XXXIV

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I lampioni si susseguivano ripetitivi fino a fondersi in un'unica scia luminosa.

Gli occhi di Isaac li seguivano abbagliati dalla loro luce asettica che si accendeva e spegneva davanti al suo viso premuto contro il finestrino.

Il gelo del vetro sembrava addentrarsi nelle carne, diramandosi come sinuose radici.

Gli piaceva.

Sembrava contrastare il calore innaturale che gli pulsava dentro, ardendo la sua mente.

Le mani stringevano salde il maglione chiaro in cerca di un appoggio mentre i suoi pensieri divenivano evanescenti, confusi disperdendosi nel vortice della paura.

Sedeva mogiamente in macchina affianco a Minho e Scott sui sedili anteriori, i due amici erano intenti a parlare animatamente di qualcosa che probabilmente riguardava la scuola.

Forse una partita di lacrosse, ma non ne era certo.

Cercava di prestare attenzione, di seguire i loro discorsi ma la testa continuava a pulsare dolorosamente riconducendolo nel terpore della sua mente.

Si scoprì stanco di fingersi indifferente a quello che era accaduto poche ore prima.

Dopo pranzo il gruppo aveva passato l'intero pomeriggio in biblioteca a studiare, o meglio, a fare finta di farlo.

Avevano tentato di liberarsi dal disagio che gravava su di loro, infondo, erano solo degli adolescenti che desideravano vivere la loro vita come tali.

Sembravano essere stati tutti di comune accordo di fingere, in quel pomeriggio, che tutto andasse bene, che non vi fosse una nuova minaccia che li attendesse fuori, nel mondo esterno. Si erano sentiti riparati dalla grande struttura che era la biblioteca, un luogo silenzioso e profumato che sembrava proteggerli con la sua penombra.

Avevano scherzato, riso, ammiccato piano per non farsi sentire dal bibliotecario che ogni tanto si era limitato a lanciargli occhiate stizzite.

Dopo che Thomas e Malia se n'erano andati non avevano voluto insistere nel richiamarli, nel cercarli.

Era giusto dare loro lo spazio di cui avevano bisogno.

Quella stessa mattina si era appena lasciati d'altronde, come biasimarli?

Però Isaac non era potuto fuggire, sottrarsi a quella giornata in compagnia, sebbene l'unica cosa che volesse davvero fare fosse fuggire nella boscaglia e fondersi con essa.

Così aveva finto anche lui, si era nascosto dietro a sorrisi finti e risate fasulle, costretto ad attendere la sera.

Ma le parole che aveva pronunciato la coyote non volevano lasciare la mente terrorizzata del giovane che cercava inutilmente di ricacciarle, ignorarle.

Continuavano a risuonare nella sua testa come una litania angosciante, sotto forma di dolorosa consapevolezza, la presa di coscienza che non avrebbe mai potuto proteggere tutti, non avrebbe potuto salvare tutti quelli che amava.

Così come gli aveva detto Colin, così gli aveva detto Malia.

<< Lo proteggerò io... cioè noi. >>

<< Ah si? Come hai protetto Ben? >>

Ben il ragazzo che amava era morto fra le sue braccia, e ora nei suoi ricordi i lineamenti del ragazzo mutavano in un orrore senza fine, in un incubo inquisitore.

Come a voler predire la sua inutilità in quanto possibile alpha del suo branco, nella sua incapacità di mantenere vive le persone che amava.

Thomas.

Newtmas • The GiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora