Parte 9 Camilla - Cuore nero

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Le parole di questa sconosciuta mi trafiggono come frecce, dritte al cuore.
Rendono in un attimo reali tutti i dubbi che mi sono portata dietro in queste settimane divisi.

Non riesco ad essere superiore, non riesco a fingermi disinteressata, voglio andarmene. Dove non so, prenderei un taxi fino a Roma se servisse.
Sento nel frastuono Cosimo che continua a chiamarmi, non mi giro, sono avvantaggiata perché probabilmente viene fermato ad ogni passo da qualche fan.

Quando arrivo fuori l'aria gelida di inizio Dicembre mi fa sentire meglio, faccio dei respiri profondi e metto in ordine i miei pensieri, ricacciando dentro le lacrime.

Mi si avvicina un ragazzo alticcio che cerca di attaccare bottone, gli faccio capire che non sono interessata ma è insistente.
"Senti, non sono dell'umore per fare conversazione, per piacere, lasciami in pace" e mi allontano di qualche passo
"Ma vaffanculo, troia" non ho il tempo di girarmi che sento Cosimo alle mie spalle

"Come l'hai chiamata?" Il ragazzo probabilmente è in cerca di rogne, con nonchalance ripete quello che ha detto, è una frazione di secondo, Cosimo si butta su di lui, lo prende a pugni
"Cosimo! Smettila" non riesco a fermarlo, continua ad inveire sul malcapitato, intorno a me vedo persone che invece di cercare di stemperare la situazione, sono come dei manichini il cui unico pensiero è fare qualche foto per vendersi la notizia.
Per fortuna ci pensano i buttafuori a dividerli, il ragazzo è messo male, Cosimo ha un labbro spaccato, io non smetto di piangere. Mi prende per le spalle, poi mi alza il viso rigato di lacrime
"Cami ti scongiuro, torna a casa da me. Se vuoi andartene non ti fermerò, ma non puoi andare via così su due piedi"

Sono esausta. Tra il viaggio, le emozioni contrastanti quando sono con lui e stasera la collera che mi assale, dico flebilmente "ok.." e ci avviamo verso la macchina

Il ritorno è silenzioso, quando passiamo la frontiera è Cosimo a spezzarlo
"Cami, io sono un coglione è vero. Quella ragazza ce l'aveva con me perché dopo che mi sono reso conto di quello che avevo fatto, l'ho cacciata in malo modo, non ero in me. Io non sono mai stato tipo da relazioni, ti prego."

Sto zitta per qualche minuto, poi rispondo "Io so benissimo che non stiamo insieme, ma ci stiamo frequentando e se io mi frequento con qualcuno esigo rispetto, come lo porto io. Forse viaggiamo su due binari diversi"
"Adesso sei incazzata, ma credimi, dammi fiducia. Ho capito il mio errore"
"Io non posso vivere con l'ansia che non sai stare da solo e devi riempire il letto con chiunque, io non voglio fare numero, io non sono il passatempo preferito. Cosimo, forse non ci capiremo mai."

Nel frattempo siamo arrivati, ma lui non scende dall'auto, si gira verso di me e prende lei mie mani tra le sue, sono incazzata nera, eppure il solo sfiorarci mi reca un brivido tutto lungo la schiena.
"Tu non devi vivere con nessuna ansia, io ti voglio. Voglio averti e voglio stare con te, costruire qualcosa di bello, almeno una volta nella vita, ho quasi quarant'anni, non mi pento di niente di quello che ho fatto fino ad oggi se mi ha portato te."
Scoppio a piangere, lui mi stringe, forse è vero, forse deve imparare ad amare, forse un'altra occasione posso dargliela, ci conosciamo da così poco e non siamo fidanzati.
Ho comunque bisogno di un po' di tempo da sola.

Entriamo in casa in silenzio, questa volta sono io a romperlo
"C'è una stanza per gli ospiti? Oppure dormo sul divano" lui mi guarda deluso, forse rassegnato, non aggiunge niente
"C'è una camera per gli ospiti in fondo al corridoio" e raggiunge la sua, sbattendo la porta.

Mi viene di nuovo da piangere, ma non lo vado a cercare, mi chiudo la porta alle spalle e mi sento terribilmente sola, mi appoggio alla porta e mi siedo per terra, in una casa sconosciuta e l'unica persona che vorrei accanto chiuso in sé stesso, più di me.

Non volevo il mondo, mi bastavi tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora