17. Prigioniera

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Vengo portata in un'altra stanza, dove sento una voce famigliare.
<principessa!>
È Silver.
Le braccia del ragazzo mi fanno coricare sul pavimento e il suo sguardo è davvero dispiaciuto. È incredibile quanto sia diventato falso.
Il preside mi guarda da lontano, è separato da me da delle sbarre, come se fossimo in una vera e propria prigione. Lui sembra molto preoccupato.
Mentre le lacrime scendono, il ragazzo prende la stoffa dei miei vestiti e la sposta dalla mia pelle, vuole spogliarmi.
<non toccarmi>
Dico con voce fredda e spezzata, mentre i miei occhi vorrebbero... non so cosa vorrei fare. Fulminarlo? Abbracciarlo? Urlargli contro? Baciarlo? Farlo soffrire?
Non farò niente. L'indifferenza è l'arma migliore.
<Rachel, stai perdendo molto sangue. Devo coprirti le ferite>
Non faccio altro che guardarlo male.
<non chiamarmi Rachel>
Mi guarda confuso.
<il mio primo nome è Diana>
<va bene, Diana>
<anzi, non chiamarmi proprio>
<ascolta, ti ho già detto che mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto. Cosa devo fare ancora?>
Sembra disperato. Secondo lui un "mi dispiace" risolve tutto? Con un semplice "mi dispiace" dovrei perdonarlo?
<non parlarmi>
<devo per forza toglierti i vestiti, ho bisogno di curare le ferite che ti ha procurato Martha>
<preferisco annegare nel sangue>
<dovrò farlo con la forza, scusami>
Il mio corpo ora è paralizzato, vorrei tirargli addosso un sacco pieno di scorpioni in questo momento.
Mi toglie la maglia e vedo anche io tutte le ferite che mi sono state fatte, e pensare che quelle dentro di me sono molto peggio.
Il ragazzo fa comparire della garza, del disinfettante e delle pastiglie. A me viene da vomitare.
Le sue mani si muovono tamponando il sangue sulla mia pancia, per poi passare a quello sul mio petto. Mentre la mia pelle è a contatto con la sua, nella mia mente rivivo i nostri momenti insieme. Quando mi sfiorava anche solo con un dito ero felice, ora invece mi sento disgustata e ancora presa in giro.
Le lacrime non si fermano e le sue braccia mi avvolgono circondando la mia vita con una benda, che poi fissa con del cerotto.
Mi toglie poi i pantaloni, fortunatamente indosso un paio di boxer, sfortunatamente sono i suoi.
<belle mutande>
Voglio bruciarle.
Continua a tamponare anche le ferite sulle gambe e tiene schiacciata la pelle sulla mia coscia destra per qualche secondo. Nonostante bruci da morire, non mi lamento e non cerco di oppormi.
<non doveva andare così>
Dice dopo aver finito con le bende, mentre mi prende una pastiglia e un bicchiere d'acqua.
E come sarebbe dovuta andare?
<avrei dovuto dirtelo io, con le mie parole, dicendoti anche che io ero sincero quando ti dicevo che ti amavo>
Mi amava... e io amavo lui, devo mettermi in testa che il tempo è al passato.
<prendi questa pastiglia ora>
Scuoto la testa e chiudo gli occhi, stanchi per aver pianto tutto questo tempo.
<dai, non fare così, te lo chiedo per favore. Prendi l'antidolorifico, così starai meglio>
Prendo il bicchiere e lo lancio contro il muro violentemente, frantumandolo in mille pezzi di vetro, che cadono a terra come farebbe il mio cuore se in questo momento si potesse rompere.
<non ho bisogno di te, vattene>
<non me ne vado. Rachel, ti ho detto che mi dispiace, io ti amo ancora, non ti ho usata, devi credermi>
Durante una pausa di silenzio, in cui cerco di trattenere altre lacrime, ci guardiamo negli occhi e il suo viso si avvicina lentamente al mio. Io allontano immediatamente le labbra da lui, spostando gli occhi alla mia destra.
<ti ho detto di non chiamarmi Rachel, di non parlarmi e di starmi lontano>
La sua mano si appoggia sul mio mento e gira il mio viso fino a farlo tornare davanti al suo.
<so che anche tu mi ami ancora, non riesco a sopportare di vederti in questo stato. Se pensi davvero tutte quelle cose, dimmelo mentre mi guardi negli occhi>
I nostri occhi si incatenano e le parole non riescono a uscire dalla mia bocca, il mio corpo trema ancora e il mio cuore non smette di velocizzare il suo battito, la sensazione di vomito non mi ha ancora abbandonato.
