‣ Capitolo 27

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“Sappi che sceglierei te

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Sappi che sceglierei te. Sceglierei te mille volte. Che fosse per me, sarei già ad abbracciarti per tutta la notte, o tutta la vita.”

- Charles Bukowski

Capitolo 27

Ho finito di cenare soltanto una ventina di minuti fa, ho fatto una doccia e ho indossato una semplice t-shirt oversize che apparteneva a mio papà, mi copre fino a metà coscia, quindi ho deciso di fare a meno di indossare i pantaloni per la notte.

Sono chiusa nella mia stanza, ma sono già dieci minuti di fila ormai che sento mia zia e Hayden urlare al piano di sotto, quindi dubito che riuscirò a chiudere occhio, o almeno finché non la smetteranno di litigare.
Mi metto comunque a letto e mi raggomitolo sotto le coperte, allungo il braccio e spengo la lampada sul mio comodino, prendo un profondo respiro e poi chiudo gli occhi sperando di riuscire ad addormentarmi.

Passano altri cinque, dieci, quindici minuti e le urla non cessano.
Sospiro seccata e mi metto a sedere, accendo la lampada sul comodino e mi passo le mani tra i capelli.
Non avevo mai sentito Hayden urlare, quindi questa è del tutto una novità per me, ormai il volume delle loro voci è talmente alto che anche qui dalla mia stanza, con la porta chiusa, riesco chiaramente a seguire la discussione.

-No! Basta! Da quando non c'è più papà hai completamente perso la testa! E lo capisco, ma non puoi rendere un inferno la vita di ogni singola persona che ha a che fare con te, lo capisci?- alle parole di Hayden scatto in piedi e velocemente mi avvicino alla porta, pronta ad intervenire nel caso la discussione rischiasse di degenerare

-non ti riconosco più, non è questo il ragazzo che ho messo al mondo, non sei l'uomo che speravo diventassi- all'affermazione fredda e priva di sentimenti di mia zia apro improvvisamente la porta e senza neppure pensarci mi precipito giù per le scale, raggiungo il soggiorno e resto immobile quando noto che la mia presenza non viene neppure notata

-non so cosa speravi diventassi, ma sono stanco di tutto questo- sbotta lui passandosi una mano tra i ricci castani
-credi davvero di poter controllare la vita di chiunque? Tu pensi di poter prendere in mano le redini e di poter comandare a bacchetta tutti, ma non è così che funziona, io sono una persona, non una marionetta! Vale lo stesso per Aurora! E per tutta la gente che credi di poter controllare!- le sue urla sono assordanti, ma sua madre resta inerme, gelida

-mi deludi Hayden- dice solo, gli occhi verde smeraldo del riccio diventano scuri, colmi di rabbia, incontrano quelli vuoti di sua madre e lo vedo stringere i denti

-non ne posso più!- urla e sussulto d'istinto quando lo vedo minacciare di avventarsi su sua madre, corro in fretta verso di lui

-H, fermati!- esclamo afferrandolo per la vita, la sua altezza non mi aiuta, ma cerco comunque di tenerlo fermo con tutte le mie forze
-fermati, Hayden- ripeto, stavolta a bassavoce, lui si porta le mani tra i capelli sedendosi lentamente sul divano, il suo respiro pesante non accenna a calmarsi ed io accarezzo la sua schiena con la speranza che serva a tranquillizzarlo

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