𝕍𝕀𝕀𝕀. 𝚂𝚎𝚡?

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𝕍𝕀𝕀𝕀. 𝚂𝚎𝚡?


«Ripetimi di nuovo perché è dovuto venire anche lui?» Chiese Katsuki infastidito dal sedile posteriore della macchina che Mary gli aveva messo a disposizione per raggiungere l'ospedale, le braccia incrociate al petto e i piedi puntati contro il sedile del passeggero.
«Perché Izuku si preoccupa per te, tanto quanto me» fu la semplice risposta che Shōto gli diede mentre svoltò nel parcheggio strapieno. «E poi ci serviva un'interprete, e lo sai benissimo che Izuku è più bravo di tutti noi a parlare inglese.»

Katsuki sbuffò e guardò fuori dal finestrino. Essere arrabbiato con loro lo aiutò a non pensare a quello che stava per succedere e cadere nel panico.  Anche se non ne aveva parlato, se non aveva nemmeno aperto bocca, sull'argomento, aveva il terrore di scoprire che la caduta aveva avuto conseguenze sul bambino. Che avesse potuto averlo ferito in qualche modo o addirittura ucciso. Gli si strinse lo stomaco al solo pensiero, e sentì la bile risalirgli in gola.

«Là c'è un parcheggio, guarda» indicò il verde, interrompendo i suoi pensieri. Shōto rallentò, si infilò nello spazio stretto e spense il motore. Scesero e chiusero la macchina, poi Shōto si voltò verso di lui.
«Hai preso i documenti?»
«Sì.  Anche se non so perché me le hai fatte portare, dato che saranno comunque inutili visto che sono in giapponese» commentò sarcastico.
«Non si sa mai.»
«Che troviamo un'ostetrica giapponese in America? Come no.»
Shōto sospirò e lo spinse in avanti. «Andiamo forza.»

Si incamminarono insieme verso il corpo principale dell'ospedale. Era forse grande un quarto di quello dove era stato ricoverato lui appena poco tempo prima, ma aveva comunque lo stesso aspetto inquietante che hanno tutti gli ospedali: grandi porte a vetri, una hall dall'aspetto triste e labirinti di corridoi tutti uguali.
Riuscì a mala pena a leggere qualcuna delle indicazioni che costellavano i muri, ma Izuku li guidò con passo sicuro, quasi come se conoscesse già la strada.
La cosa lo avrebbe fatto sicuramente insospettire, se non fosse stato così occupato a cercare di non farsi sopraffare dal panico.

Si fermarono al banco informazioni di quello che evidentemente era il reparto di ostetricia. Midoriya scambiò qualche veloce e incomprensibile parola con l'infermiera, che annuì e gli indicò il corridoio sulla destra.
«Possiamo andare, la dottoressa ci sta aspettando» spiegò, chinandosi brevemente in segno di ringraziamento -un'abitudine che ancora non aveva perso dalle sue origini- prima di dirigersi verso la porta della prima sala visite.

All'interno della stanza c'era una piccola scrivania carica di carte, dietro la quale sedeva una donna sulla quarantina dallo sguardo severo. Inarcò appena un sopracciglio nel vedere che erano in tre e tutti maschi, ma non fece alcun commento. Poi i suoi occhi si posarono su Izuku ed ebbero un guizzo.
Si rivolse a lui in inglese e nonostante l'apprensione che lo stava divorando, Katsuki riuscì distintamente a cogliere la parola "Midoriya" in quel discorso senza senso e a notare l'imbarazzo sul volto del verde, mentre rispose ad alcune domande.
Ma non fu abbastanza concentrato per riuscire ad elaborare quelle informazioni.
La donna non perse tempo, si alzò e gli fece cenno di andare verso il lettino seminascosto da un separé di metallo e plastica grigia.

«Ha detto che puoi accomodarti di là, se sei pronto.» Tradusse Izuku e lui annuì, dirigendosi verso quel lettino che aveva tutto l'aspetto di uno strumento di tortura.
Mentre si spogliò, pensò distrattamente a quanto bizzarro fosse che in qualsiasi parte del mondo, gli ospedali fossero tutti uguali: bianchi, sterili e impregnati di odore di medicina e malattia.

La dottoressa gli concesse alcuni minuti prima di raggiungerlo, seguita da Shōto e Izuku.
Quando lo trovò nudo dalla vita in giù, i piedi già posizionati negli appositi supporti e le gambe divaricate, completamente esposto, ebbe un momento di esitazione.
«Oddio!» Esclamò Izuku, voltandosi di scatto, il viso rosso per l'imbarazzo.
«Che cazzo ti salta in mente, stupido deku!?» Gli urlò dietro lui, coprendosi con le mani come meglio può, il viso di una sfumatura di rosso così intensa da farlo assomigliare ad un pomodoro.

𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 ~ Threesome||TodoBakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora