-Harry-
Avvicinandosi alla casa, notò la figura della donna farsi sempre più nitida, fronteggiata da quello che sembrava un uomo robusto.
«Che sta succedendo?» Corse dalla donna, preoccupato dalla tendenza che aveva notato nello sconosciuto di accostarsi molto al viso di Jay.
«Chi è questo?» Urlò lui non appena Harry fu vicino alla donna.
«Dimmi dov’è mio figlio, Troy!» Insistette Jay ignorando la sua domanda.
«Non lo so! Te lo direi, è anche mio figlio!» Sbraitò lui agitando in aria le mani e sottolineando “mio”.
Harry rimase interdetto, osservando l’uomo alla debole luce che arrivava dall’interno dell’abitazione. Era lui. Era lo stesso che aveva accompagnato Johannah in ospedale quando Louis era in coma. Aveva assistito il figlio con la madre, mentre era in fin di vita ed ora? Non voleva dirle dove fosse? E perché, Louis avrebbe dovuto essere con lui? Il ragazzo non era neanche cosciente quando l’uomo gli aveva fatto visita. Ripensandoci, da quando Louis era stato meglio, suo padre non si era più fatto vedere.
«Troy, tu lo sai. Dev’essere per forza venuto qui!»
Jay tentò di estorcergli qualche informazione, ma l’uomo scoppiò a ridere. Il suo alito puzzava di alcol da far schifo. Johannah sembrò perdere il controllo e lo spinse contro la parete della casa, aggrappandosi alla sua maglia sudicia, tirandogli la stoffa fin sotto il mento, stringendola in un pugno.
«Tu sai qualcosa. Dimmelo o ti sbatto fuori stasera stessa!»
Sbatterlo fuori? Si domandò Harry. Il tono della donna lo spaventò e non ebbe forza per darsi una risposta. Non l’aveva mai sentita così risoluta e fredda, nemmeno nei suoi confronti quando aveva sbagliato. Sembrava essere un’altra persona, molto più dura.
L’uomo la afferrò per il braccio e la allontanò, facendola indietreggiare verso Harry. Si sistemò alla buona la maglia sudicia e fece un passo indietro, verso l’uscio. Pronto a rintanarsi in casa.
«Senti Jenny…»
«Non provarci», tornò alla carica lei interrompendolo, «non provare a chiamarmi mai più in quel modo.»
L’uomo sbarrò gli occhi, per poi assumere la sua normale espressione impassibile e continuò il discorso.
«E’ passato un ragazzo qui, qualche ora fa. Non so quante. Credevo fosse Louis e l’ho chiamato, ma è scappato. Non ho idea di chi fosse, poteva essere lui, come non esserlo.»
Jay si passò le mani fra i capelli esasperata e lanciò un’occhiata ad Harry che parlava chiaro: è tutta colpa tua se siamo qui.
«Non sai come sia fatto tuo figlio. Davvero non ti vergogni? Guardati! Guardati, Mr. Austin, ridotto ad un alcolista allo sbando, ospitato dalla ex moglie troppo indulgente! E nemmeno riconosci tuo figlio. Sei pietoso.»
Un momento. Mr. Austin? Ma Louis non ha il suo cognome, quindi? La cosa si stava facendo complicata per Harry, che intuì di non conoscere affatto la vita di Louis. Aveva semplicemente contribuito a rovinarla ulteriormente con i suoi casini? Oh, sì.
Jay osservò l’uomo, che non osò dire nulla in sua discolpa. Non avrebbe potuto giustificarsi in alcun modo. Si strinse nelle spalle e lei gli si avvicinò, facendogli arrivare un sonoro schiaffone che lo portò a fare un passo indietro per la spinta.
«Muoviti», disse ad Harry voltandosi verso il cancelletto in legno ed aprendolo. Lui la seguì silenzioso. Wow. Aveva appena schiaffeggiato il suo ex marito di fronte a lui? Johannah era molto più dura di quel che credeva ed iniziava seriamente a preoccuparsi per sé stesso.