per la mia vecchia amica e noto che tutti son rilassati e stan chiacchierando tra loro. Rivolgo un sorriso alla mamma che incrocia il mio sguardo e contraccambia. Le voglio tanto bene. Tutto sommato è stato un bel pensiero il suo.

   Raggiungo il buffet e nel momento in cui afferro un bicchiere vuoto sento una risata rumorosa alle spalle. Mi volto e noto in un angolo due ragazzi alti, più o meno miei coetanei, che degustano le delizie della mamma e si divertono a cercare somiglianze date le loro strane forme.

   «E voi siete? » domando loro curiosa.
   «Ciao bellezza, noi siamo George e Bryan. Sai dirmi che festa è questa? » Ribatte George, il ragazzo più alto dai capelli dritti come un riccio.

   Ottimo, non sanno nemmeno dove si trovano.
«Scusate ma, ci conosciamo? »
George continua a godersi il cibo che tiene a mucchietto tra le mani, l'altro invece è più timido e taciturno e cerca di convincere il suo amico ad andare via.

   «Ho sentito parlare di questa festicciola da mia sorella e ho pensato di fare un salto con il mio amico, ti dispiace fiorellino? »
Fiorellino a me?!? Ma questo chi si crede di essere?
«Uscite fuori all'istante o chiamo mio padre! » intimo.
I due indietreggiano e George continua: «Rilassati fiorellino, ce ne andiamo via subito! E dì a mia sorella di tornare a piedi stasera, perché le chiavi della macchina le ho io! » Mi mostra le chiavi penzolanti incastrate al suo dito indice mentre fuggono via.

   Che brutto insolente maleducato.
Con il viso amareggiato torno dall'altra parte del salotto facendomi spazio tra gli invitati sorridenti e porgo il flûte a Serena che mi aspetta seduta sul divano.

   «Scusa il ritardo Serena, ecco a te»
«Kate, tutto bene?» si è accorta della mia espressione un po' stranita.
«Si tranquilla, ho incontrato due tipi che si erano intrufolati in casa, assurdo! » Mi accomodo accanto a lei scuotendo la testa.
   «Oh Kate, davvero? Ti hanno fatto qualcosa? » Domanda apprensivamente mettendomi d'istinto una mano sulla spalla.

   «No per fortuna...» porto una mano sotto il mento e continuo «...uno di loro ha detto che son venuti grazie all'inseguimento che han fatto alla sorella, e che le ha preso le chiavi. Ma che per caso... ? » giro la testa a rallentatore fino ad incrociare il suo sguardo.
Serena, con l'espressione corrucciata di chi è concentrato ad ascoltare, si prende cinque secondi per pensare, poi, di scatto, prende velocemente la borsa frugando all'interno e sgranando gli occhi dice ad alta voce: «Quello stronzo di George! » Stringe i pugni lungo i fianchi e poi si riaccomoda velocemente sperando che nessuno l'abbia sentita. Ma è troppo tardi. Chiunque in quella stanza la sta guardando.

   A questo punto sgrano gli occhi a mia volta e capisco che è davvero lei la sorella di cui parlava quel tizio, per fortuna. Ormai rilassata e divertita scoppio in una risata liberatoria. Tutti gli altri seguono il mio esempio tornando immediatamente alle loro conversazioni.

   Serena, mortificata, si scusa per la doppia figuraccia e mi giura che gliela farà pagare. La tranquillizzo cercando di far sorridere anche lei, meglio lui che uno sconosciuto, no?

   Sono così felice di averla ritrovata, i suoi sbuffi mi ricordano quando litigavamo per chi dovesse scegliere i giochi del computer o la Barbie con cui giocare. Amavo così tanto il mondo rosa di Barbie con vestiti e oggetti da inserire nella casa a due piani con l'ascensore!

   Finalmente ora so che avrò un'amica durante queste vacanze estive.

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