Chapter II : "Myricae"

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Camila il giorno dopo si ritrovò a scuola sbattendo un armadietto e buttando i libri con violenza dentro il suo zaino per accedere all'ora di matematica.
Quella materia l'odiava, perché per capirla dovevi essere una persona abbastanza ordianata, se no perdevi i calcoli, e Camila non era fatta per la matematica. Poi pensò a Lauren: lei sicuramente dove essere brava in questa materia... che irritazione.
Dopo aver finito l'ora di matematica andò verso l'aula di scienze, dove c'era la sua unica amica e migliore amica: Allyson Brooke. Lei era una ragazza abbastanza paziente ma aveva i suoi momento no e non era così perfettina come Lauren, quindi la sua presenza non la irritava. Le raccontò di Lauren e dell'impertinenza di Dinah nella libreria dopo aver litigato con Austin e seguito il consiglio di Lovato, che era la sua professoressa di musica.

"Camila, forse hai esagerato. Magari davvero ha trovato qualcosa di decente nel tuo manoscritto"

"Ally, hai presente i miei sfoghi insistenti in chat? Ecco, solo che trascritti in un foglio" disse Camila. "Io non ci credo che possa aver visto qualcosa di decente in ciò che ho scritto, mi sa di cazzata, una di quelle allucinanti"

"Hai esagerato Camila. Capisco che sei arrabbiata insistentemente, dopo che..." ci fu una sospensione della frase che cambiò l'espressione di Camila: addolorata. "Ma... hey, a volte devi moderarti, devi controllarti. Ascolta gli altri e credi in loro"

Il resto dell'ora passò ascoltando la lezione finchè non suonò la campanella.

Camila notò subito una ragazza familiare appoggiata al muro di fronte. Lauren stava cercando qualcuno, e subito notò Camila, pertanto andò verso lei.

"Hey, volevo chiederti scusa per ieri... poi oggi manca Lovato e avevo intenzione di chiederti di venire con me in libreria, senza impegno" disse con tranquillità Lauren. "Ieri ero sincera comunque"

Camila fece un respiro profondo e cercò di calmarsi.
L'aveva spiata? Come faceva a sapere dove fosse? Quella ragazza non la convinceva. Anzi, nessuno la convinceva a parte la sua migliore amica.

"Ok" fu la sua risposta forzata, che notò Lauren ma a cui non fece tanto caso.

Recatosi in libreria, Lauren appoggiò il suo quaderno sul tavolo e cercò qualcosa tra i libri, che maneggiava come una vera libraia per verificarne il titolo.

"Ecco"

"Myricae" si intitolava. "Cosa devi fare?"

"Quello che si fa spesso in libreria: qualcuno che legge, l'altra che spiega. In questi caso leggerò io e tu mi dirai la tua interpretazione"

"Ma a cosa stai giocando?" rise.

Lauren la guardò per un attimo e poi cercò frettolosamente qualcosa nell'indice, mettendosi comoda sul tavolo mentre Camila la guardava con le braccia conserte, in piedi.

"Non ammirare, se in un cuor non basso,
cui tu rivolga a prova, un pungiglione
senti improvviso: c'è sott'ogni sasso
lo scorpione.
Non ammirare, se in un cuor concesso
al male, senti a quando a quando un grido
buono, un palpito santo: ogni cipresso
porta il suo nido" lesse così lentamente che Camila a tratti perse il filo del discorso. "Quindi?" alzò lo sguardo su Camila, che si era tranquillamente appoggiata contro la libreria.

"Non so se è giusto ma sembra parlare di due persone differenti. Una concessa al male, che tuttavia può manifestare azioni benevole. Un'altra altrettanto buona che può comportarsi diversamente dalla sua indole" spiegò.

"Non c'è il giusto o sbagliato in una poesia. Ognuno dà una propria interpretazione ed io la penso come te"

Forse per la prima volta Camila si era concentrata in qualcosa.

"E tu che interpretazione mi daresti?" domandò Camila. Non ci aveva nemmeno pensato tanto nel formulare la domanda, come sempre; infatti Lauren chinò lentamente il volto verso un lato e le studiò attentamente lo sguardo come se volesse scoprirne ogni sfumatura e colore.

"C'è qualcosa che non va" lo disse come se sapesse qualcosa ma al tempo stesso niente. "In te, dico, c'è qualcosa che non va, qualcosa che in pochi conoscono"

Camila immaginava quale potessere essere la cosa, e iniziò a pensare, a pensare e e pensare finché iniziò a sentire caldo.

"Sto tornando in classe" si sistemò ripetutamente il colletto della camicia, come se le stessero bloccando le vie respiratorie.

"Tutto bene?"

Camila barcollava e prevedeva un attacco di panico, ma si sbagliò perché svenì nell'atrio.

Ho perso il controllo ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora