‣ Capitolo 5

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“Giurai che quegli occhi sarebbero stati miei, che mi avrebbero cercato

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Giurai che quegli occhi sarebbero stati miei, che mi avrebbero cercato.
Che mi avrebbero guardato come qualcosa di più di uno straccio sporco. Se qualcuno me l'avesse chiesto, gli avrei confessato che , avrei fatto pazzie per avere quegli occhi.”

- Charles Bukowski

Capitolo 5

Mi pentirò di quel che sto per fare, sono certa che me ne pentirò.

Sono ormai le nove, fuori è buio, mia zia Judith e Hayden dormono, mentre io sono qui seduta sul bordo del materasso con l'agitazione alle stelle.
Non sono una che disobbedisce alle regole solitamente, ma non volevo deludere i miei amici e penso che uscire, anche se solo per stasera, mi farebbe bene.

Sollevo lo sguardo osservando il mio riflesso nello specchio davanti a me, scosto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e controllo che la mia camicetta color caramello sia ben sistemata all'interno della minigonna di jeans, e che il velo di trucco indossato sia a posto, sospiro e decido che continuare ad aspettare non mi porterà da nessuna parte.

Afferro la borsa poco distante da me e mi alzo dal letto, silenziosamente mi avvicino alla porta e posando la mano sulla maniglia la apro lentamente, guardo a destra, poi a sinistra e dopo essermi assicurata che tutto sia come dovrebbe, sgattaiolo in punta di piedi fino al piano inferiore.
Ho il cuore che mi batte come se stessi evadendo di prigione, è una situazione paradossale.

Una volta di sotto mi muovo con passo felpato, guardandomi attorno prima di avanzare ulteriormente.
Con un ultimo passo raggiungo la porta e mi rendo conto di essere arrivata al punto più critico, se mia zia dovesse scoprirmi sarei nei guai fino al collo.
Poso delicatamente la mano sulla maniglia e con molta cautela l'abbasso provocando un click che la fa aprire

-Aurora! Che fai?- sussulto portandomi una mano al petto e sospiro sollevata quando noto Hayden alle mie spalle

-cazzo..- farfuglio riprendendo fiato

-che stai facendo?- domanda sottovoce, la sua espressione seria

-H ti prego, non dire nulla a tua madre- supplico incrociando il suo sguardo
-solo per stasera, mi hanno invitata ad una festa al Karaoke Burger, ti prego- continuo a supplicarlo sperando che ceda, lui scuote appena la testa

-stavo uscendo anch'io- ridacchia mantenendo un tono di voce basso, alle sue parole sgrano gli occhi e un sorriso appare sulle mie labbra
-su, usciamo, fa' silenzio- mi incita, e sollevata esco di casa seguita da lui, che si assicura di chiudere la porta senza fare rumore.

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