A casa di Liz...
-Harry-
«Buongiorno», sospirò la ragazza stirandosi ed avvolgendo le braccia al possente torace di Harry. Lui le sorrise, ancora assopito, ma cosciente.
«Che ore sono?»
Lei afferrò lo smartphone dal comodino e lesse sullo schermo ad alta voce: «Sono le dieci, lasciamo dormire ancora un po’», biascicò chiudendo gli occhi e stringendosi a lui. Ad Harry sembrò che il letto si stesse facendo ogni istante più stretto. Andava bene per lui dormire insieme, ma non aveva la minima intenzione di farsi mettere le mani addosso così spudoratamente anche da sveglio.
«Ho caldo», cercò di farle intendere cosa desiderasse, ma non sembrò sortire alcun effetto.
La ragazza finse beatamente di dormire, ignorandolo. A quel punto tutto ciò che gli rimase da fare fu assecondarla e chiudere gli occhi, sperando di riaddormentarsi; forse in un mondo immaginario le cose sarebbero andate diversamente.
-
Un dito soffice disegnava piccoli cerchi sulla sua tempia, scendeva fino alle labbra e tornava indietro, continuando quello stesso percorso ormai da qualche minuto. Harry tentò di svegliarsi ed il viso di Louis gli apparve di fronte non appena schiuse le palpebre. Una visione angelica, quasi magica, e la voglia di stampare un bacio su quelle labbra sottili si fece irrefrenabile. Prese un leggero slancio, ancora intontito dal sonno ed agganciò una mano dietro la nuca del ragazzo. Nel momento in cui si accorse di aver toccato un corpo che non era realmente quello del ragazzo, i suoi occhi si sbarrarono, portandolo fuori dal mondo di sogni in cui stava navigando poco prima e facendolo piombare bruscamente sulla terra.
«Har, che fai?» La ragazza di fronte a lui spalancò gli occhi fissandolo, in cerca di una qualche risposta alle sue domande.
“Hai fatto un po’ di confusione, eh?” Il subconscio prontamente lo riprese.
«Sc-scusa, io stavo sognando», tentò di giustificarsi lui.
«No, tranquillo. Immaginavo non fosse tua intenzione baciarmi. Ho sbagliato a volerti svegliare così, domani mattina proverò con la trombetta che usava mio nonno quando era nell’esercito», sorrise beffarda.
«Molto simpatica», le rispose lui, con tono falsamente permaloso.
La ragazza era sdraiata a pancia in sotto di fianco a lui che, invece, era rimasto supino. I loro sguardi rimasero intrecciati per più tempo di quanto lui desiderasse e fu più dura del previsto divincolarsi da quella situazione.
«E’ quasi ora di pranzo, tua sorella sarà di ritorno fra poco. Prendo le mie cose e vado», sospirò portandosi una mano sugli occhi, «ah e, non credo che dormirò da te anche stanotte. Mia mamma si lamenta parecchio della mia assenza e poi Louis, devo dedicargli più di qualche sms.»
Rimase con gli occhi coperti, preoccupato dalla reazione isterico-depressa che avrebbe potuto scatenarsi nell’amica. Invece lei sembrò non fare nemmeno caso alle sue parole e lo liberò dal suo abbraccio, alzandosi definitivamente dal letto ed entrando in bagno.
“Ora è incazzata con te, amico!” Imbeccò il suo subconscio ironicamente.
Harry fece una smorfia a sé stesso, per il groviglio in cui era ripiombato. Si passò entrambe le mani fra i capelli, cercando di pettinarli all’indietro ed a sua volta scese dal letto. Senza badare troppo alle sue azioni, si infilò jeans e t-shirt e scrisse un bigliettino all’amica con un pezzo di carta trovato sulla scrivania.
Non avercela con me, mi ha fatto piacere renderti tranquilla queste notti, ma ora devo tornare a casa mia e dal mio ragazzo. Ci vedremo nel pomeriggio, credo.