Capitolo 8 - Vai da lui!

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-Louis-

Cosa aveva fatto? Aveva lasciato il ragazzo che amava. Non avrebbe mai voluto accadesse tutto ciò, ma il suo cuore era ormai saturo di dolore e non avrebbe resistito ancora fingendo che tra Harry e Liz non ci fosse mai stato nulla.

Aveva visto quel bacio ed aveva visto come si comportavano mentre erano insieme. Probabilmente il suo pensiero di qualche tempo prima era del tutto indovinato. Harry cercava solo qualcosa di diverso, un’esperienza nuova, con lui. Mentre il suo cuore chiedeva amore, con la A maiuscola, quello dei film romantici e dei libri sdolcinati. Niente di tutto il male che aveva passato da quando li aveva visti scambiarsi tenere effusioni lo aveva portato a credere che in Harry ci fosse anche una sola buona intenzione nei suoi confronti.

Durante i suoi lunghi giorni in ospedale aveva avuto, a volte, la sensazione di essere cosciente, ma non ne aveva la certezza. In alcuni momenti era riuscito chiaramente a sentire il calore delle mani di Harry sulla sua pelle, eppure non sapeva spiegarsi cosa fosse vero e cosa frutto della sua immaginazione. C’è chi crede che quando si finisce in coma, nessun contatto con il mondo esterno sia possibile; si diventa dei vegetali. Lui non era d’accordo. Alcuni momenti ed alcune parole erano impresse nella sua mente come se le avesse vissute in una giornata qualunque, ma non era el tutto certo che tutti i suoi ricordi di quel periodo fossero reali.

Smise di riflettere quando varcò la soglia di casa vacillando e si sdraiò sul sofà, senza far caso alle domande che sua madre gli poneva dalla cucina. Affondò la testa tra i cuscini e spense la TV. In meno di dieci minuti il suo corpo sfinito perse il contatto col mondo e lui si addormentò.

«Oh cazzo!» Si svegliò di soprassalto dopo quella che gli parve un’eternità. Corse in cucina dalla madre e la trovò intenta a mescolare l’impasto per un dolce.

«Tesoro, ti senti bene?» La donna alzò lo sguardo dalla ciotola blu che aveva tra le mani e lo posò preoccupata su di lui.

Louis scosse la testa. Non si sentiva bene, per niente.

«Mamma, secondo te posso ricordare delle conversazioni che ho sentito mentre ero in coma?»

Il suo sguardo spaurito si perse negli occhi rassicuranti della madre.

«Non saprei. Alcuni dicono sia possibile. Cos’hai sentito?» Il suo tono lasciava trasparire una leggera ansia, qualcosa di insolito da parte sua, ma non si lasciò trasportare dalle valutazioni.

«Liz è mai stata in ospedale?» Le sue dita iniziarono a tamburellare freneticamente sul legno del tavolino che aveva di fronte.

«Non che io sappia. Credi che Harry glielo avrebbe permesso?» Il suo tono tornò tranquillo e riprese a lavorare l’impasto.

Louis fece spallucce e silenziosamente tornò in salotto, si lasciò cadere sul divano ed estrasse lo smartphone dalla tasca anteriore dei pantaloni.

L’aveva sognata poco prima. Aveva sognato Liz nella sua stanza d’ospedale mentre gli parlava. Sembrava così reale; la sua voce sembrava essere un ricordo.

Le sue dita corsero sullo schermo illuminato, i nomi scivolarono verso l’alto, fino ad arrivare al suo: Liz.

Si accostò lentamente il telefono all’orecchio, iniziando a sentire gli squilli. Le mani sembrarono sciogliersi per l’ansia ed il cuore iniziò a martellargli nel petto.

La ragazza rispose ed il mondo gli crollò addosso.

«Sono Louis, ho bisogno di vederti. Vieni a casa mia, per favore.»

Lasciò cadere lo smartphone al suo fianco dopo aver riattaccato. Non era stato educato o tantomeno gentile, ma la situazione era quella che era e lui aveva solo bisogno di chiederle la verità. Se ciò che aveva sognato fosse stato detto davvero, tutto avrebbe assunto un significato diverso.

Seduti l’uno di fronte all’altra, Louis e Liz avrebbero potuto tagliare l’aria con un coltello, tanto era tesa. Si respiravano disapprovazione ed avversità; i loro sguardi non si erano ancora incrociati da quando la ragazza si era presentata.

«Volevi parlarmi di qualcosa?» Lei ruppe il ghiaccio, continuando ad arrotolarsi una ciocca di capelli intorno all’indice.

«Ho bisogno di farti una domanda, ed è fondamentale che tu sia sincera», il tono freddo di Louis lo fece impressionare di sé stesso.

«Ci proverò», asserì lei.

«Non devi provarci, Liz. Io voglio sapere la verità, credo di meritarlo!» Involontariamente la sua voce si fece più forte e la ragazza sembrò quasi spaventarsi.

Il silenzio scese tra i due. Un fastidioso gelo impedì ad entrambe di guardarsi negli occhi. Era stato tutto senza senso e senza un perché per troppo tempo, finalmente Louis aveva deciso di conoscere tutta la storia.

«Sei stata in ospedale? Quando ero in coma, sei stata nella mia stanza?» Le parole gli uscirono di bocca senza freni.

Lei non accennò ad alzare lo sguardo, fisso sul pavimento. Continuò ad arrotolarsi i capelli intorno alle dita e sorrise.

«Non sai quanto è stato difficile. Ho dovuto aspettare che in un modo o nell’altro Harry fosse distante, ma lui non si allontanava mai. E’ rimasto accanto a te per giorni e giorni, senza permettere che nessuno lo facesse uscire da quelle quattro mura», fece una pausa sorridendo ancora, come se la aiutasse a ricordare.

«Un giorno, fortunatamente mi sono ritrovata a passare fuori dall’ospedale mentre lui saliva su un  taxi per tornare a casa. Non ho idea del perché abbia deciso di andarsene, ma ho agito d’istinto e sono corsa dentro a cercarti. Non ci è voluto molto e ti ho trovato.»

Alzò lo sguardo e sorrise a Louis; gli occhi lucidi iniziarono a cedere e liberarono rivoli lucidi ai lati del suo viso pallido.

«Ricordi cosa ho detto?» Chiese al ragazzo.

Lui annuì silenzioso. Non era frutto della sua mente, né di un qualche sogno particolare. Le parole che credeva di aver immaginato erano reali.

«Mi dispiace, Louis.»

La ragazza lo osservò, aspettando una qualsiasi reazione ed impallidì ulteriormente quando lui le buttò le braccia al collo e la strinse a sé.

«Va tutto bene, tranquilla.»

Liz si sciolse in quell’abbraccio, singhiozzando disperatamente. Pochi attimi dopo si tirò indietro e lo squadrò, passandosi le dita sotto gli occhi per raccogliere il mascara sciolto dalle lacrime.

«Vai da lui!»

Un sorriso entusiasta si aprì sul volto del ragazzo che afferrò di corsa lo smartphone e si precipitò fuori dalla porta, diretto di nuovo a casa di Harry.

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Okay, ho fatto appena in tempo a scrivere ed ho pubblicato, quindi perdonatemi eventuali errori :)

Da oggi, visto che siete veramente meravigliosi/e, vorrei porvi una nuova sfida: 70 stelline per il prossimo capitolo. Che dite? So che potete farcela! Grazie ancora di tutto, sopratutto dei commenti, li adoro!

A presto bellissimi e bellissime! :)

Come Back to Me. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora