48. Cicatrici

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Dopo una settimana, il tuo coinquilino sta finalmente raccattando le sue cose per ritornare a casa. La vostra casa.

Lo aiuti a riprendere tutto quello c'è di suo nella stanza d'ospedale e lo riponi in ordine nella sua valigia mentre lui ti volteggia intorno come una mosca fastidiosa, facendoti girare la testa.

«Va bene se questo lo metto qui?» chiedi alla sua schiena che ondeggia in un movimento tutto suo «Jungkook? Mi stai ascoltando?».

La piroetta che fa prima di lanciare sopra la tua testa una maglia nella valigia ti da la risposta; assolutamente no. Lo segui con gli occhi e il suo sorriso smagliante per poco non ti acceca. È stupendo.

«Si può sapere perché sei così euforico?» gli domandi, sperando si fermi.

Stranamente lo fa. Ti si avvicina a braccia aperte ma, prima di dare fine al suo gesto ed abbracciarti, le richiude con uno strano suono. È forse drogato?

«Sei certo che i farmaci non ti abbiano dato alla testa? Sembri appena uscito da un manicomio» scherzi, ridendoci sopra.

Lui fa uno schiocco di disapprovazione con la lingua, chiudendo la sua valigia e facendo un breve sopralluogo con gli occhi per controllare di aver preso tutto. O meglio; se tu abbia preso tutto.

«Non dire cavolate. Sono solo felice»

«Di essere uscito dal manicomio?»

«Di tornare a casa, scema!».

Ti mordi il labbro per soffocare una sonora risata e ti accerti a tua volta che la camera sia pulita. Il tuo coinquilino sistema tutte le scatole di antibiotici che dovrà prendere per le prossime settimane nella tasca anteriore e mette la valigia in piedi sulle rotelle. Ti guarda super contento, gli occhi gli luccicano. Ti prende la mano.

«Andiamo?» chiede impaziente.

Stai per annuire, quando noti su un comodino nell'angolo poco distante una carta di patatine al sesamo accartocciata in malo modo. Ti separi dal suo tocco e vai a prenderla, gettandola poi nel cestino.

«Avevi intenzione di lasciarla lì?» gli chiedi pacata mentre uscite dalla stanza.

Lui alza le spalle e sbadiglia.

«Ho già le tasche piene di altre cose. Non mi ci stava».

Puoi scommettere che quelle cose di cui parla non sono altro che ennesime buste vuote di cibo. Da quando aveva ripreso a mangiare regolarmente, processo che non aveva per certo richiesto troppo tempo, Jungkook era diventato un'altra persona. Si era trasformato nuovamente nel suo vero io.

Una sola settimana era bastata per fargli mettere su un po' di peso e riacquistare energia. Ha ripreso parte delle sue forme e le sue guance si stanno pian piano riempiendo ancora.

Ricordi che la prima cosa che ha fatto appena è riuscito ad alzarsi autonomamente dal lettino, è stata quella di andare a procurarsi del cibo. Sotto lo sguardo dubitante dei medici, ovviamente.

Per tenergli compagnia mangiavi anche tu qualcosa con lui. Così, giusto per rendere più piacevole la convalescenza ad entrambi. Anche se tutte le volte, quando non eri nemmeno a metà di qualsiasi cosa tu stessi sgranocchiando, Jungkook se ne usciva con un "lo finisci quello?", oppure "lascia che ti dia una mano a finirlo". Alla fine cedevi, sempre.

Dopo aver compilato alcuni moduli e altre piroette fuori luogo, siete finalmente arrivati al parcheggio esterno. Appena scorge la sua auto in mezzo alle altre, il tuo coinquilino le corre incontro con la valigia al seguito. Lo segui a rotta di collo e ridi nel momento in cui l'abbraccia e inizia a farle delle carezze.

HOUSEMATES ✓ [Jungkook•Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora