Louis aiutò Harry a sfilarsi la t-shirt, per poi farlo sdraiare sul letto e si mise a cavalcioni sopra di lui. Le loro labbra si unirono in una serie infinita di baci esigenti e umidi. Le braccia del ragazzo al di sotto catturarono la schiena nuda dell’altro, facendo scorrere le dita lentamente sulla pelle chiara. Entrambe riuscivano a sentire le erezioni a contatto, anche attraverso i jeans, così Louis iniziò a muoversi impaziente, provocando gemiti sommessi da parte di Harry. Il calore che si creò nella stanza avrebbe potuto sciogliere un ghiacciaio; stavano per andare a fuoco.
Harry portò una mano sul fianco del ragazzo, disegnando piccoli cerchi immaginari e l’altra fra i suoi capelli, spingendo più forte le labbra sottili sulle sue. Louis azzardò a quel punto qualcosa che non aveva mai provato; gli morse leggermente il labbro inferiore. La reazione istantanea di Harry, che gli affondò le dita nel fianco, gli fece intuire di aver agìto nel modo giusto.
Le labbra del ragazzo sdraiato si staccarono velocemente da quelle di Louis, per andare poi a finire sul suo collo. Stringendogli ancora i fianchi, ora con entrambe le mani, iniziò a succhiare avidamente la sua pelle. Un leggero bruciore invase la zona, quando Harry la segnò con un morso. Lì sarebbe rimasto un bel segno, lo sapevano bene, ed era questo che Harry desiderava: dimostrare che Louis non avrebbe potuto essere di nessun’altro, perché già suo.
Finito il lavoretto, Harry si portò una mano al cavallo dei pantaloni, cercando di allentarli.
«I tuoi jeans sono troppo aderenti», lo rimproverò Louis mordendogli il lobo.
Harry sussultò a quel gesto ed invertì le posizioni, scaraventando il ragazzo sul materasso. Salì a cavalcioni su di lui, ma si tenne rialzato, facendo forza sulle ginocchia. Inchiodò i suoi occhi in quelli acquamarina dell’altro e lentamente iniziò a slacciarsi il bottone dei pantaloni, per poi far scendere la zip. Allungò le dita oltre i suoi jeans e posò entrambe le mani sul cavallo di Louis.
«Posso?» Chiese sorridendo maliziosamente. L’altro rispose annuendo leggermente ed anche la sua cerniera venne abbassata.
Harry scese dal letto e si posizionò di spalle. Si sfilò le scarpe, i pantaloni stretti e i calzini, rimanendo in slip. Lo sguardo di Louis esitò più volte sul suo corpo nudo illuminato solo dalla debole luce dei lampioni esterni.
Harry rimase immobile, prima di avanzare verso la scrivania dalla quale estrasse quello che sembrava un vecchio foglio, e vi scrisse qualcosa.
«Non elogiarmi prima del dovuto, Styles», lo punzecchiò ironicamente l’altro.
Harry si voltò posando distrattamente il foglio e lo trovò disteso su un fianco, completamente coperto dalle sue lenzuola morbide. Cadevano perfettamente sul suo corpo minuto, fasciando l’addome e rimanendo morbide dalla vita in giù. I suoi occhi vagarono sulla figura esile sdraiata nel letto.
«Dio mio», sussurrò avvertendo quanto anche gli slip iniziassero a farsi stretti.
Louis sorrise dolcemente, osservandolo mentre si avvicinava al bordo del letto per poi sollevare l’angolo del lenzuolo e nascondervisi sotto. Si sdraiò supino, allungando una mano per stringere quella dell’altro.
«Ho paura, tu no?»
Le sue parole spiazzarono Louis, che non aveva ancora preso in considerazione il fatto che lui avrebbe temuto quella situazione. Incastrò le sue dita negli spazi vuoti tra quelle di Harry e si allungò per lasciargli un tenero bacio sulla spalla.
«Non faremo nulla che non piaccia tutti e due. Se qualcosa non va, devi solo dirmelo e ci fermeremo. D’accordo?»
Harry annuì timido e si voltò su un fianco, ritrovandosi esattamente di fronte a lui. Con la mano libera afferrò la nuca dell’altro e lo persuase ad avvicinarsi. Quando le loro labbra si trovarono, sembrò che non si fossero mai separate. Ogni fibra dei loro corpi reclamava l’altro, era naturale, era chimica, era amore.
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