Le ore seguenti furono le peggiori che Shōto avesse mai dovuto affrontare in vita sua.
Tutto successe così in fretta che non aveva avuto neppure il tempo di rendersene contro.
Lasciò la stanza correndo e fece ritorno pochi secondi dopo con l'infermiera che aveva visitato Katsuki poco prima e una donna tarchiata, dall'aspetto materno e lo sguardo attento.
«Allora, vediamo un po' come procede.» sorrise tranquilla, sedendosi ai piedi del letto, ignorando l'agitazione di Shōto con la professionalità che solo anni di esperienza potevano dare.
«Penso si siano rotte le acque.» Katsuki digrignò i denti quando una contrazione lo colpì.
«Bene, sdraiati e allarga le gambe» l'infermiera lo aiutò a prendere posizione mentre la donna fece scivolare i supporti per il travaglio al loro posto. «I piedi qui, molto bene» lo elogiò.
Katsuki serrò gli occhi quando sentì le sue dita farsi strada dentro di lui. Era una sensazione spiacevole e umiliante, che si unì al dolore che gli attraversava il ventre.
«Mm, sì, il sacco si è rotto.»
«Cosa pensava? Che mi fossi pisciato addosso?» ringhiò, sollevando il viso per fulminarla con lo sguardo oltre la curva della sua pancia.
«Succede più spesso di quanto pensi.» Sorrise lei, ritraendo la mano. Gli diede un colpetto delicato sulla coscia per fargli capire che poteva chiudere le gambe e si levò i guanti. «Il travaglio è iniziato, da adesso passeranno dalle sei alle otto ore prima che la cervice inizi a dilatarsi.»
«Cosa?!» esclamò appoggiandosi all'indietro sui cuscini. «Otto ore di questo calvario?»
«Potrebbero essere meno, oppure potrebbero essere di più. Dipende tutto dal tuo corpo.»
«Cristo.»
La donna si alzò e gli si affiancò. Sollevò la camicia da notte e gli tastò il ventre con espressione concentrata.
«Il bambino è messo in una buona posizione. Di quante settimane sei?»
«Trentacinque.» rispose Shōto per lui, stringendogli la mano, il volto contratto in un'espressione ansiosa.
«Va bene. È un po' presto, ma considerato che sei giovane e che il bambino sembra forte...»
«La bambina.» lo corresse Katsuki.
«...La bambina sembra forte, potete scegliere se procedere con il parto naturale o il cesareo.»
Katsuki e Shōto si scambiarono uno sguardo perso. Katsuki non aveva mai voluto affrontare il discorso e ora se ne pentì amaramente.
«Sono sicuri entrambi?» chiese Shōto.
«Certo che sì. È a vostra discrezione. Se scegliete quello naturale e le cose non vanno nel verso giusto, possiamo sempre intervenire chirurgicamente.»
«I tempi di recupero?» fu invece la domanda che premeva di più a Katsuki.
«Con un parto naturale potresti essere dimesso domani, è meno invasivo e con l'epidurale non sentirai molto dolore. Il cesareo è indolore e meno stressante sul momento, ma è pur sempre un intervento chirurgico, quindi avrai dei punti, sarà doloroso il recupero e ti resterà la cicatrice.»
«Può darci qualche minuto per decidere?»
La donna lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete. «No. Dovete decidere ora, mi spiace, se optate per il cesareo devo avvertire chirurgia adesso.»
Shōto strinse i denti e Katsuki cercò i suoi occhi, nel panico.
«Cosa vuoi fare?» chiese dolcemente, accarezzandogli la fronte, cercando di restare calmo e concentrato.
«Non lo so...»
«Hai paura del parto naturale?» per lui quella era l'opzione migliore, lo era sempre stata. Non voleva che si sottoponesse ad un intervento chirurgico se non era strettamente necessario.
Katsuki si strinse nelle spalle.
«Se è il dolore che ti spaventa...»
«Non è quello.»
Shōto aggrottò le sopracciglia. «Allora cosa?»
L'ostetrica aspettò impaziente di fianco al letto, senza accennare minimamente ad andarsene o concedergli un minimo di privacy per discutere di quella questione così personale. Katsuki si morse l'interno delle guance.
«Non voglio far uscire un bambino dal mio sedere.» borbottò fissando il logo dell'ospedale stampato in celeste sull'angolo del lenzuolo che lo copriva.
«Perché no? Sarebbe la cosa più naturale per...»
«Lo sai il perché!» sbottò stringendo le coperte così forte che gli facevano male le mani, le guance in fiamme. Non avrebbe voluto pensare al parto, ma a quello ci aveva pensato eccome. E la prospettiva dei danni che un parto naturale arrecherebbe sul suo corpo –ad una particolare zona del suo corpo- non lo allettava minimamente.
Shōto aggrottò la fronte. «No, non credo di saperlo.»
«Davvero?» inarcò un sopracciglio. «Dovrei spingere fuori una cosa delle dimensioni di un melone da un buco grande così!« esclamò, congiungendo pollice e indice in un piccolo cerchio, prima di gemere per il dolore.
«Katsuki!»
«Sto bene... un'altra contrazione.» respirò a fondo e cercò di rilassarsi. «Cazzo quanto fanno male.»
Shōto gli accarezzò la fronte con amore, sentendosi impotente.
«Dicevo... una testa come un melone... come pensi che sarebbe il mio sedere dopo?» soffiò, il respiro ancora accelerato.
«Davvero ti preoccupi di questo?» chiese Shōto sbigottito.
«Certo che mi preoccupo! Mi hai sempre detto....» Si morse le labbra, lanciò un'occhiata all'ostetrica e arrossì. Distolse lo sguardo in imbarazzo. «Mi hai sempre detto che ti piaccio perché sono stretto... stretto come se fosse la prima volta. Lo ripeti ogni volta che lo facciamo.» Mormorò tenendo gli occhi fissi sulle lenzuola, le orecchie gli bruciavano per la vergogna nel parlare di cose così private davanti ad un'estranea.
«Katsuki...»
«Non lo sarò più se scelgo il parto naturale.» lo interruppe.
«Katsuki credi davvero che sia importante ora? Credi che mi interessi?»
Il suo silenzio rispose per lui. Sì, certo che lo pensava.
«Non mi importa minimamente Katsuki! Devi scegliere quello che ti senti di fare. Se pensi che il parto naturale sia la scelta migliore per te, va bene, se vuoi il cesareo...» Katsuki aprì la bocca ma lui lo fermò sollevando una mano «...perché pensi sia la cosa migliore per te e la bambina, allora ti appoggerò. Ma non ti appoggerò se vorrai farti tagliare la pancia solo perché pensi che dopo non ti troverò così eccitante come adesso. Perché non succederà.»
Katsuki lo fissò a lungo, cercando di capire se stava dicendo il vero, senza riuscire a decidersi.
«Se posso intromettermi...» cinguettò l'ostetrica, senza il minimo riguardo per la loro privacy. «il tuo corpo è progettato per partorire, esattamente come quello di una donna. C'è la concreta possibilità di incorrere in lacerazioni durante la fase espulsiva, che possono variare in termini di estensione e gravità, ma è molto raro che siano di gravità tale da compromettere la vita sessuale in seguito al parto.»
Katsuki la fissò a bocca aperta, sconvolto dalla facilità con cui parlava di tali argomenti.
«Ma, qualora dovesse succedere, potresti sempre ricorrere ad un semplice intervento chirurgico che consiste nel ricucire le mucose in modo da ridare tonicità alla parte. E considerata la sua carriera, la scelta del parto naturale sarebbe ampiamente consigliabile. La cicatrice del cesareo potrebbe compromettere le sue prestazioni molto più che qualche punto sull'ano.»
Katsuki storse la bocca. Odiava quel termine, era orribile. L'idea non lo allettava, certo, ma sapere che c'era una soluzione, se le cose sarebbero dovute andare male là sotto gli dava la rassicurazione di cui aveva bisogno, appena prima che un'altra contrazione lo facesse imprecare.
«Chiama l'anestesista.» ringhiò tra i denti, guardando Shōto in cagnesco. «voglio l'epidurale.»
«Farai naturale?» domandò lui, trattenendo il respiro per l'agitazione.
«Sì, sì! Spingerò fuori questo cavolo di bambino con le mie forze! Ma se dopo oserai lamentarti su come sarà il mio culo, giuro che ti ucciderò!»
Shōto sorrise, lo baciò sulla guancia e Katsuki si scostò infastidito.
«Bene. Ottima decisione.» sorrise l'ostetrica. «Vi manderò il mio collega» aggiunse prima di lasciare finalmente la stanza.
Restarono soli, ma appena pochi minuti dopo un altro medico fece il suo ingresso nella stanza.
«Dottor Kokoshi, piacere di conoscerla» si presentò senza porgergli la mano, una piccola accortezza che aveva imparato dopo anni passati a lavorare fianco a fianco con omega in travaglio e alpha stressati.
«Bakugō.» balbettò lui, incantato dai suoi magnetici occhi verdi.
«Mi hanno detto che vuoi l'epidurale per il parto naturale, è corretto?»
Annuì senza rispondere e l'uomo sorrise. Era troppo giovane per essere un dottore, troppo giovane e troppo attraente.
«Ottimo. Allora per cortesia, siediti sul bordo del letto, così, le gambe verso di là.» lo guidò con tocco esperto e lui lanciò un'occhiata a Shōto, curioso di vedere la sua reazione. La gelosia si mescolò all'apprensione nei suoi occhi quando l'uomo gli slacciò i fiocchi che tenevano chiusa la vestaglia sul retro, e un basso ringhio gli sfuggì dalle labbra, senza che potesse controllarlo.
«Ora ti inietterò un anestetico locale. Potrebbe bruciare un po', ma non ti devi muovere.» Continuò il medico, quasi non lo avesse neppure sentito.
Katsuki annuì, si chinò in avanti e aspettò. Il dolore gli trafisse la schiena come una pugnalata mentre l'ago si conficcava tra le sue vertebre. Strinse gli occhi, sforzandosi di non muoversi.
«Ecco fatto, tutto passato.» sentì l'uomo armeggiare dietro di sé, ma il dolore era svanito. «Adesso inserirò il catetere, non dovresti sentire nulla. Stai fermo.»
Katsuki strinse i denti, aspettò il dolore che non arrivava. Shōto camminava avanti e indietro ai piedi del letto, ansioso.
«Finito.» l'anestesista si allontanò e Shōto si affrettò a riallacciargli la vestaglia, squadrando l'uomo con astio. «Ora inizierai a sentire le gambe intorpidirsi, ma sarai comunque in grado di camminare e di spingere quando arriverà il momento. Più o meno ogni due ore faremo un'altra dose, se dovessi sentire di nuovo dolore prima di allora avverti l'infermiera e provvederemo ad aumentare il dosaggio.»
«Grazie.»
Il dottore gli fece un breve cenno prima di lasciare la stanza, e Shōto si rilassò, sedendosi al suo fianco. Gli prese una mano tra le sue e lo aiutò a distendersi contro il suo petto.
«E adesso aspettiamo.»
Katsuki annuì. «E adesso aspettiamo» sussurrò giocando con le pieghe della sua camicia. «Avrei voluto che ci fosse anche Deku.» mormorò dopo qualche secondo di silenzio.
«Lo so. L'avrei voluto anche io.»
«Pensi che abbia fatto bene a mentirgli?» chiese, cercando i suoi occhi. «Dimmi che ho fatto bene, Shōto» lo implorò.
«Hai fatto bene.» gli baciò la mano che stringeva tra le sue. «Era la cosa giusta.»
Katsuki sospirò e si lasciò andare contro i cuscini.
«Lo spero.»
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𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 ~ Threesome||TodoBakuDeku
FanfictionKatsuki Bakugō ha ormai venti anni e la sua vita è cambiata molto da quando il suo primo amore se n'era andato. Shōto Todoroki e Midoriya Izuku sono partiti verso l'America per scoprire il mondo oltre la loro città di periferia e vivere la loro stor...