44. Non mi sentirò mai più nel modo in cui mi sono sentito con te

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NAMJOON

Avanzai fiducioso sul pianerottolo di casa di Jin, felice che, finalmente, quel mese di pensieri inutili e di preoccupazioni fosse finito.
Esatto, avevo aspettato esattamente un mese da quando Jin mi aveva detto che era il caso che non ci vedessimo per un po' prima di ripresentarmi da lui.

Mi ero come imposto questa data come tempo limite. Avevo deciso che se, per questo giorno, lui mi fosse mancato come l'aveva fatto per tutti i giorni precedenti sarei andato da lui a dirgli che non mi importava niente di tutto quello che aveva fatto e che volevo solo stare con lui.
E, visto che questa cosa era successa, ecco perchè ero davanti a quella porta.

Bussai con calma, già pregustando la reazione di Jin non appena mi avesse visto aprire la porta con un sorriso in volto.
Ma, invece, non fu lui ad aprirmi.
Mi ritrovai davanti un ragazzo che non avevo mai visto, ipotizzando, subito dopo, che potesse essere il coinquilino di Jin.

"Sì?" mi chiese solamente, squadrandomi con aria confusa.
"Ciao, sono Namjoon, un...amico di Jin. Lui c'è?" gli risposi in tono cordiale e sbrigativo, volendo vedere Jin il prima possibile.

"Jin se n'è andato circa tre ore fa".
"Come se n'è andato?".
"Ha fatto le valigie ed è uscito dalla porta" mi rispose lui semplicemente, alzando le spalle.

Io sbarrai gli occhi, chiedendogli poco dopo, in tono preoccupato: "Per andare dove?".
"Non mi ha detto dove andava. Mi ha solo lasciato una lettera per un certo Namjoon, che ho appurato sei tu, nel caso in cui fosse venuto. Ora te la vado a prendere" mi disse in tono quasi annoiato, facendomi praticamente uscire di testa.

Io annuii, ringraziandolo nel momento in cui tornò con una busta bianca in mano.
La presi con cautela, salutando quel ragazzo piuttosto particolare ed iniziando ad incamminarmi con più rapidità possibile, sperando che quella lettera mi potesse chiarire qualcosa.

Mi sedetti sulla prima panchina che trovai, aprendo quella busta con mani tremanti.
Sinceramente, speravo che mi avesse almeno scritto dove fosse finito...
Non appena vidi tutte quelle parole, scritte da lui, iniziai ad accarezzarne le lettere, sperando che non fossero le uniche cose che mi sarebbero rimaste di lui.
Solo dopo questo gesto iniziai a leggere.

"Ciao, Nam.
Non so se leggerai mai queste mie parole, visto che è un mese che non ti fai sentire, ma, comunque, ho voluto scrivertele perchè meriti di sentirle da parte mia.
Fin da quando ci siamo visti per la prima volta alla casa di riposo mi hai sempre trattato come se non fossi stato il ragazzo che aveva combinato di tutto e di più ai tuoi migliori amici, cercando di aiutarmi per quanto possibile e riuscendo, anche, a farmi riavere un rapporto dignitoso con mio nonno.
Senza contare che hai dovuto sorbirti tutte le mie storie su cosa mi avesse fatto mio padre e su quanto mi odiassi. E, fidati, non le augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
Mi ricordo precisamente il giorno in cui iniziai a vederti in una luce diversa. Il merito, o la colpa a seconda di come la vuoi vedere, di tutto questo è di mio nonno. Mi aveva detto che aveva notato come ci guardavamo. Io sul primo momento non capii, sostenendo che noi eravamo a malapena amici.
Ma, poi, a causa di queste parole, ho guardato veramente nei tuoi occhi, rendendomi conto che, forse, avevano qualcosa che mi attirava quasi magneticamente.
E non sai quanto in colpa mi sono sentito quando mi sono accorto di cosa provavo per te, continuando a ripetermi che non meritavo nessuno, tanto meno una persona meravigliosa come lo sei tu...
Mio nonno mi aveva detto anche un'altra cosa fin dall'inizio, ovvero che avrei trovato qualcuno che mi avrebbe voluto esattamente per com'ero, incasinato o meno.
Ecco, quella persona eri, o sei (credo), tu.
Forse sul momento non me ne sono reso conto, ma quando stavo con te mi sentivo quasi a casa...
Tu sei tutto quello che non ho mai saputo di volere. E, momentaneamente, sei diventato anche l'unica cosa che ha importanza.
Mi chiedo di continuo se stai bene e sei felice, non arrabbiandomi per niente se le risposte a queste domande dovessero essere affermative ora che sei senza di me.
In questo mese ho capito varie cose...ma la più importante è che tu sei l'unico che è riuscito a farmi sentire giusto in una vita dove non riuscivo a farmi altro che schifo e ribrezzo.
E la cosa più ironica di tutto questo è che siamo stati più separati che insieme...
Eppure in quel pochissimo tempo hai fatto di tutto. E non avrò mai abbastanza parole per ringraziarti di questo.
Ora...sto scrivendo questa lettera prima di andare in stazione dei treni per tornare a casa dei miei a Taegu.
L'unico motivo per cui ero rimasto qui, oltre a mio nonno, era la speranza che tu tornassi da me. Ma mi ero anche detto che avrei aspettato un mese e poi me ne sarei andato, lasciandoti, così, libero di fare le tue scelte.
L'unica cosa di cui ho paura adesso è uscire da questa stanza ed andare a prendere quel treno con la consapevolezza che non mi sentirò mai più nel modo in cui mi sono sentito con te, per il resto della vita...
Perchè ti amo, Nam. E probabilmente me ne sono accorto sono nel momento in cui non ti ho potuto più avere.
Sei stato l'unico motivo per cui mi svegliavo la mattina...sinceramente lo sei tuttora...
E sai che c'è? Che adesso che ti ho "detto" che ti amo una volta non voglio più smettere.
Quindi, Kim Namjoon, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo e ti amo.
Non so se lo saprai mai arrivati a questo punto, ma...io ti aspetterò sempre, anche se potresti non tornare più.
Detto questo, tra tre ore e mezza devo prendere un treno, ma, prima, passo a salutare mio nonno.
Spero di rincontrarti, almeno nei miei sogni.
Per sempre tuo, Kim Seokjin.
(Detto anche stalker mezzo pazzo)".

Non appena finii di leggere quelle bellissime parole rimasi lì, con lo sguardo vuoto, incapace di fare qualsiasi cosa se non farmi scendere delle lacrime sulle guance.
Solo dopo qualche secondo riuscii a fare due rapidi conti, rendendomi conto che, se fossi arrivato in meno di mezz'ora alla stazione di Busan, forse avrei potuto fermarlo.

Ma a piedi non potevo sicuramente arrivarci...

Così presi il telefono e composi il numero di Jimin, sperando con tutto me stesso che rispondesse.
Non lo nego, il mio cuore si alleggerì visibilmente nel momento in cui sentii la voce del mio migliore amico...anche se, dopo il nostro rapporto molto scarso dell'ultimo mese, non sapevo se lui poteva ancora definirmi tale.

"Jimin, so che ci parliamo piuttosto raramente da praticamente più da un mese, ma, per favore, devi portarmi in stazione dei treni.
Non te lo chiederei se non fosse la cosa più importante della mia vita" gli dissi con rapidità e con voce quasi disperata, dicendomi che non potevo lasciar andare via Jin così.
Non adesso che avevo capito che non mi importava di niente se non di lui...

SPAZIO AUTRICE:
Scrivere questa "lettera di Jin" mi è costato molta fatica, lacrime e...ricordi.
Spero possiate apprezzarla❤️.

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