Capitolo 19 - Siamo salvi.

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-Harry-

Quando Harry si svegliò, non riuscì a quantificare le ore in cui avesse realmente dormito. Aveva passato parecchio tempo durante la notte ad osservare Louis riposargli accanto, con una mano sempre posata sul suo petto, e l’aveva trovato adorabile. Non avrebbe mai immaginato che dividere il proprio letto con qualcuno si sarebbe rivelato tanto piacevole, ma si era ricreduto. I loro corpi non avevano superato mai più di venti centimetri di distanza e questo lo aveva reso ancor più soddisfatto. Ripensò a ciò che avevano condiviso in quella stanza e a quello che si erano promessi, tra i sospiri. Al contrario di ciò che si prospettava fino a qualche giorno prima, dalle loro labbra erano uscite le parole che più desiderava sentire, e non vedeva l’ora di prendere il viso del suo ragazzo fra le mani, per stampargli un dolce bacio del “buongiorno” sulle labbra. Era proprio cotto.

Si sgranchì sotto le lenzuola stropicciate, provando un piacevole indolenzimento. La stanza era illuminata dal sole e la sua voglia di aprire gli occhi rasentava quasi lo zero. Allungandosi tastò lo spazio intorno a lui, trovandolo inaspettatamente freddo e vuoto. Louis non c’era.

L’ansia lo colpì come un proiettile, dritto al petto. Una strana sensazione gli invase il corpo e lo fece scattare a sedere, con gli occhi spalancati. Represse un brivido di paura. Dov’era finito Louis? Perché non era più nel suo letto?

Travolto da un’onda di domande tra sé e sé, si lanciò nell’armadio raccattando una t-shirt, delle mutande ed un paio di jeans più chiari del solito. Senza badare ai capelli o ai calzini si fiondò per le scale, diretto in salone, dove avrebbe trovato gli stivaletti per uscire a cercare Louis. Senza frenare scese l’ultimo scalino e si lanciò contro il mobile scuro che conteneva tutte le scarpe, rovistando come un procione tra i rifiuti. Afferrò gli stivaletti e li lanciò a terra, chiudendo distrattamente gli sportelli, quando una risata lo bloccò. Due voci familiari conversavano beatamente in cucina. Qualcosa non andava nella sua mente, ne era certo. Era matematicamente e statisticamente impossibile che stesse accadendo davvero ciò che le sue orecchie udivano.

«E per lui quello era un cartello di stop! Capisci?» Disse una delle due voci, ridendo poi di gusto.

Harry esterrefatto si diede un pizzicotto sulla pancia e, con sua grande sorpresa, non si svegliò da alcuno sogno, anzi. Le voci rimasero vivide e chiaramente provenienti dalla cucina. Incredulo fece qualche passo verso la stanza adiacente e si fermò sull’uscio, per osservare meglio la scena che gli si pose di fronte.

Sua madre e Louis, seduti al tavolo che facevano colazione insieme, ridendo e scherzando come due vecchie amiche dal parrucchiere. Senza farlo notare si diede un altro pizzico, certo che quello precedente non avesse funzionato; ma niente.

«Buongiorno?» La sua voce ebbe più il tono di una domanda che di un’affermazione, ma nessuno sembrò rendersene conto.

«Buongiorno! Hai dormito bene? Mi sembri piuttosto riposato», affermò con convinzione Anne.

Louis gli sorrise, nascondendosi dietro la sua tazza di tè fumante. I suoi occhi di giaccio rimasero scoperti oltre il bordo di ceramica chiara e catturarono lo sguardo dell’altro.

«Caffè?» Domandò sua madre tirandogli il braccio e facendolo crollare su una sedia.

Al solo contatto con il duro legno una fitta di dolore gli pervase il corpo, portandolo a rialzarsi istantaneamente. Arrossì senza poter fare nulla, nonostante lo sguardo perplesso di Anne.

«N-no, mamma. Io…»

«Credo sia arrivato il momento di andare di sopra a studiare per il tuo esame. Tutti noi vogliamo vederti prendere la patente, possibilmente prima della pensione», asserì Louis sicuro alzandosi dal suo posto con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia.

Come Back to Me. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora