‣ Capitolo 29

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“La tristezza è causata dall'intelligenza

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“La tristezza è causata dall'intelligenza. Più comprendi certe cose, e più vorresti non comprenderle.”

- Charles Bukowski

Capitolo 29

Un mese e mezzo.
Un mese e mezzo ormai che di Jason io non so assolutamente nulla.

Non riesco neppure a descrivere come mi sento, come sto trascorrendo queste giornate.
Ho come la sensazione di aver messo la mia vita in pausa con un tastino del cazzo un mese e mezzo fa, sono letteralmente bloccata, non riesco a fare nulla, non riesco a pensare, non riesco neppure a cercare di andare avanti, non riesco a non farci caso, non riesco a reagire in nessun modo.

Un mese e mezzo è tanto tempo, Jason non è mai tornato a casa, e se non tornasse affatto?
Se non lo vedessi mai più?
Insomma, non è certo un'alternativa da escludere, e ormai tutto quel che faccio è proprio questo, formulare ipotesi che discuto con me stessa e che butto giù immediatamente oppure archivio in attesa di idee più sensate.
Però in effetti, quest'ultima potrebbe non essere sbagliata, Jason potrebbe davvero aver deciso di andare via e di non tornare più.

Ma in ogni caso, che sia una scelta momentanea oppure permanente, come può farmi questo?
Come può andare via senza dirmi nulla, senza preoccuparsi della mia reazione, senza pensare minimamente a come io possa starci, a come io possa reagire, a come io possa vivere la sua mancanza?
Chi diavolo si crede di essere per sottovalutare i miei sentimenti in questo modo?
Onestamente non so se provo più rabbia nei suoi confronti oppure nei miei, perché mi sento talmente stupida ad aver pensato che a lui potesse davvero importare di quel che io provo, in realtà non gliene frega assolutamente nulla.
Non gliene frega nulla perché se io per lui contassi qualcosa non mi tratterebbe in questo modo, non mi terrebbe al di fuori della sua vita, non svanirebbe nel nulla lasciandomi senza sue tracce per un mese e mezzo, e per quanto ancora non so.

Allo stesso tempo però sono così tremendamente preoccupata, perché soltanto ricordare le condizioni in cui lo trovai quando andai da lui a sua insaputa mi terrorizza.
Pensare che ora potrebbe essere solo, ubriaco, incosciente e chissà dove, mi fa gelare il sangue nelle vene, perché nonostante il suo egoismo, nonostante il suo menefreghismo, tutto quello che vorrei è proteggerlo, saperlo al sicuro, al riparo da ogni pericolo, da ogni dolore.
Vorrei poter sapere cosa frulla nella sua testa, cos'è che lo fa star male, cos'è che spesso lo riduce in quelle condizioni, cos'è che lo porta a bere, ad avere scatti d'ira.
Vorrei che capisse che di me può fidarsi esattamente come io mi sono fidata di lui, ma non lo fa, e mi sono resa conto di quanta verità ci fosse nelle parole di Tommy qualche settimana fa, perché in effetti io di Jason non so praticamente nulla.
Certo, mi ha detto della morte dei suoi genitori, ma non so altro, mentre lui di me sa ogni cosa, gli ho raccontato la mia vita, mi sono aperta a lui e lui è stato così comprensivo, così empatico.

Ora sono ad un punto cieco.
Non so se essere furibonda e smettere di fidarmi di lui, o se aspettare e dargli un'altra possibilità di spiegarsi, di giustificarsi.
Ma dopotutto, cosa cambierebbe? Diciamocelo, io resterei qui nel mio letto a pensarci ventiquattrore al giorno in ogni caso, perché ormai ci sono dentro fino in cima ai capelli, e sono sempre stata consapevole del pericolo che correvo, mi sono sempre detta che per lui ne valeva la pena.
Ora però, forse, non ne sono più così sicura.

-Aurora, posso?- sento la voce di Hayden dall'altro lato della porta e mi passo le mani sul viso mugolando incomprensibilmente

-sì- dico dopo, quindi la porta si apre e mio cugino entra nella mia camera.

Resta sulla soglia per qualche secondo, mi osserva e poi mi si avvicina, sedendosi ai piedi del letto

-stai così da più di un mese, Aurora, non puoi andare avanti in questo modo- mi fa notare

-lo so- ammetto

-esci di casa soltanto per andare al college, ormai non vai al Karaoke Burger da settimane, isolarti non ti fa bene- continua, io sospiro sonoramente, poi mi metto a sedere e i nostri sguardi si incrociano

-Hayden, non riesco a non pensarci- confesso

-ma stare chiusa nella tua stanza non ti aiuterà- quasi mi rimprovera
-ascolta Aurora, almeno provaci, okay? Ai tuoi amici manchi, e manchi anche a me, non farti del male in questo modo..- la mia espressione si affievolisce alle sue parole, e mi rendo conto di quanto anch'io sia stata egoista in questo periodo

-Dio, lo so H, hai ragione..- mugolo scuotendo la testa, i miei occhi si riempiono di lacrime, mi sento così sopraffatta da questa situazione, da tutto

-lo vuoi un abbraccio?- domanda accennando un sorriso per poi allargare le braccia, io annuisco appena e senza esitazione il riccio mi si avvicina maggiormente per abbracciarmi
-vedrai che andrà tutto bene, ma nel frattempo non puoi fingere che la vita non vada avanti..- sussurra al mio orecchio, e per quanto faccia male ammetterlo: ha ragione.

Mi stringo forte tra le sue braccia e quando l'abbraccio si scioglie Hayden si alza dal letto, mi porge le sue mani e mi invita a fare lo stesso

-ora facciamo una cosa- propone
-tu va' a farti una doccia, metti qualcosa addosso, io vado a cambiarmi e poi ti porto a fare una passeggiata, andiamo a prendere un gelato, mh? Che ne dici?- domanda entusiasta, io sorrido appena alle sue parole e ancora una volta, mi rendo conto di essere estremamente fortunata

-d'accordo- accetto

-oh, e domani sera- aggiunge
-uscirai con i tuoi amici, che tu lo voglia o meno- mi minaccia con tono scherzoso, io lo scruto divertita dal suo atteggiamento, ma annuisco
-questa è l'Aurora che conosco!- esclama lui pizzicandomi una guancia, poi si avvia verso la porta, ma io lo fermo

-H, aspetta- attiro la sua attenzione, quindi lui si volta
-grazie..- mormoro

-grazie? Credi che queste sedute siano gratuite?- domanda scherzando, entrambi ridiamo alla sua battuta, poi si volta per uscire dalla mia stanza, ma per la seconda volta io lo fermo

-H- lo chiamo

-cosa c'è ora?- ridacchia voltandosi divertito

-mi daresti un altro abbraccio..?- domando lasciando sporgere il labbro inferiore, lui china leggermente la testa e accenna un sorriso, due fossette appaiono ai lati delle sue labbra

-tutti quelli che vuoi.-

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