Camilla ha già capito che c'è qualcosa che non va, per il momento non voglio dirle niente, poso velocemente l'iPhone e raggiungo Fabio alle funivie
"È successo un mezzo casino" Fabio abbassa gli occhiali da sole, per enfatizzare il suo sguardo interrogativo
"Ginevra, mi ha scritto dicendomi di essere incinta. Ma non può essere mio Frà, è impossibile"
"Che vuoi fare adesso?"
"Torno a Lugano tra due giorni e risolvo sta situazione. Camilla ne deve rimanere fuori" gli dico, precedendo la domanda.
Quando torniamo allo chalet, cerco di essere il più sereno possibile, anche se il pensiero va sempre lì, Camilla sembra non farci caso, passiamo gli ultimi due giorni da soli e mi dedico completamente a lei, senza rimanere liberi un solo minuto, non posso fermarmi o finirei a pensare a questa situazione del cazzo.Ho appuntamento con Ginevra, devo risolvere sta cazzo di storia.
Mi sento per la prima volta in vita mia in colpa a dover mentire, ma non ho scelta. Conosco Ginevra e mi conosco, questa situazione è una farsa totale. Esco senza dare troppe spiegazioni, fingendo di non notare lo sguardo dubbioso di Cami.
"Scendi sono sotto casa tua."
"Perché non sali papino?"
"Hai già rotto il cazzo, muoviti."
Quando la vedo uscire dal palazzo, mi dà l'impressione di una vipera pronta ad attaccare. Sale in macchina e il suo profumo, invadente quanto lei, mi secca le narici.
"Allora, cos'è questa stronzata?" Le dico senza nemmeno salutarla
"Nessuna stronzata, ho un ritardo e il bambino non può che essere tuo." Le rido in faccia, non scopa con me da più di tre mesi e ora mi viene a parlare di un ritardo
"RITARDO? Tu lo tieni mentale bella mia! Sai quanti te ne sarai scopati in questi ultimi mesi? A chi vuoi darla a bere! Ti saranno anche venute nel frattempo e adesso vuoi rompere il cazzo a me, mi facevi davvero così cretino? Forse volevi puntare al più ricco della lista?"
Mentre mi urla contro cose insensate, quasi quanto lei, con la coda nell'occhio scorgo una macchina che ha rallentato, la riconosco subito e mi sale il sangue al cervello.
È Cami. Appena capisce che l'ho vista sfreccia via
"Te ne devi andare. Se vuoi perdere altro tempo, chiamami per il test del dna. In caso contrario non me ne fotte un cazzo di te e di cosa hai nella pancia!"
"Sei uno stronzo di merda! Me la pagherai!"
"Io non ti pago proprio niente, sei una bugiarda. Per attirare l'attenzione devi ricorrere a questi mezzucci, pensa come stai combinata" mi affaccio verso di lei e apro la portiera "Scendi o giuro che ti spingo fuori. Adesso hai rotto il cazzo." E se ne va, sbattendo la portiera.
Non avevo dubbi che fosse una cazzata totale, mi meraviglio che lei sia stata così poco furba.Ora devo trovare Cami, inizio a chiamarla e girare per le strade di Lugano, ma niente, dopo poco il suo telefono risulta irraggiungibile. Cazzo.
Decido di raggiungere casa nella speranza che fosse tornata lì.
Non vedendo la macchina nel garage, chiamo Fabio
"Sai se Elodie ha sentito Cami?" Sono affannato, l'ansia sta prendendo il sopravvento "che è successo? Comunque non penso, aveva degli shooting oggi, non è reperibile."
Dò una botta sul volante, frustrato "Ok. Ci sentiamo dopo, poi ti spiego. Se la sente richiamami." E metto giùMentre mi danno e penso dove e come cercarla, mi si accende una lampadina, perchè cazzo non ci ho pensato prima? Il panico gioca brutti scherzi. Prendo il telefono e localizzo la macchina, sembra essere in un albergo in centro, sono felice che sia al sicuro, metto in moto e lo raggiungo in pochissimo tempo.
Entro nella hall e mi rivolgo alla receptionist "Cerco Camilla Castoldi, mi può indicare la sua camera?"
"Non posso dare informazioni sui clienti, è la politica di privacy"
"Ti sto dicendo che so che è qui, prendi il cazzo di telefono e avvisala che sono qui" perdo la pazienza e vedo la tizia indietreggiare, cerco di fare un respiro profondo e di calmarmi.
Quando risponde, le strappo il telefono da mano. Non mi vuole vedere, non posso costringerla e non posso fare casini qui dentro.Torno a casa e rimango sveglio per il resto della notte, fumando e bevendo. È l'alba quando sento il garage aprirsi, finalmente è qui. La sua freddezza mi gela il sangue nelle vene, dopo averle raccontato tutto si richiude in se stessa, andando in camera da letto e io la lascio andare, le ho recato più stress nascondendo tutto, forse avrei dovuto essere sincero.
Quando dopo poco esce con un borsone in mano, vedo crollare davanti ai miei occhi tutto quello che stavamo costruendo, mi sento impotente, non so come gestire questa situazione di merda, prendo un vaso e lo spacco contro il muro, vorrei spaccare tutto ma finalmente si avvicina a me, le sue mani affusolate sulle mie braccia mi fanno tornare in me, ma è categorica. Prende e va via.Devo fare forza a tutto il mio autocontrollo per non seguire l'autista e non andare da lei prima del giorno della tac. Sono due fottuttissimi giorni che sembrano non passare mai, rimango in casa come un leone in gabbia, riesco a stare meglio solo quando la sento.
Il giorno della partenza mi sveglio all'alba per essere da lei di prima mattina, ho bisogno di vederla, di stringerla. Mi manca come l'aria.
Mi apre la porta di casa, mi fissa per un attimo e mi stringe forte, io finalmente riesco a sentire il mio cuore, la bacio, lei non mi respinge.
Entro e saluto i suoi, lei porta ancora l'anello. Questa cosa mi solleva.Dopo la visita di controllo mi sa che mi toccherà parlare con suo padre, non so esattamente come funzionano ste cose.
La visita ci tiene impegnati fino al primo pomeriggio, sembra che sia tutto a posto, non smetterò mai di ringraziare il primario che l'ha salvata.Quando torniamo in macchina, finalmente Cami mi parla "Questi due giorni mi hanno fatto bene, ho potuto ragionare a mente fredda. Io non voglio rinunciare a te Cosimo, non voglio e non posso. Voglio crederti, voglio darti fiducia, però se si dovesse scoprire che quella ad avere ragione è Ginevra, non ti posso assicurare che queste promesse non possano venire meno. Non riuscirei a gestire la cosa, non potrei accettarlo. In più da oggi in poi non voglio che ci siano segreti tra noi." Accosto per guardarla negli occhi e fermarle le mani tremanti
"Ti prometto che sarò sincero, volevo proteggerti e ho sbagliato, sono un casino, ma sto cercando di cacciare il meglio di me per te, perché sei l'unica che desidero al mio fianco"
Sorride e si guarda l'anello "Approposito di questo, i miei sono incuriositi da questa grande novità" nel vedere il mio sguardo interdetto, scoppia a ridere, il suono più bello di tutti."Andiamo a parlare con i tuoi." Faccio un respiro profondo e mi dirigo verso casa sua, continuando a stringere la sua mano, che non lascerò più andare.
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Non volevo il mondo, mi bastavi tu.
Fanfic*COMPLETA* Camilla vive a Roma, 26 anni. Una storia di due anni turbolenta finita da poco e l'università da terminare. Non riesce più a trovare gli stimoli giusti per continuare. Decide quindi di staccare la spina e accompagnare suo padre a Lugano...