<non rivolgermi mai più la parola! Mi fai schifo! Stammi lontano!>
Queste parole le urlo con tutta la voce che posso permettermi di usare, percepisco che i miei occhi sono diventati neri, pupilla, iride e sclera, non c'è nemmeno un piccolo accenno di luce o colore. Con i miei poteri, mentre gli urlo contro, sposto il suo corpo da me a una velocità inaudita facendogli colpire il muro di mattoni con la schiena. Silver, più spaventato che mai, cerca di proteggere il ragazzo dai miei attacchi, ma è come se i suoi poteri non funzionassero. La mia rabbia fa uscire della luce dai miei occhi, che colpisce il corpo del ragazzo facendolo urlare di dolore.
<esci dalla mia vita!>
Dopo aver urlato queste ultime parole, smetto di fargli del male e scoppio a piangere di nuovo. Avvicino le mie ginocchia al petto mentre il suo corpo cade a terra e tossisce di dolore, poi nascondo il viso tra di esse e continuo a far uscire lacrime amare. Voglio rimanere sola adesso.
Sento i suoi passi farsi sempre più lontani e poi una chiave che chiude una serratura, un rumore metallico. Se ne sarà andato? Dovrei pensare a un modo per andarmene da qui, insieme a Silver, ovviamente, ma il mio corpo sente troppo il dolore che mi ha inflitto quella brutta strega.
Non era nei miei programmi scoprire che il ragazzo che più ho amato in tutta la mia vita, dopo mio padre, mi ha mentito per ogni cosa, e di certo non mi aspettavo nemmeno che Lavanda, la strega più ricercata e più perfida di tutto il regno, fosse proprio la mia sorella maggiore. E io che volevo anche vendicarla. Quella non è mia sorella, è solo un mostro senza anima e cuore, che ha ucciso le due persone che le volevano più bene, che le hanno donato la vita e che avrebbero fatto di tutto per proteggerla. La cosa non è stata reciproca, a quanto pare, e ha fatto tutto solamente per salire al trono. 
Non riesco a crederci, sono caduta nella sua trappola e l'unica cosa che ho fatto è stata fidarmi. Lo sapevo, non devo fidarmi di nessuno, di nessuno, di nessuno…
L'unica persona di cui mi fiderò d'ora in poi sarò io, nessun altro mi farà più del male.
<principessa>
La voce di Silver mi chiama nel momento esatto in cui smetto di far uscire lacrime dai miei occhi, ma tengo il mio viso incastrato tra le ginocchia.
<i suoi capelli…>
Che cos'hanno adesso i miei capelli?
Alzo il viso dalle ginocchia e osservo le ciocche che mi stanno cadendo sulle spalle e sulle braccia, sono nere. Che mi succede? Io ho sempre avuto i capelli castani, rossi, rame, non saprei nemmeno io come definirli. Non credo che mi dovrei preoccupare, dopotutto i miei occhi sono sempre stati verdi e a un certo punto sono diventati rossi nel giorno del mio compleanno. Ora non mi stupirei se anche le mie labbra diventassero viola o di un qualsiasi altro colore. Noto che oltre le sbarre della, ormai, cella il cui mi trovo si trova uno specchio. Mi alzo in piedi e cammino fino ad arrivare davanti a esso, quello che vedo mi fa paura, la ragazza riflessa non sono io. I miei occhi non si vedono più, tra le mie palpebre c'è solo nero pece, così come i miei capelli, più neri di così non c'è nulla.
<principessa, mantenga la calma. È sicura di stare bene?>
Silver, dal basso della sua cella, mi chiede come io stia. Non lo so nemmeno io, di certo non sto bene, ma non sto nemmeno male. Non capisco, non riesco a provare nulla.
Solo ora mi rendo conto che il ragazzo non se ne è mai andato da qui, è in piedi davanti a me, con la schiena appoggiata al muro, riesco a vedere del sangue sul suo addome. È stata colpa mia? Poco importa. Rachel, anzi… Diana, non devi preoccuparti per lui, mai più.
<tu che guardi?>
Gli chiedo cercando di mantenere la calma. Forse non ha capito che ora non si merita nemmeno di guardarmi stando in silenzio.
