XXXV

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Thomas armeggiò con la vecchia macchina del caffè lasciando fluire i chicchi nello scompartimento adibito.

Il corpo era teso, il cuore alterato, si muoveva meccanicamente percependo ogni sua azione, strana o innaturale.

<< Tutto bene Tommy? >>

Dejavù.

<< Certo. >>

Si affrettò a rispondere senza voltarsi, mantenendo lo sguardo fisso sulle mattonelle della cucina dopo aver azionato il macchinario che prese a borbottare e a lamentarsi.

Gli parve di rivivere quella sera, in cui però, era stata Teresa a chiedergli se si sentisse bene.

La sera in cui tutto era cominciato.

Aveva preparato il caffè tremante, allo stesso modo, in attesa che Malia e Scott tornassero dalla ronda attorno alla casa in cerca dell'agghiacciante creatura che lo aveva minacciato poco prima fuori in veranda.

Prendendo coraggio si girò cautamente ad osservare Isaac sostare sull'antro della porta, si osservava attorno curioso addossato allo stipite con la spalla.

Ricordò la paura, il terrore di quel mostro che si aggirava nei suoi incubi.

E ora eccolo lì.

Era buffo ripensare a quei giorni che parevano appartenere ad un altra vita, ad un altro tempo, dimensione e che invece, erano accaduti solo qualche mese addietro.

Tempi in cui il nemico si sarebbe rivelato il ragazzo che ora gli faceva battere forte il cuore mentre la vera minaccia li aveva osservati in silenzio nell'ombra dei boschi che li circondavano in attesa.

Isaac lo scoprì ad osservarlo, si accigliò interrogandolo con lo sguardo fosco.

Il bruno tornò all'arnese arrossendo, scosse mestamente il capo.

<< Niente... stavo ripensando a quella sera in cui ti ho visto dal porticato. A quando tutto è iniziato. >>

Spiegò con una scrollata di spalle, come fosse una cosa di poco conto.

<< Oh, dovevi vedere la tua faccia terrorizzata. >>

Lo prese in giro affettuosamente il biondo sciogliendosi in un sorriso soffuso.

<< Stai zitto... ho davvero creduto di morire quella notte. >>

Lo rimproverò sciacquando due tazze.

<< Avevo paura di te, e ora guardaci! I nostri branchi hanno passato giorni a sospettare gli uni degli altri ignari che il vero nemico... >>

Le parole gli morirono in gola percependo la mano di Petyr immobilizzarlo, la sua stretta dura, gli occhi impassibili, colmi di odio.

Un brivido gli percorse il corpo, scosse il capo cercando di liberarsi da quell'orribile sensazione di essere costantemente osservato, spiato da figure prive di volto.

Le vedeva al limitare del bosco, ferme e immobili a scrutarlo in silenzio, in attesa di attaccarlo, di attaccare le persone che amava.

<< V-vuoi lo zucchero n-nel caffè? >>

Chiese schiarendosi la gola.

Udì i passi delicati di Isaac raggiungerlo, immaginò si affiancasse a lui ma sobbalzò quando le sue braccia magre gli circondarono da dietro il petto saldamente. Newt appoggiò la fronte contro alla sua nuca inspirando il suo odore.

Newtmas • The GiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora