Capitolo 16 - Una maledetta mela.

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La porta di casa si aprì un istante dopo che ebbe bussato.

«Ciao Jay, c’è Louis?»

La donna lo squadrò dalla testa ai piedi, stringendo gli occhi  in due piccole fessure. La sua espressione sembrava alquanto contrariata; quasi infastidita.

«Dorme. Ha pensato incessantemente a te ed alla fine è crollato, con ancora la speranza di essere considerato più di quanto tu abbia fatto in questi giorni.»

Harry fece per replicare alle forti accuse della donna, ma lei lo bloccò sul nascere.

«No, non giustificarti con me. Non sono io quella ferita e debole, non sono io ad aver rischiato grosso già una volta per una situazione piuttosto torbida che speravamo si stesse chiarendo. Ho creduto nei vostri sentimenti dal primo giorno, Harold. Sono sempre stata vostra sostenitrice, in ogni momento perché per me conta solo vedere mio figlio felice, finalmente. Ma non ti permetterò ancora di ferirlo», inspirò profondamente e chiuse gli occhi, poi li riaprì e parlò fissando Harry, «Litigate pure, urlatevi contro ogni cosa che pensate e non, fate l’amore, rompete il mio servizio di piatti, siete liberi di gestire la vostra relazione; ma sappiamo entrambe a cosa non voglio andare ancora incontro e mi sembra che tu stia procedendo a grandi passi proprio nella direzione sbagliata.»

Inconsciamente, Harry abbassò lo sguardo, fino a fissarsi le scarpe. Non sapeva perché si sentisse così, ma la sensazione esatta era inadatto. Si sentiva troppo poco per Louis e la sua famiglia, era come se fosse lui la bomba che avrebbe potuto annientare tutto da un momento all’altro e non era ciò che voleva. Con Louis, lui avrebbe voluto costruire, non distruggere. Il solo fatto di aver involontariamente trascurato il suo ragazzo, gli bastò per sentirsi una persona orribile. Capiva la frustrazione di Jay nei suoi confronti, ed aveva ragione ad essere così nervosa con lui. Non meritava altro tempo, né doveva sprecare altre parole. Sapeva di aver sbagliato ed avrebbe trovato un modo per rimediare il prima possibile alle sue mancanze.

«Rifletti e prendi una decisione. Mio figlio non è un burattino, lui ci tiene davvero», le parole della donna riportarono Harry alla realtà. Con un leggero stridio lei chiuse la porta, senza attendere alcuna risposta e lui si ritrovò faccia a faccia con una superficie fredda ed inanimata.

«Cazzo», imprecò lui girando i tacchi ed incamminandosi verso la strada principale.

-

La mattina seguente, di buon ora, Harry uscì di casa diretto in centro. Lasciò intenzionalmente il telefono nella sua stanza, per non essere disturbato da nessuno. Quella giornata sarebbe rimasta negli annali della storia.

“Harry Styles che fa shopping, chi lo avrebbe mai detto?” Ironizzò il suo subconscio.

Senza far caso alla vocina controllò per la centesima volta il portafogli. Aveva portato con sé tutto ciò che aveva racimolato negli ultimi sei mesi.

Purtroppo da quando aveva perso il lavoro come commesso in una panetteria, doveva limitarsi a fare piccole faccende per le vicine e cose simili. Le sue capacità di risparmiare erano aumentate in modo esponenziale ed avrebbe potuto tranquillamente tenere dei corsi di economia domestica, tanto era divenuto diligente.

«Cosa posso fare? Cosa?» Guardandosi intorno tra i negozi, il panico iniziò a farsi spazio dentro di lui.

Non sarebbe stato con una tazza piena di cioccolatini o con un sasso con i loro nomi dipinti che avrebbe riconquistato il tempo perso con il ragazzo migliore dell’universo.

Passò in rassegna una ventina di negozietti, fino a farsi incantare da uno zeppo di aggeggi tecnologici. Il fatto che amasse tanto le nuove invenzioni non significava necessariamente che questo sarebbe stato utile alla causa, ma era l’unica cosa che gli veniva in mente al momento. Entrò con passo deciso, per poi immobilizzarsi di fronte alle decine di diversi smartphone, tablet, pc e fotocamere davanti a lui.

Come Back to Me. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora