VI

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<< Scott McAll è l'alpha, ma non uno qualsiasi, si tratta infatti di... >>

Commentò Alby marciando lentamente lungo una libreria posta nel lato ovest della biblioteca scolastica.

Lasciò che la mano grande e forte scivolasse lungo le copertine sfregiate, le etichette arricciate.

A quell'ora del pomeriggio erano quasi i soli a sussurrare nell'ampia struttura. Si erano appartati nel piano superiore costituito da un ampio soppalco protetti dall'intreccio delle librerie cariche di volumi e libri.

<< Un vero alpha. >>

Terminò la frase Newt sfogliando svogliatamente un libro di matematica pieno di segni, scritte e pieghe per segnare le pagine più importanti. Si massaggiò la fronte tuonante con le dita affusolate e sempre gelide.

<< Quindi più forte, più puro. >>

Lo incalzò quello soddisfatto della risposta continuando passo dopo passo ad attraversare il tratto di biblioteca.

<< Dobbiamo portarlo dalla nostra parte. E' lui a tirare le fila di questa cittadina. >>

Gally tamburellava le dita sul tavolo storcendo la bocca con espressione contrariata,

<< Non sappiamo ancora molto su di lui e il suo  branco, non abbastanza per poterci fidare almeno. Non sappiamo se sia...buono. >>

commentò grave.

<< Buono? Ma come parli? Vuoi forse qualcuno che ti gratti il pancino? >>

Lo stuzzicò Minho abbandonato sulla sedia con i piedi accavallati sullo schienale di Newt. In tutta risposta Gally burì mentre le iridi si illuminavano colorandosi di un arancione caldo.

Alby li interruppe con un solo gesto della mano scrutandoli severo, si osservò intorno apprensivo per accertarsi che nessuno fosse nei paraggi.

<< Magari uno che non ci dilani la gola con i denti. >>

Propose Newt chiudendo il libro arreso all'idea che avrebbe dovuto studiare in un altro momento.

Osservò gli amici che si erano zittiti.

Non erano nel loro territorio, ero stranieri, vagabondi.

Omega.

Si trovavano in un luogo grondante di energia sovrannaturale, un luogo di lotta per la supremazia.

Erano abituati a tanto pericolo, a tanta competizione. Ma era da tempo che si nascondevano nell'ombra, temendo un prossimo attacco.

Era da tempo che trattenevano il respiro impauriti ed ora erano stati stanati e costretti ad uscire alla luce del sole.

<< La festa sarà un pretesto per tastare il terreno, parlargli, conoscerci. >>

Minho si raddrizzò sospirando,

<< Non sono a conoscenza della nostra natura, sappiamo nascondere il nostro odore. Approffittiamone. >>

fece spallucce come se la cosa non gli importasse, come se non fosse spaventato.

<< Devo portarla? >>

Chiese poi riferendosi indirettamente alla sua katana. Senza di lei si sentiva nudo, vulnerabile. Ma di certo un' adolescente con un'antica arma giapponese durante un compito di storia contemporanea avrebbe dato nell'occhio.

Newtmas • The GiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora