‣ Capitolo 50

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"Non volevo diventare nessuno

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"Non volevo diventare nessuno.
Non me ne fregava un cazzo. Io
avevo solo la spietata e dolce
voglia di rivedere quegli occhi e
tenerli ancora un po' con me."

- Charles Bukowski

Capitolo 50

Inspira.
Espira.

Continuo a ripetermelo ininterrottamente.

E ancora una volta: resisti.
Mi sembra di essere tornata al punto di partenza, e ancora una volta continuo ad essere del parere che solitamente ci si impone di resistere quando c'è una ragione valida per farlo, quando sei consapevole che dopo aver resistito tanto a lungo, alla fine ne uscirai con in mano qualcosa.
E ora più che mai, sento che uscirne con qualcosa in mano alla fine è la più lontana della probabilità.
E ora più che mai, ancora una volta,
più che resistere sto andando avanti per inerzia, mi sto letteralmente arrendendo e adeguando alle condizioni imposte dalla vita.

Ma quando finirà tutto questo?

Ora sono qui fuori, in cortile, con Tommy, Leslie e Hannah.
Loro cercano costantemente di coinvolgermi nella conversazione, ma al momento la mia concentrazione è focalizzata sul tentare di respirare regolarmente, di non farmi prendere dal panico, di non scoppiare a piangere qui davanti a tutti.

Quando vedo Caleb avvicinarsi a noi chiudo gli occhi passandomi le mani sul viso, e prego con tutte le mie forza che non mi faccia perdere l'ultimo briciolo di pazienza che mi è rimasto

-ciao ragazzi- saluta tutti brevemente, loro ricambiano appena
-Aurora- la sua attenzione ricade poi, ovviamente, su di me

-Caleb- lo saluto

-possiamo parlare?- domanda scrutandomi

-Cal, ti ho già detto che non mi va di parlare, ti prego- parlo quasi sottovoce

-non puoi continuare a stare così soltanto perché il tuo ragazzo è andato via, avresti dovuto immaginare che non faceva altro che prenderti in giro- prendo un profondo respiro alle sue parole e chiudo gli occhi cercando di mantenere la calma

-va' via- biascico senza aprirli, ma non sento alcun movimento attorno a me
-vattene!- esclamo, il castano scuote la testa e senza aggiungere altro si allontana da noi, i miei amici mi si avvicinano preoccupati, io incapace di reggere la tensione di due intere settimane ancora un secondo in più, scoppio a piangere affondando il viso tra le mie mani

-tesoro, hey- Leslie immediatamente avvolge le braccia attorno al mio corpo

-perché non ha mantenuto la promessa? Perché?!- quasi urlo ormai completamente travolta dal panico, dall'agitazione, Leslie si limita a cercare di calmarmi abbracciandomi forte, mentre le lacrime mi rigano il viso

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