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L'aria salata, i fiori che sembrano far parte di un dipinto, i colori sgargianti, il riflesso del sole sui grattacieli, le persone sorridenti, il mare cristallino, la sabbia pulita, il cielo limpido; questa è Busan, questo è Jungkook.

Cammino lentamente mentre mi guardo attorno e non riesco a nascondere un sorriso anche se il mio cuore è già in preda agli spasmi, l'ultima volta che sono stato qui ero con lui in fuga. Se solo stessi qui per qualche istante in più a ricordare come mi sentivo all'epoca, potrei non essere più in grado di andarmene da questo posto.

-Jimin-ah, andiamo?- la mano di Hoseok scorre sulla mia schiena mentre mi sorride cercando di incoraggiarmi.

Annuisco,  -Sì, ci sono.-  rispondo, anche se nessuno è in grado di udire il mio tono di voce fioco.

Seguo i miei amici come se fossi un corpo senz'anima e non riesco a guardare in faccia nessuno anche quando ci troviamo all'entrata di una chiesa. Mi fermo per un istante ed osservo l'edificio di fronte a me. Finalmente riprendo coscienza e realizzo che tutto quello a cui sto assistendo è in puro stile occidentale; gli abiti color pastello delle damigelle, i fiori decorativi, la disposizione dei posti, l'assenza della bandiera coreana o dell'ham nel quale dovrebbero aver scritto i ringraziamenti alle famiglie reciproche, o semplicemente il luogo che è stato scelto. Jungkook starà odiando tutto questo, ghigno con disprezzo.

Mi sposto verso un angolo della chiesa dove trovo dei banchetti sui quali sono posti pasticcini, soju e foto di loro ovunque, così quando sfuggo dalla visuale dei ragazzi, comincio a deglutire nient'altro che alcool.

Alle mie spalle si muovono bambini e probabilmente parenti di lei, dato che non riconosco nessuna voce. Al mio quinto shottino, però, la mia attenzione viene attirata dal soave tono della mamma di Jungkook, mi sposto per osservarla e la prima cosa che noto è il braccio dell'ex marito avvolto attorno alla sua vita. Lei cerca di apparire cordiale, ma è evidentemente nervosa anche quando quella che dovrebbe essere la madre di Yura le sorride amichevolmente. Non ho mai percepito nulla di più amaro in tutta la mia vita.

Mentre mi sento sempre più vuoto, lo sguardo del padre di Jungkook incontra il mio. Per qualche secondo sembra che il tempo si fermi ed inizio a chiedermi se lui è consapevole della mia presenza, poi le sue labbra si curvano in un sorriso terrificante e quando distoglie lo sguardo dal mio con calma e fierezza, mi viene il voltastomaco.
"Ho vinto io." ho sentito, negli angoli più scuri della mi mente.

Svuoto completamente il bicchiere che ho tenuto in mano da quando sono entrato in questa maledetta chiesa e mi incammino subito verso Yoongi, pronto ad andarmene e a non tornare indietro neanche se Taehyung dovesse pregarmi. Trovo tutti i ragazzi già seduti su una panca e il sangue comincia a ribollire nelle mie vene, passo davanti ad ognuno di loro e mi siedo affianco all'unica persona che in questo momento sarebbe in grado di assecondarmi senza ribattere una parola.

-Voglio andarmene.- sussurro.

Yoongi corruga lo sguardo e si allontana leggermente dal mio volto,  -Hai già bevuto?-  la sua voce è ben udibile e sembra echeggiare nella sala.

-Jimin-ah, aspetta almeno che finisca questa tortura.- commenta Jin, senza scomporsi.

-Credimi ti porterei via all'istante, ma sta per iniziare la cerimonia.- mi informa Namjoon, guardandomi come se fosse appena morto il mio cane.

Sbuffo nervosamente mentre nascondo il viso nelle mie mani,  -Pezzo di merda.-  blatero addocchiando di nuovo il padre di Jungkook. Lo sguardo superiore del vecchio mi fa venire l'acido allo stomaco e non riesco più a respirare normalmente.

-Hey.- mi chiama Taehyung con tono abbastanza leggero da calmare momentaneamente i miei nervi. Afferro la sua mano che è già protesa verso di me e rimango in silenzio mentre osservo il suo sorriso,  -Tra poco sarà tutto finito.-  sussurra.

the good side - JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora