‣ Capitolo 17

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"A volte mi sento come fossimo tutti prigionieri di un film

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"A volte mi sento come fossimo tutti prigionieri di un film. Sappiamo le battute, sappiamo dove metterci, come recitare. Manca solo la macchina da presa. Però non possiamo uscire dal film, ed è un brutto film."

- Charles Bukowski

Capitolo 17

Sono sdraiata sul mio letto da ormai un numero indefinito di ore, a dirla tutta non mi ci sono mai alzata.

Quando ieri sera siamo rientrati, Hayden mi ha portata a letto e sono crollata dopo un paio di secondi.
Questa mattina non riuscivo ad alzarmi, non volevo vedere né sentire nessuno, non volevo fare nulla, non volevo neppure pensare, così mio cugino ha parlato con mia zia riferendole che stavo poco bene e che avevo bisogno di riposare.
Ora sono ormai le sette, fuori è già buio, la pioggia colpisce la finestra e assieme al temporale è l'unico suono che sento.
Continuo a fissare il soffitto, immobile, mentre la mia testa continua a pensare, pensare e pensare.

-Aurora?- sento la voce cauta di Hayden dall'altro lato della porta, le suo nocche si scontrano contro il legno bianco
-sei sveglia?- domanda non avendo ricevuto nessuna risposta da parte mia

-sì- dico solo, lui apre lentamente la porta, entra in camera ed incerto si avvicina al letto, sedendosi ai piedi del materasso

-come stai? ti va di mangiare qualcosa? Sto preparando la zuppa che ti piace- dice, il suo sguardo incontra il mio e scuoto leggermente la testa in senso negativo

-non ho fame- mugolo

-non puoi digiunare, almeno provaci- insiste cercando di convincermi, io lentamente mi metto a sedere e mi porto le mani alle tempie a causa del dolore pulsante nella mia testa

-poi potrò prendere un'aspirina?- domando, lui annuisce

-e se ti va potremo parlare un po', che ne dici?- propone, io accenno un sorriso e annuisco appena

-grazie H- dico
-sul serio, grazie per tutto quello che fai per me, lo apprezzo- aggiungo incontrando i suoi occhi, lui sorride appena

-figurati, su, ora alzati da quel letto e vieni di sotto a mangiare qualcosa- afferma alzandosi dal materasso

-mhm- annuisco
-prima però credo di aver bisogno di una doccia- ammetto

-okay, ti aspetto di sotto- dice, poi esce dalla mia stanza.

Sospiro sonoramente e pian piano mi alzo dal letto, mi sento talmente debole da non riuscire quasi a reggermi in piedi.
Mi avvicino all'armadio e ne tiro fuori della biancheria pulita e una tuta scura, poi mi dirigo in bagno e come previsto faccio una doccia, che stranamente non mi rilassa affatto.

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