-Harry-
«Ho allertato la polizia, faranno del loro meglio.»
Jay continuò a muoversi svelta per il salone, in preda all’ansia. Per la seconda volta in pochi mesi, Harry era consapevole che la colpa di questo nuovo, enorme, problema, fosse sua. Non riusciva a riflettere su ciò che aveva fatto, ma era stato costretto a parlarne a Jay, che da quel momento lo aveva calcolato come un perfetto estraneo.
«Mia sorella sta venendo qui, starà con Fizzy e Lottie mentre noi perlustriamo qui intorno», dichiarò con tono acato, cercando di non irritare ulteriormente la donna.
«Tua madre?» Domandò lei. Probabilmente Louis le aveva raccontato che Anne non era a conoscenza della verità.
«Gemma le ha detto che avete perso il cane. Pare le abbia creduto.»
Gli occhi della madre di Louis si alzarono al cielo ed un sorriso beffardo le increspò le labbra.
«Non dici la verità a tua madre, ma a mio figlio sai mentire!»
Le parole dure che sputò colpirono Harry nel profondo. Aveva ragione e non c’era nulla da aggiungere.
Si alzò dal divano, sentendo qualcuno bussare. Aprì la porta e si trovò di fronte la sorella.
«Non so cosa sia successo, ma se è colpa tua…» Gemma gli puntò l’indice, tenendolo a pochi millimetri dal suo naso. Gli occhi stretti ed imperscrutabili le davano un’aria davvero minacciosa.
«Grazie mille, non so come avremmo fatto senza il tuo aiuto», intervenne Jay.
La ragazza le sorrise, abbassando lentamente il dito. Harry e la donna indossarono dei giacconi e si avviarono alla porta. Pur essendo quasi Settembre, le serate iniziavano a richiedere un abbigliamento più pesante di una semplice t-shirt. La donna si mise una grossa borsa grigia in spalla ed uscì dalla porta, spiegando a Gemma dove fossero le figlie. Harry la seguì in silenzio.
«Trovalo!» Uno scapaccione gli arrivò tra capo e collo, dalla sorella, proprio mentre pensava di aver passato la fase peggiore.
-
30 minuti dopo…
«Louis? Louis?» Jay continuava a gridare, immersa nella vegetazione. L’unica buona idea che aveva avuto Harry era stata cercarlo nel parco dove andavano insieme. Quel luogo era pieno di ricordi per loro e probabilmente avrebbe voluto nascondersi in un luogo sicuro, piuttosto che in uno sconosciuto. La luce delle loro torce si incrociò più volte in quel tempo, ma la donna evitò del tutto di rivolgergli parola ed altrettanto fece Harry. Capiva le ragioni della donna, e se lo avesse odiato, non avrebbe potuto darle torto.
«Non credo sia qui», sostenne il ragazzo sedendosi pesantemente su una panchina in legno. Jay lo ignorò totalmente, continuando a chiamare il figlio; aspettandosi una risposta.
«Avete amici di famiglia da cui potrebbe essere andato?» Domandò alla donna. Lei non rispose, allontanandosi di qualche altro metro.
«Dai nonni?»
Nessuna risposta.
«Dal padre?» Azzardò Harry, consapevole di aver toccato un nervo scoperto. Louis non gliene aveva mai parlato, se non in qualche breve accenno. Dovevano essere divorziati da molto, non lo ricordava nemmeno a teatro durante i musical. O forse Johannah era vedova. La prospettiva si fece spazio nella sua mente, facendolo rabbrividire. Aveva appena detto la cosa più sbagliata del secolo.
«Oh. No.»
Jay parlò lontana fra gli alberi, e la sua voce risultò appena percepibile.
«Oh, no! No! Dobbiamo tornare a casa», Urlò la donna iniziando a correre verso la stradina che avevano percorso per arrivare fin lì. Harry la seguì, alzandosi dal suo posto e scattando di corsa. Faticò a mantenere il passo e, solo quando furono a pochi metri da casa, rallentò insieme a lei.