Canzone per il capitolo:
Moments - One Direction
-Louis-
Anche dopo che la porta fu chiusa, il suo pensiero rimase inchiodato su Harry. Su come quei jeans, più chiari del solito, quella mattina gli stessero divinamente o su come la t-shirt stropicciata presa probabilmente dal fondo dell’armadio, fasciasse alla perfezione le sue braccia. Non c’era traccia di complicazioni e tutto sembrava filare liscio per loro. Una specie di sogno divenuto realtà.
«Aaah», sospirò immergendo di nuovo la testa fra i cuscini ed inalando il dolce aroma che emanavano. Un mix del suo profumo, quello di Harry e qualcosa che non sapeva descrivere a parole; semplicemente la fragranza della loro prima volta. Era straordinario sapere che avevano vissuto insieme qualcosa di totalmente nuovo ad entrambe e questo lo rendeva ancor più fiero di sé. Doveva ammettere che in quei momenti l’ansia di ciò che stava per accadere, lo aveva divorato vivo, ma poi aveva dovuto ravvedersi. Lui ed il suo affascinante ragazzo ne avevano già passate parecchie e non avevano bisogno di affiggere i manifesti sulla loro relazione prima di fare un passo del genere. La cosa più importante era che tra loro ci fossero sincerità e rispetto, ed Harry gliene stava dimostrando, quindi sapeva che non si sarebbe pentito.
La sua testa non si sollevò dai cuscini per i successivi dieci minuti. Ad occhi chiusi, si perse nelle fantasie ed immaginò Harry insaponato sotto la doccia. Le sue mani scivolavano lente sulla pelle liscia, indugiando sui tatuaggi che gli ricoprivano il corpo. A testa bassa, continuava ad lavare l’addome, passando più e più volte sulla farfalla scura che a lui piaceva tanto, poi si chinava e strofinava le mani schiumose anche sulle caviglie, dove l’inchiostro aveva marcato la sua pelle in una tacita dichiarazione d’amore. Dopo aver preso il flacone dello shampoo, Harry allungò una mano nella direzione di Louis, e gli chiese di insaponargli i capelli.
In quel momento il ragazzo spalancò gli occhi, rendendosi conto di essere precipitato in un sogno nato dalle sue fantasie. Fra le cosce, qualcuno aveva particolarmente apprezzato le immagini che si erano formate nella sua mente. Si voltò, sdraiandosi supino tra le lenzuola e cercò di assestare alla meglio il cavallo dei pantaloni. Non riuscendo a trovare un modo per risistemare il tutto, da sdraiato, si alzò ed andò verso la finestra, osservando distrattamente l’esterno mentre con una mano tirava in giù la stoffa particolarmente fastidiosa.
Qualcosa attirò la sua attenzione pochi istanti dopo, quando uno strano ronzio si sparse nell’aria. Non ne era del tutto certo, ma sembrava un cellulare. Il suo non poteva essere, quindi suppose fosse quello di Harry. Colto da un’irrefrenabile curiosità, nonostante il brusio fosse terminato, iniziò la ricerca. Spostò le coperte ed i cuscini, ma non trovando nulla si mosse al centro della stanza per analizzarla e riflettere. Dove avrebbe posato lo smartphone se quella fosse stata la sua camera?
«Ma certo! Che idiota!» Asserì contro se stesso quando adocchiò la scrivania piena di fogli, penne e scartoffie varie. Spostò alcuni oggetti e subito lo smartphone uscì allo scoperto. Premette il tasto centrale e l’anteprima di un sms apparve sotto i suoi occhi; fu sufficiente.
Colto da una furia cieca scaraventò il cellulare a terra avvicinandovisi, per poi tornare sui suoi passi. Non riusciva a credere all’incredibile quantità di collera che stava esplodendo in lui, era qualcosa che andava oltre il suo controllo; non avrebbe potuto fingere che andasse bene. Non questa volta.
Accecato dalla rabbia, individuò accanto alla scrivania una lampada dal lungo stelo, la afferrò e la scagliò con tutta la sua forza contro le cornici appese al muro, tra le quali se ne nascondeva una con la loro fotografia. Non soddisfatto raccolse da terra i frammenti di vetro della lampadina andata distrutta e li conficcò nelle tende alla finestra, facendoli scendere rapidamente per tutta la lunghezza per squarciarle.