‣ Capitolo 1

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“Resistere ha senso solo se ne escicon qualcosa in mano alla fine

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Resistere ha senso solo se ne esci
con qualcosa in mano alla fine.
Ma resistere tanto per resistere
è l'infelice condizione di milioni di persone.”

- Charles Bukowski

Owensboro, Kentucky. 1988
Capitolo 1

Resisti.
È quel che, ormai compulsivamente, mi ripeto da quasi tre mesi.
Solitamente però ci si impone di resistere quando c'è una ragione valida per farlo, quando sei consapevole che dopo aver resistito tanto a lungo, alla fine ne uscirai con in mano qualcosa, giusto?
Beh, non credo sia il mio caso; no, decisamente non lo è.
Infatti più che resistere lo definirei un andare avanti per inerzia, un arrendersi e adeguarsi alle condizioni imposte dalla vita, finché tutto sarà finito.

Caspita, un concetto tanto profondo quanto straziante, a volte mi stupisco da sola.
In realtà detesto il modo in cui miei pensieri vagano autonomamente per ore ed ore, sia di giorno che di notte, senza tacere mai.
Odio questo posto, odio la mia testa, è così dannatamente affollata!

Ma più che resistere, se così si può chiamare quel che sto facendo, cosa potrei fare?
Fino a poco più di tre mesi fa avevo una vita completamente diversa, sicuramente non semplice, non tutta rose e fiori, ma felice.
Mi chiamo Aurora Skye Blanchard, sono italo americana, mio padre era italiano, mia madre invece era originaria del Tennessee.
Ho trascorso i primi sei anni della mia vita in una piccola regione italiana, ma quando mio padre è venuto a mancare a causa di un incidente avvenuto nella fabbrica in cui lavorava, la mamma ha deciso che ci saremmo trasferite.
Da quel giorno nulla fu più lo stesso, mia madre non riusciva a trovare un lavoro, facevamo fatica ad arrivare a fine mese, ma quando ne trovò uno fui costretta a dire addio alla mia infanzia.
Sì, perché abbiamo traslocato così tante volte che in effetti una vera e propria casa non ce l'ho mai avuta, di conseguenza cambiavo spesso scuola e questo mi portava a non avere amici.

Ero sola, completamente.
Però sapevo che la mamma faceva dei sacrifici, li faceva per me, per noi, per assicurarci un tetto e del cibo.
Poi sono cresciuta e ho deciso che ogni giorno dopo scuola avrei lavorato, così da garantire ad entrambe uno stile di vita migliore, ed è andato tutto bene, o almeno fino a cinque mesi fa.
Mia madre tornò da lavoro, io ero in una piccola stanza che affittavamo in quel periodo e lei si accasciò sul pavimento, corsi in suo soccorso, ma lei non riusciva a smettere di tossire, cercai di farla sedere e mi resi conto che tossiva sangue.
Con l'aiuto di una vicina riuscii a portarla in ospedale, ed è così che ho scoperto che a causa dell'AIDS l'avrei persa entro un paio di mesi.
Aveva ignorato i sintomi per troppo tempo, io non ne ero a conoscenza, ed è così che ho scoperto come mia madre portava il cibo a casa, è così che ho scoperto che il suo sacrificio per noi era prostituirsi.

Ed ora eccomi qui, catapultata in Kentucky, ad Owensboro, a casa dell'unico parente in grado di occuparsi di me, quasi come se avessi bisogno di qualcuno che mi protegga.
Da circa un mese vivo con la sorella di mia madre, mia zia Judith, che non avevo mai conosciuto, neppure sentito nominare fino a trenta giorni fa.
Sono arrivata qui e mi sono ritrovata a condividere la mia quotidianità con due sconosciuti: mia zia e Hayden, mio cugino.

Il colmo? Mia zia Judith è profondamente religiosa, e non ho assolutamente nulla contro la religione, ma sentirmi ripetere ogni singolo giorno che mia madre ora brucia all'inferno perché faceva la puttana non è il massimo dell'accoglienza, no?
Inoltre crede di potermi trasformare in una specie di suora, o una santa, o non so che.
Con Hayden ho parlato poco, lavora continuamente quindi non è quasi mai a casa, non che mi dispiaccia.

Tirando le somme, credo che chiunque al mio posto farebbe fatica a resistere.
Passo le mie giornate nella mia camera, minuscola, ma un palazzo a confronto degli scantinati a cui ero abituata; resto sdraiata sul letto a leggere, ad ascoltare i miei vinili e se mi va mi alzo per dipingere.
Penso che la lettura, la musica e la pittura siano le uniche cose in grado di non farmi perdere completamente la testa, se non avessi neppure i miei piccoli sfoghi diventerei pazza a stare qui dentro.

Per un breve istante ho anche creduto di poter evadere.
Tra una settimana comincerò il college, il mio primo anno, e avevo la certezza che sarei andata a vivere in un dormitorio, come fanno tutti, ma ennesimo scherzo del destino: il college è a soli dieci minuti da quella che ora sembra essere casa mia, quindi mia zia mi ha letteralmente obbligata a scegliere di restare qui anziché optare per il dormitorio.
Facile immaginare la causa

-ragazzi, fumo e alcol ti renderebbero come tua madre- mi ha detto.

In tutta onestà non credo che riuscirò a sopravvivere ancora a lungo, quella donna è una pazza, vede tutto ciò che è al di fuori della chiesa come fosse il diavolo in persona.
E ripeto, non ho mai avuto nulla contro la religione, ma c'è un limite a tutto.

Per il momento continuo a fissare la pioggia al di fuori della finestra mentre nella mia piccola stanza risuonano le voci dei Guns N' Roses sulle note di Patience.
E in effetti, è tutto quello che devo cercare di mantenere: la pazienza, tanta pazienza.

Mi manca la mia vecchia vita, mi manca mia madre e mi mancano gli interminabili traslochi.
Mi manca anche l'Italia, mi manca mio padre e a volte, anzi diciamo quasi in ogni istante della mia vita, vacillo tra il desiderio di tornare ad essere quella bambina di sei anni con una casa e dei genitori, e la voglia di mettere fine a tutto, perché infondo, che io ci sia o meno, non importa a nessuno.
Nessuno starebbe male per la mia scomparsa, a dirla tutta dubito anche che zia Judith e Hayden noterebbero la mia assenza.

Cosa mi ferma dal farlo?
La consapevolezza che la vita è un dono che non va sprecato, non va sprecato nemmeno quando tutto ci fa schifo, quando il mondo va a rotoli.
Continuo a vivere per i miei genitori che non hanno potuto farlo.

Ma quando anche resistere diventa impossibile, qual è la soluzione?

Spazio autrice

Ciao!
Ecco il primo capitolo di questa nuova storia, diciamo che è stata un po' una presentazione più che un capitolo vero e proprio, ma cosa ne pensate? Votate e commentate se vi va, fatemi sapere la vostra opinione, ci tengo sempre tantissimo, aggiorno presto!

All the love. G

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