«Sono dodici giorni, Jay. Che sta succedendo?»
La voce di Harry suonava impaziente anche se sapeva che non ci sarebbero state novità rispetto al giorno precedente.
La donna alzò le spalle in segno di resa ed uscì dalla stanza, sostenuta da un uomo che Harry non aveva mai visto e che lei non gli aveva presentato.
Ogni giornata trascorreva ormai nello stesso modo. Harry steso sulla poltroncina di fianco a Louis, Jay che faceva la spola tra la sua casa dove la aspettavano Fizzy e Lottie e l’ospedale. Le piccole di casa Tomlinson venivano a trovare il fratello un paio di volte la settimana e quello era l’unico momento in cui Harry, anche se riluttante, lasciava la stanza del ragazzo.
«Lou, torna da me. Sono perso in questa vita di merda se non ci sei tu.»
L’orologio appeso al muro della stanza segnava le 00.01 e questo significava che erano ufficialmente trascorsi quindici giorni dall’incidente. Harry aveva continuato ad essere l’unica presenza fissa al fianco di Louis oltre alla madre e non aveva smesso un attimo di parlargli, nella vana speranza di essere sentito, almeno una volta.
Aveva iniziato da un paio di giorni a far ascoltare della musica al ragazzo, o almeno, desiderava che la sentisse.
Selezionava canzoni d’amore su YouTube senza pausa. Dopo aver passato il giorno tra amici, parenti ed infermiere, quando l’oscurità calava sull’imprevedibile cielo londinese era il momento di dare una colonna sonora alla notte.
«Che ne pensi di questa?» Chiedeva al ragazzo, consapevole di non poter ricevere risposta, mentre ascoltava il nuovo singolo di Beyoncè.
«E’ straordinaria, ma sinceramente preferisco i classici. Halo, per esempio.» E senza attendere una risposta che non sarebbe arrivata, cercava il brano e cliccava play, ascoltando la canzone e stringendo la sua mano debole nelle sue.
Piangeva ogni notte. Non aveva mai pianto tante lacrime in vita sua, per nessuno. Nemmeno quando suo nonno era scomparso. In quel caso era stato un dolore che si aspettava, in un certo senso, ed era riuscito a superare la fase del dolore in tre o quattro giorni. La situazione di Louis, al contrario, lo stava prosciugando sotto ogni punto di vista. Era dimagrito visibilmente, perdendo quasi sei chili da quando il ragazzo era finito in ospedale ed il suo volto portava i segni delle notti in bianco passate a cantare canzoni d’amore. I suoi occhi sembravano più incavati ed erano nettamente cerchiati di blu, mentre la pelle era impallidita, fino a farlo sembrare il fantasma di sé stesso. Inutili erano le insistenti richieste di sua madre di lasciare per un po’ l’ospedale e tornare alla sua vita, Harry non aveva vita senza il suo Louis.
Jay, invece, aveva capito che sarebbe stato inutile tentare di separarlo da suo figlio e si ritrovò quasi ad essere felice della sua presenza costante, così da poter dedicare qualche ora delle sue giornate alle figlie minori.
Il cuore di Harry non si trovava più nel suo petto da settimane. Era in un letto di ospedale, accanto a quello del suo ragazzo.
«Te la stai prendendo comoda, eh piccoletto?», la notte del ventesimo giorno stava per volgere al termine ed Harry era sdraiato al fianco di Louis. Sapeva che non gli sarebbe stato consentito, ma nessuno lo avrebbe visto e se fosse stato attento a non urtare nessun macchinario, sarebbe andato tutto bene. Aveva bisogno di quel contatto che da troppo mancava alla sua pelle.
Si era accovacciato accanto al ragazzo, posando la testa delicatamente sulla sua spalla e facendo incrociare le loro dita. Sentiva le lacrime bagnargli il volto mentre i suoi polpastrelli accarezzavano piano la pelle di Louis, ma non intendeva fermarle. I suoi occhi erano ormai stanchi di sputar fuori tanto dolore, ma non c’era modo di arginare il fiume di angoscia che ogni giorno scorreva dentro di lui. Ogni giornata trascorsa in quel letto allontanava un po’ di più Louis da un risveglio e quindi, dal suo ritorno tra le braccia di Harry.
«Io sono il tuo cigno, sai? Non sono niente senza te.»
Mentre ricordava il loro primo appuntamento-non appuntamento, le sue labbra si lasciarono sfuggire quella frase che mai avrebbe voluto pronunciare, poiché gli lacerò l’anima. Si sentì svuotato da quelle parole con cui aveva ammesso di non volere altro che lui. Soprattutto, aveva riconosciuto ad alta voce l’eventualità che Louis potesse non svegliarsi mai più.
«Harry, torna a casa! Almeno oggi!»
Anne in piedi sull’uscio lo supplicava caldamente.
«Mamma, no. Se si svegliasse? Devo esserci», Harry si voltò verso sua madre e la osservò da capo a piedi. Stava per celebrare il compleanno di Gemma in un sontuoso ristorante in centro e richiedeva a tutti i costi la sua presenza.
«Ferirai tua sorella se mancherai», le armi di sua madre erano infinite e, certo, farlo sentire in colpa era una di queste.
«Gemma capirà. Le parlerò più tardi, non preoccuparti. Godetevi la festa.»
Aveva intrattenuto la maggior parte della conversazione senza distogliere lo sguardo dal volto di Louis.
«Se fosse stata la tua ragazza avrei capito Harold, ma stai esagerando. E’ solo un amico, per l’amor del cielo!»
La donna fece un passo dentro la stanza verso suo figlio e lo squadrò accuratamente per qualche istante.
La mente di Harry corse in fretta alla miriade di insulti che avrebbe potuto lanciarle, ma restò in silenzio, prima di pronunciare una semplice parola.
«Vattene!» Alzò una mano ed indicò la porta dalla quale era entrata. Anne spalancò la bocca incredula di fronte alla reazione del figlio, ma non si oppose e farfugliando qualcosa contro di lui, uscì come le era stato detto.
Pochi attimi dopo Harry estrasse lo smartphone dalla tasca e scrisse a sua sorella.
Da Harry:
Ehi sorellina, mi dispiace non poter venire questa sera, ma sai quanto sia difficile per me lasciare l’ospedale.
Da Gemma:
Mamma è stata lì, non è vero?
Da Harry:
Sì, come lo sai? Ti ha già fatto un resoconto dettagliato?
Da Gemma:
Harry, sei mio fratello e ti conosco meglio di quanto conosca me stessa, probabilmente. Pensi sia una stupida? No, non lo sono. Ho capito che c’è più di quello che so tra te e quel ragazzo e mi auguro unicamente che lui si rimetta per vedervi felici insieme. Spero si svegli presto, ho tanta voglia di conoscere mio cognato! Perdona mamma se è stata un po’ irruenta, sai com’è fatta. Riposati, d’accordo? xx
Da Harry:
D’accordo. Grazie di tutto sorellina, e…Buon compleanno!
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Angolo autrice:
Eccoci qui, terzo capitolo! Sinceramente, credo di dovervi delle scuse per il capitolo precedente, in quanto essendo una specie di "ponte" fra il primo e questo, non era granchè. Ecco il motivo che mi ha spinta ad aggiornare anche se aveva solo 40 voti (non sarà sempre così) . Ci tengo a ricordarvi però che da adesso in poi, aggiungerò i capitoli solo quando il precedente avrà raggiunto 50 voti. Quindi, spolliciate ed avrete il prossimo!! Ahahah ❤ Lasciatemi dei commenti, positivi o negativi, mi faranno capire cosa vi piace e cosa invece no e potrò migliorare.
A presto bellezze, un bacio!❤