Capitolo 28 - Lassù.

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-Harry-

«Harry», la voce del dolce ragazzo dall'altra parte si perse, rimbombando senza sosta nella sua mente. Oh, Lou. Era la sua voce, gli era mancata così tanto.

«Stai...stai bene? Sono così felice di sentirti, Lou. Mi sei mancato da impazzire», sentì le lacrime affiorare. Stava per piangere in un bar, davanti a decine di persone. Ma, stranamente, non gli importava. Louis lo aveva chiamato e non c'era altro che potesse interessargli. La mano libera tremava, posata sul tavolino di fronte a lui. Un sorriso sciocco gli increspò le labbra. Forse la speranza non era del tutto perduta.

«Harry, io ho», non ebbe tempo per finire la frase. Qualcosa interruppe bruscamente la conversazione. Involontariamente, Harry fece stridere la sedia sul pavimento alzandosi in piedi di scatto. Lo aveva chiamato per dire qualcosa, stava per parlargli e la linea era caduta. Possibile? Che odiosa coincidenza. Avrebbe dovuto richiamere? Forse, sì.

Dodici chiamate dopo, capì di aver perso la sua unica opportunità di recuperare quel qualcosa di speciale che lo legava al suo Lou. Non aveva ricevuto risposta dall'altro capo del telefono. Era rimasto in silenzio, in piedi sul marciapiede con le spalle contro un muro ad ascoltare un infinità di squilli suonargli nelle orecchie. Louis, però, aveva deciso di ignorare le sue telefonate. Si lasciò scivolare contro i freddi mattoncini alle sue spalle, rimpiangendo di non poter fare di più per colui che amava. Non voleva piombare di nuovo in quel paesino sperduto nella campagna per doversi scontrare con lui ed il suo inseparabile cagnolino biondo. Non era certo nella posizione adatta per andare ad infastidirli.

“Smettila di commiserarti, sei stato un coglione. Hai preso decisioni sbagliate e ti sta bene tutto questo.” Lo ammonì il suo io interiore con tono saccente. Come dargli torto? Era palese che era causa del suo male, ma avrebbe tanto voluto rimediare.

Il suo cellulare iniziò a vibrare nella tasca, e senza esitare lo estrasse. Mosse fluidamente il polso per portarlo al verso corretto e lesse il nome sullo schermo. Una punta di delusione lo colse nel trovare sullo schermo il nome del suo amico che era rimasto in ospedale.

«Dan?»

«Torna subito qui! Subito! Liz ha avuto dei problemi respiratori, non ci ho capito niente, ma devi correre qui, ora!»

Oh, no. Non anche questo, proprio ora.

Arrivò di fronte alla stanza e spalancò la porta, osservando la scena che gli si pose di fronte. Liz aveva un medico e un'infermiera accanto, entrambi sembrava la stessero monitorando attentamente. I genitori della ragazza dall'altra parte del letto osservavano la scena con occhi spenti. Dan era di fronte al letto, con le spalle al muro e le dita intrecciate. Quando lo vide, il suo sguardo s'illuminò e gli corse incontro abbracciandolo, di nuovo.

«Che sta succedendo? Dan, cerca di calmarti. Cos'ha?»

Il ragazzone si staccò da lui, tirando su con il naso e lo osservò.

«Hanno detto», la voce gli morì in gola ed un'ondata di singhiozzi lo scosse da capo a piedi. Si lasciò nuovamente andare contro il suo petto ed Harry lo strinse. Dan era come un fratello per lui e vederlo in quelle condizioni lo stava uccidendo lentamente.

«Non pensare a quello che dicono i medici, okay? Starà bene, vedrai. Vieni con me, prendiamo un tè?» Non aveva idea del perché lo avesse proposto. Aveva appena bevuto mezza tazza di quello che aveva ordinato al bar, non riuscendola a finire per l'ansia, ma credeva potesse essere una buona idea portare Dan fuori da quella camera per qualche minuto.

«Sediamoci un momento, prendo io il tè», sorrise forzatamente Harry andando verso il distributore di bevande. Non era proprio quello che aveva programmato, ma non se la sentiva di arrancare fino a chissà dove per uno stupido bicchiere di acqua calda. Dan si lasciò sprofondare svogliato su una sedia in finto legno davanti ad un tavolino in metallo rotondo ed Harry aspettò che l'ultima goccia cadesse nel secondo bicchiere, prima di tornare da lui.

Come Back to Me. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora