𝕏𝕀𝕍.𝚂𝚞𝚐𝚊𝚛
«Shōto non è ancora tornato...» Mormorò Izuku, scostando la tenda della finestra. All'esterno le ultime luci del tramonto tingevano di viola il paesaggio e i lampioni cominciarono ad accendersi lungo la via principale. Avevano fatto in tempo a tornare, cambiarsi e farsi un bagno nell'attesa, ma di lui non c'era ancora traccia.
«Considerato che non era una telefonata di piacere, non credo che tornerà molto presto.» Borbottò Katsuki, pettinandosi distrattamente i capelli allo specchio, con la felpa strettamente annodata in vita. Nonostante i bambini non avessero notato il suo ventre rotondeggiante, ciò non toglieva che lui non ne fosse pienamente cosciente e non in senso positivo. Guardarsi allo specchio stava diventando difficile nell'ultimo periodo: era difficile per lui vedere il suo corpo cambiare. Lo era sempre stato, ma in quel momento stava succedendo così in fretta, che la sua mente stentava a tenere il passo e ricordargli che era per un buon motivo che la sua pancia stava lievitando, non perché era grasso o perché mangiava troppo.
«Cosa intendi dire?» la domanda di Izuku lo spinse a stringersi nelle spalle.
«Che ora sarà probabilmente a bere in qualche buco sperduto fino a dimenticarsi il suo nome. Conoscendolo, tornerà a notte fonda, ubriaco marcio e si addormenterà sul pavimento dell'ingresso.»
«Davvero?» chiese Izuku allontanandosi dalla finestra e lui scrollò le spalle.
«Non è mai successo prima che arrivassi io?» domandò con un tono un po' più duro di quanto avesse voluto. Il fatto che Shōto non avesse mai dovuto ricorrere all'alcol poteva significare soltanto che non aveva avuto un solo problema da quando aveva raggiunto Izuku in America, e la cosa lo infastidiva, nonostante sapesse che fosse assurdo, e che avrebbe dovuto esserne felice. Ma il timore che Shōto potesse amare quel luogo più della loro terra natia lo perseguitava ogni giorno, da quando era arrivato.
«No... non che io ricordi..» fu la vaga risposta che gli diede Izuku, mentre si sistemava sul letto «..o forse sono così abituato a vedere Jade bere che non ci ho fatto caso, se l'ha fatto anche Shōto?» suonava più come una domanda retorica che porse a se stesso, ed in effetti stava cercando di ricordare se mai avesse visto Shōto bere più del dovuto, e la risposta era sempre un "no".
Katsuki lanciò distrattamente la spazzola sulla scrivania, allontanandosi dallo specchio. I capelli gli ricadevano intorno al viso, umidi e vaporosi, brillanti come fili di seta baciati dal sole, e l'altro si ritrovò ad ammirarli ammaliato.
«Cos'hai da fissare, Deku?» la sua voce lo fece sobbalzare e si rese conto di aver mantenuto lo sguardo su di lui un po' troppo a lungo per non risultare sconveniente.
«Niente. Stavo solo riflettendo» buttò lì, sperando che Katsuki non indagasse oltre, lasciò cadere l'argomento in fretta.
«Come ti pare.» Disse, dirigendosi verso la porta.«Dove vai?»
«Non ti preoccupare, Deku, non scappo» rispose Katsuki sarcastico, prima di sparire oltre l'uscio, mordendosi l'interno delle guance. Fino a qualche giorno prima l'avrebbe mandato al diavolo, ma ora per qualche motivo non riusciva più a farlo. Scosse la testa camminando in fretta lungo il corridoio, diretto verso camera sua, completamente assorto nei suoi pensieri. Quando ci arrivò, si ritrovò davanti alla cassettiera dove teneva tutte le sue cose gettate alla rinfusa e si era completamente dimenticato del motivo che lo aveva spinto ad andare lì.«Cazzo» sbottò. Sapeva che se fosse tornato indietro probabilmente gli sarebbe venuto in mente cosa era andato a prendere, ma non aveva nessuna intenzione di fare la figura dello smemorato, ripercorrendo la strada a ritroso come un vecchio ottantenne con problemi di Alzheimer.
Aprì un cassetto a caso nella speranza di risvegliare il suo cervello, ma non si accese nessuna lampadina mentre i suoi occhi scorrevano sulle cianfrusaglie all'interno; lo chiuse di scatto e fece lo stesso con il secondo e il terzo. Se era lì deve esserci un motivo, doveva servirgli qualcosa. Nel quarto cassetto c'erano magliette (che ora gli andavano quasi tutte strette) e biancheria intima (anche quella che cominciava a diventare scomoda). Stava per richiuderlo stizzito, quando qualcosa catturò la sua attenzione: l'angolo patinato di un libro spesso come un mattone. Allungò la mano senza esitazione.
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𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 ~ Threesome||TodoBakuDeku
FanfictionKatsuki Bakugō ha ormai venti anni e la sua vita è cambiata molto da quando il suo primo amore se n'era andato. Shōto Todoroki e Midoriya Izuku sono partiti verso l'America per scoprire il mondo oltre la loro città di periferia e vivere la loro stor...