<sono preoccupato, la ragazza davanti a me non è la ragazza di cui mi sono innamorato mesi fa>
<tu non ti sei mai innamorato, smettila di fingere, non ti serve a nulla ora>
<Rachel, mi sto seriamente preoccupando, che ti sta succedendo?>
<io non sono Rachel, non sono la tua ragazza e non sono nemmeno tua amica. Io sono la regina di Alfagor e guardami bene ora perché tra poco l'unica cosa che riuscirai a vedere sarà il buio, e l'unica cosa che potrai sentire sarà il freddo dei sotterranei del mio palazzo. Non credere che ti risparmierò solo perché mi ero fidata di te, è successo solo una volta e non accadrà mai più. Hai scelto di stare dalla parte di mia sorella e d'ora in poi ne subirai le conseguenze, non avrò pietà per nessuno, tantomeno per te. Mi hai sentito bene?>
Non risponde, mi guarda e basta. Non fa nulla, nessun cenno di paura, di felicità, di sfida, niente di niente. Meglio così.
Mi giro e torno dove stanno i miei vestiti, li prendo e, continuando a sentire dolore in tutto il corpo, mi vesto.
<lascia che ti aiuti>
Sento i passi del ragazzo che si avvicinano, ma io con la mente faccio in modo di aumentare la temperatura delle sbarre, facendolo scottare ed evitando che lui venga da me.
<ti ho detto di non avvicinarti a me>
Finisco di vestirmi e poi congelo le sbarre, mi siedo a terra priva di forze e respiro un po' a fatica, mi viene ancora da vomitare. Ho bisogno di un secchio. Ne immagino uno davanti a me e faccio uscire il vomito.
<che cosa le ha fatto quella strega?! Non hai fatto nulla tu per fermarla?! Come hai potuto?! Sai che quella bastarda un giorno ucciderà anche te?! Qualsiasi cosa lei ti abbia promesso per allearti con lei, tu non la vedrai mai, lo sai?! Lei non è di parola, lei ti sta solo usando! Vuoi smetterla di fare il bambino e aiutare la principessa una buona volta?!>
Silver sta urlando contro quel ragazzo. Ha ragione, se lui si è schierato dalla sua parte, significa che quella stronza gli ha promesso qualcosa in cambio. Ora dovrei scoprire cosa.
<stai zitto tu!>
<no, non sto zitto mentre la principessa soffre e vomita! Lei è la nostra unica speranza e non ho intenzione di perderla. Adesso vedi di darle delle medicine per aiutarla a guarire, altrimenti io->
<hai visto anche tu che ci ho provato prima e che lei mi ha urlato contro. Non mi sembra di non aver fatto nulla per aiutarla!>
<cosa avrebbe dovuto fare?! È già tanto che non ti abbia già ucciso!><che ne sai tu? Non la conosci come la conosco io!>
<io la conosco bene e al contrario di te io la sua fiducia me la sono guadagnata onestamente>
Mentre i due vengono osservati da me, continuano a litigare, ma senza usare la magia.
<io ti conosco da quando avevi cinque anni, Edward. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te. Quando i miei occhi hanno visto te mentre uccidevi quell'innocente, non ci ho visto più. Non volevo crederci>
Le mie orecchie smettono di ascoltare non appena sento questa frase. Silver sapeva tutto e non mi ha mai detto niente? Sarei dovuta essere la prima a saperlo e invece…
Jill ieri parlava di una verità che mi teneva nascosta da troppo tempo, parlava anche lei di questo? Ora ditemi che lo sapevano tutti tranne me!
<Silver, tu sei stato come un padre per me, non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, ma non posso tornare indietro. Ormai il patto con Martha è stato sigillato con questo marchio, io non posso farci nulla, mi dispiace>
<bugiardo>
Il preside di Gallwin non dice altro e si allontana dalle sbarre, per poi sedersi con la schiena contro la parete opposta. Il ragazzo torna girato verso di me e mi guarda dispiaciuto mentre io non smetto di guardarlo con espressione fredda, deve andarsene da me o rischio di fargli davvero del male, e per ora non voglio.
<se ti serve qualcosa, chiamami>
Fa dei passi verso la porta che lo potrebbe far uscire da qui.
<no>
Lo sento sospirare e poi se ne va definitivamente da questa stanza.
Vedo Silver che si alza e cammina per venire più vicino a me, poi si risiede appoggiandosi alle sbarre con la schiena e mi sorride.
<principessa, come ha fatto ad arrivare qui?>
<tu lo sapevi?>
Il suo sguardo sembra essere pentito, ma ormai non mi fido più nemmeno delle espressioni che ha la gente.
<si, mi dispiace>
<mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!>
Ripeto le sue ultime parole quasi urlando e poi sorrido come se fossi una pazza da rinchiudere.
<anche a me dispiace, mi dispiace di essere venuta in questo stupido regno. Non potevo rimanere a casa mia nel mondo anomalo e vivere la mia vita come ho sempre fatto? Non volevo venire qui, non volevo conoscere tutti voi, non volevo finire qui dentro e non volevo che la mia famiglia venisse uccisa da un membro della mia famiglia, ma non tutti otteniamo quello che vogliamo, non credi?>
Lo guardo con gli occhi nuovamente lucidi e lui abbassa lo sguardo.
<cerchi di ragionare, principessa, non volevo che lei soffrisse>
<perché secondo te ora sto bene? Non potrei stare peggio, e non sto parlando delle ferite visibili. Avrei preferito saperlo prima, quando ancora io e lui ci odiavamo. Non sarebbe stato così difficile dimenticarlo>
<supererà anche questa, principessa. Lei ha passato momenti peggiori, eppure è qui in carne e ossa. Dovrebbe ringraziare il suo carattere forte se si trova qui>
<wow, che bel ringraziamento. Grazie, carattere forte, per avermi portata qui, in una cella senza via d'uscita>
<la lascio da sola. Non appena si sarà ripresa, parlerò volentieri con lei>
<non voglio più parlare con nessuno>
Dispiaciuto, torna seduto a terra dalla parte opposta della sua cella.
Ore dopo Martha torna e si fa vedere da me. Cammina dalla porta alla cella del piccolo spazio in cui mi trovo io e mi sorride.
<stai bene, principessina?>
La guardo male senza risponderle.
<come mai i tuoi occhi ora sono neri? Hai preso anche le caratteristiche di nostra madre?>
<non osare definirti sua figlia>
<è quello che sono, cara sorellina>
<non è vero, tu sei solamente un mostro>
<mi piace come definizione. E cosa sarebbe Edward? Sono curiosa di sapere come lo definiresti ora>
<una nullità. Per me non è proprio niente>
La strega sorride e poi ride come una pazza, mentre noto che il ragazzo in questione è appena entrato nella stanza.
Che cosa vogliono da me adesso?<volevo solo far sapere a entrambi che ho appena attaccato il castello e Clark, insieme a tutti gli altri soldati, ora si trova nei sotterranei. I cittadini di Alfagor credono che tu sia morta e che Peter abbia abbandonato il regno molti anni fa. Salutate la nuova regina di Alfagor>
Un sorriso maligno si forma sul suo viso mentre i miei occhi, come quelli di Silver, si aprono in segno di stupore. Mai avrei creduto che questo giorno potesse arrivare, mai avrei pensato che lei riuscisse nel suo intento. Alla fine lei ha vinto, è riuscita a salire al trono, prendendo il mio posto. Ora mi ucciderà e farà del male a tutti gli abitanti del regno.
<non siete contenti?>
<tu non meriti il trono, brutta strega!>
Silver la guarda male, non può fare nulla essendo dietro le sbarre. Un momento… è possibile che non possa usare la magia? Per quale motivo? Io sono riuscita ad usarla fino ad ora, magari Martha gli ha tolto i poteri.
<non sei nella posizione di obiettare, piccolo e impotente preside>
<se avessi ancora i miei poteri, ti avrei già rispedita nel Gardof>
Quindi ora non può fare incantesimi, giusto? Ora li toglierà anche a me?
<e io sarei fuggita un'altra volta>
Scoppia a ridere, poi si avvicina a me, nonostante ci siano le sbarre a separarci.
<e tu d'ora in poi rimarrai chiusa qui, per il resto dei tuoi giorni. Non mi sei più d'intralcio, quindi penso che ti lascerò morire questa notte. È sabato, cara sorellina. Sogni d'oro>
Gira i tacchi e se ne va lasciandomi qui insieme a Silver e Maldensi, se questo è veramente il suo cognome. Perché non se ne va insieme a lei?<ti serve la pozione, vero? Come si chiama? Vado a prenderla>
Mi guarda negli occhi e, con una preoccupazione fuori dal normale, si offre di farmi un favore. Piuttosto che accettare la sua finta generosità, mi toglierei la vita.
<non voglio quella pozione>
<che cosa?! Ma morirai!>
<principessa, Edward ha ragione, può andare a prenderla lui all'insaputa di Martha><potrebbe, ma io non voglio che lui faccia qualcosa per me. Ha già fatto abbastanza>
<cerchi di ragionare, per favore>
Mi dice ancora Silver.<rimarrò sveglia>
Tanto ormai quella strega è riuscita ad ottenere quello che voleva, nessuno può fermarla ora.

La Regina di Alfagor// Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora