-Louis-
Correre da lui. L'unico pensiero di Louis in quel momento era correre più veloce che poteva. Se fosse stato del tutto in forze avrebbe percorso quella strada nella metà del tempo, ma con ancora addosso i postumi del coma, non gli risultava semplice.
Avrebbe dovuto capire subito che tutta quella situazione aveva qualcosa in più da nascondere. Doveva intuire che c'era qualcosa di più importante da proteggere dalle malelingue della gente. Non aveva sbagliato a fidarsi di Harry, lui non lo aveva usato per provare un'esperienza nuova. I sentimenti che provavano l'uno per l'altro erano concreti e non più solo parole al vento. Tutto ciò che era accaduto non gli sembrava più così importante se rapportato alla possibilità di passare tutti i suoi giorni futuri accanto al suo Harry. Finalmente tutto sarebbe andato per il meglio, nessun'intralcio, nessun problema.
Arrivò ansimando nella via dove si trovava la casa di Harry e si fermò. Poggiò le mani sulle ginocchia chinandosi in avanti, per riprendere fiato. Non aveva intenzione di presentarsi da lui sconvolto, doveva essere all'altezza dello splendore del ragazzo con cui voleva stare.
Quando i polmoni tornarono a muoversi in modo regolare, decise di avviarsi verso l'uscio della villetta.
L'auto di Anne non era nel vialetto, quindi sarebbero stati soli in casa.
Si avvicinò alla porta con passo deciso, portando in alto la mano destra chiusa a pugno, per poi batterla tre volte contro il legno. I passi di qualcuno dall'altra parte si fecero sempre più distinti ed in pochi istanti Louis si ritrovò di fronte una cascata di capelli castani e due enormi occhi contornati di ombretto dorato.
«Louis! Come stai? Ti trovo bene, come mai qui? Oh, ma che dico, entra, entra!»
Non ebbe il tempo di rendersi conto di nulla, considerato il caos generato da Gemma nel vederlo. Venne trascinato dalla ragazza nel salone della casa e messo a sedere sul divano senza troppe smancerie. Lei gli si sedette di fronte, su una poltrona in stoffa scura ed iniziò ad osservarlo curiosa, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
«C'è qualcosa che non va con quel tonto di mio fratello?»
Gli occhi del ragazzo si spalancarono al sentirle porre quella domanda. Cosa stava cercando di chiedergli?
«C-cosa intendi?» La sua voce lo tradì ed un velo di ansia trasparì dalle sue parole.
«Oh, Louis, non cercare di girarci troppo intorno! Ho capito che voi siete "più che amici"», disse mimando le virgolette ai lati del viso, «ma qualcosa mi fa credere che abbiate avuto qualche discussione in questi giorni. Sbaglio, forse?»
Il suo sguardo attento e curioso non lasciò a Louis nessuna via d'uscita. La ragazza lo teneva inchiodato al divano con una forza misteriosa che faceva uso esclusivo delle parole che sceglieva. Non era mai stato un campione nel mentire e nemmeno in questo caso avrebbe trovato un modo per farlo.
«In effetti abbiamo discusso, ma...»
«Ecco, lo sapevo! Devi perdonare quell'idiota, ma non è molto bravo con i sentimenti!» Lo interruppe lei mostrandogli uno dei suoi sorrisi migliori. Quella era una delle caratteristiche che accomunava i due fratelli: il loro modo di sorridere. Quando una cosa li faceva davvero felici, le loro labbra si allargavano e scoprivano i denti, mentre le guance si tingevano leggermente di rosa e gli occhi si rimpicciolivano, per lasciar spazio a tanta bellezza. Senza dubbio Gemma era bella quanto suo fratello e se Louis non fosse stato attratto dai ragazzi, ci avrebbe fatto un pensierino, anche se era più grande di lui.
«Mi ascolti?» La ragazza gli passò una mano davanti agli occhi, strappandolo ai suoi sogni. Louis annuì con entusiasmo, sperando di concludere quella conversazione imbarazzante al più presto.