Capitolo 21 - Bentornato.

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-Louis-

«Salve, può dirmi dov’è la fermata del pullman per Pirbright?»

Una donna minuta e grassottella lo osservò da sopra gli occhiali, al di là dello spesso vetro che li separava.

«In fondo a destra. Il prossimo parte fra dieci minuti. Devi correre, ragazzo», sbuffò lei ritornando ad abbassare lo sguardo sul computer di fronte a lei.

Louis la ringraziò, consapevole che non avrebbe ricevuto alcuna risposta e si affrettò nella direzione che gli aveva indicato. Arrivò giusto in tempo alla fermata. Il pullman accostò ed un’orda di gente urlante si accalcò alle porte per accaparrarsi i posti migliori. Il viaggio sarebbe stato parecchio lungo e, dato che stava per salire a bordo per ultimo, anche alquanto imbarazzante. Pregò di non dover viaggiare accanto ad un qualche vecchietto sordo e senza dentiera, o ad una di quelle quarantacinquenni con la fissazione per i più giovani. Come previsto fu l’ultimo a salire, dopo un’anziana signora, e si trovò di fronte uno spettacolo raccapricciante. I posti erano già tutti occupati, tranne uno, in ultima fila, accanto ad un tizio strano con la testa sepolta in un grosso cappuccio scuro ed un filo delle cuffiette che sbucava poco più giù.

«Posso?» Chiese facendosi coraggio. Odiava sedersi accanto agli estranei per i viaggi in autobus, ed ancor di più odiava che fossero persone a dir poco “particolari”. Chiunque ci fosse sotto il cappuccio, evidentemente non si rese conto della sua presenza e non rispose alla domanda. Louis, colto da un insolito attimo di menefreghismo, si sedette, calandosi nel sedile scomodo ed estraendo le cuffie dalla tasca della felpa. Lo strano tipo accanto a lui non si mosse.

Aveva avuto poco tempo per racimolare qualche vestito e i soldi che aveva da parte. Era tornato a casa subito dopo aver lasciato l’abitazione di Harry e si era accorto con soddisfazione che sua madre non era in casa. Le sorelle erano chiuse in camera loro a pettinarsi e dipingersi le unghie e non avevano minimamente notato la sua presenza. Ancora scosso da ciò che aveva letto, aveva raccolto lo zaino che usava a scuola dal fondo dell’armadio e lo aveva riempito con qualche t-shirt, due felpe, un paio di pantaloni e della biancheria. Aveva rimpinzato il portafogli con tutte le banconote che aveva a disposizione ed era uscito di casa, senza lasciare traccia di sé. Aveva una vaga idea del luogo in cui si sarebbe rintanato, ma non un’idea di come arrivarci. Solo una volta era andato fin lì in autobus, e non era stata una bella esperienza.

«Hai credito per fare una telefonata?»

Una voce calda lo destò dai suoi pensieri e subito allungò le dita verso l'orecchio per sfilarsi una cuffia.

«Scusami?» Lo straniero si era svegliato.

“Ed è anche un bel pezzo di straniero!” Ironizzò il suo subconscio.

Louis lo scrutò attentamente. I capelli biondo cenere gli ricadevano in un ciuffo scomposto sulla fronte a causa del cappuccio che indossava fino a poco prima, gli occhi scuri erano ridotti a due fessure incorniciate da lunghe ciglia e le labbra…sembravano scolpite.

«Hai credito?» Il ragazzo interruppe nuovamente il divagare della sua mente.

«Sì, certo. Tieni», rispose Louis sorridendo e porgendogli il telefono con ancora il cavo delle cuffiette inserito.

«Questo, no», sorrise leggermente lui staccando lo spinotto e porgendoglielo. Louis arrossì per la goffaggine delle sue azioni.

Compose un numero e si portò lo smartphone all’orecchio. Doveva ammettere che era proprio carino. Anche se non era sua intenzione rimpiazzare Harry così presto, quel tipo era davvero attraente. La barba leggermente incolta gli dava un’aria più vissuta, in netto contrasto con i lineamenti delicati. Molto sexy.

Come Back to Me. -Larry Stylinson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora