«Mi dispiace essere dovuti scappare da casa, ma mia madre non è simpaticissima negli ultimi tempi.»
Il volto di Louis ancora radioso mentre Harry gli parlava. Erano andati a sedersi su una panchina in ferro, nel viale adiacente casa di Louis.
«Piuttosto, come faceva Gemma a sapere che eri lì?»
Un sorriso timido sfuggì dalle labbra del ragazzo, che alzò gli occhi chiari dalla strada fino ad incrociare le iridi smeraldo che tanto adorava.
«Stavo parlando con lei, prima che tu arrivassi.»
Il volto di Harry si illuminò di puro stupore.
«Quindi niente Lena, eh? Eri tu la ragione per cui sputava fuori così tante chiacchiere», allungò le braccia intorno all’esile corpo di Louis cingendolo per fargli il solletico. Le risate di entrambi si persero nello spazio circostante, che sembrò quasi farsi più silenzioso durante il loro piacevole momento.
«Hai più parlato a Liz?» La domanda di Louis risultò quasi una punizione alle orecchie del ragazzo che ancora lo stringeva in un tenero abbraccio. Per quale motivo aveva dovuto nominarla proprio in quel momento?
«Sì e no, ma non ho intenzione di rivolgerle parola, per il momento. Ho paura possano crearsi altre incomprensioni e non sopporterei di vederti star male di nuovo a causa mia.»
La torsione quasi immediata del volto dell’altro ragazzo verso di lui, gli fece intuire di non aver fatto centro con quelle parole.
«Non puoi non parlarle più, Harry», il tono autorevole e quasi minaccioso, racchiudeva un minimo di contraddizione. Dio solo sapeva quanto avrebbe desiderato non vedere più l’amica intorno al suo ragazzo, ma non poteva permettere che lei finisse i suoi giorni senza loro accanto.
«Lou, sai bene come finirebbe. Se ho imparato qualcosa standoti accanto per settimane in ospedale, è stato non dare mai per scontato chi hai accanto credendo che accetterà sempre le tue stronzate. Perché il destino, come ti dà la fortuna di trovare una persona speciale, può anche togliertela.»
Al contrario di ogni sua aspettativa, Louis sorrise ed annuì. Gli occhi azzurri si fissarono in alto, verso il cielo. Qualche nuvola triste passò sulle loro teste, oscurando temporaneamente il sole. La velocità con cui a Londra il tempo mutava era indescrivibile, ma ad un occhio attento sarebbe stato semplice capire che non erano semplici nubi quelle; preannunciavano pioggia.
«Pioverà fra poco», gli occhi del ragazzo non si mossero, continuando a scrutare l’imponente manto celeste macchiato di grigio sopra le loro teste.
Harry gli rivolse uno sguardo torvo, cercando di spingerlo a dire qualcosa in più in risposta alle sue parole.
«Una sola cosa non ti perdonerei, ma so che non arriverai mai ad agire in modo tanto spregevole. Ora basta, mi fido di te e non voglio pentirmene.»
Non aggiunse altro, rimanendo con il naso all’insù. Le nuvole si fecero sempre più scure, man mano che i minuti trascorsero. La via si svuotò gradualmente a causa dell’aria pungente levatasi. I ragazzi si strinsero ognuno nella propria felpa, cercando un tepore inesistente. Londra poteva riservare sorprese climatiche impreviste anche nel bel mezzo dell’estate. Infatti anche essendo ormai metà Luglio, non mancavano gli acquazzoni che si abbattevano senza il minimo preavviso sui londinesi.
In pochi istanti una leggera pioggia cosparse di puntini grigi i loro abiti.
«Andiamo, o ci inzupperemo!» Louis cercò di destrare Harry dal suo apparente stato di trance. Se ne stava a testa bassa con il cappuccio a coprire i ricci, gli avambracci posati pesantemente sulle cosce e le mani congiunte. Gli diede uno scossone, nel vano tentativo di farsi ascoltare, ma l’unica risposta che ricevette fu un lamento basso e contrariato.
Louis fece per alzarsi, ma nel preciso istante in cui si sollevò dalla panchina possenti braccia lo strinsero in vita e lo trascinarono dritto di fronte ad un paio di iridi verdi. Harry lo divorò con gli occhi tenendolo stretto a sé, noncurante della pioggia e delle persone che gli giravano alla larga stranite.
«Harry, per favore», la voce lagnosa di Louis suonò nell’aria e sembrò abbattere ogni intenzione dell’altro ragazzo, che lo lasciò andare immediatamente. Non appena libero dalla sua trappola d’amore si voltò ed iniziò a camminare verso casa sua. Senza badare a null’altro, si asciugò le gocce che gli caddero sul viso e con fare stizzito si portò il cappuccio avanti, quasi fino a coprirsi il naso. Poteva vedere solo i suoi piedi muoversi svelti nelle Vans blu attraverso le mattonelle bagnate del marciapiede. La sua mente si perse nel pensiero di un Harry totalmente fradicio sotto una pioggia estiva, a coprirlo solo una leggera t-shirt bianca ed un paio di boxer. Sentì le guance avvampare solo ad immaginare una cosa del genere. Non avrebbe mai creduto di arrivare a desiderare qualcuno così intensamente sotto ogni punto di vista, compreso quello fisico.
Sorrise tra sé, senza rendersi conto che una figura si era posta proprio di fronte a lui.
«Oh, mi scusi. Io non v-», le parole si interruppero in automatico, quando sollevandosi il cappuccio ed aprendo la visuale si accorse di aver di fronte una miriade di riccioli umidi e scompigliati. Harry gli stava di fronte, gocciolante dalla testa ai piedi e con un’espressione che Louis avrebbe giurato non avergli mai visto dipinta sul viso prima. I suoi occhi erano più profondi e torbidi, quasi il loro solito color smeraldo fosse scomparso del tutto. Non disse una parola nell’ansia di sbagliare mossa.
Harry a sua volta non emise un fiato e si avvicinò a lui. Distese rapidamente un braccio davanti a sé ed afferrò in un pugno buona parte della felpa di Louis. La strinse con foga e lo attirò a sé unicamente per mezzo dell’indumento. Le sue mani non sfiorarono la pelle dell’altro; una avvolta dalla stoffa e l’altra morbida lungo il fianco.
Impaziente Harry si avventò sulle labbra rosee di Louis in un bacio rovente come mai prima. La sua lingua si fece spazio senza troppe smancerie ed accarezzò decisa l’altra addentrandosi in un mondo mai provato, composto unicamente dall’ un’unione di un punto del loro corpo. Non si sfiorarono in nessun’altro modo durante quel bacio.
La danza silenziosa che si creò tra i due presagì semplicemente ciò che entrambi desideravano da tempo.
«Non sai quanto ti vorrei nel mio letto, senza tutto questo addosso», sospirò Louis prendendo aria in una breve pausa e posando una mano esausta sul petto di Harry. Non appena si rese conto di aver pronunciato sul serio quello che doveva rimanere solo un pensiero, avvampò dall’imbarazzo. La mano dell’altro cadde dalla stretta che aveva tenuto fino ad allora e si posò sotto il suo mento, incitandolo ad alzare lo sguardo. Nel momento in cui Louis lo fece si rese conto che il suo Harry era tornato in sé, insieme alle sue stupende isole negli occhi.
«Corri!» Lo afferrò per la mano, senza dargli possibilità di scelta ed iniziò a correre. Era strano per Louis prendere decisioni, di solito era suo compito solo ubbidire ed assecondare gli altri, ma ora il gioco era nelle sue mani. Era consapevole di ciò che stava per fare e di quello che desiderava.
Corsero per qualche istante mano nella mano, fino ad arrivare davanti ad una porta chiusa.
«Siamo soli qui», asserì Louis sorridendo e stampando un dolce bacio sulla guancia di Harry. Il quale, rispose all’istigazione sfiorando leggermente con le dita il lobo dell’altro.
«Non giocare col fuoco, Tomlinson» Ghignò osservandolo chiudere gli occhi per i brividi che sapeva avergli trasmesso con quel gesto.
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Ehi bellissimi/e, come va? Io sono emotivamente e fisicamente distrutta. Viaggio a Roma inutile, non ho visto i ragazzi e ci sono rimasta abbastanza male. Voi? C'eravate? ♥
Lasciate tanti commenti e fatemi sapere :)
Il prossimo capitolo arriverà quando questo avrà 75 stelline. A prestoo ♥