Una domenica pomeriggio, suonò il campanello. Luna andò ad aprire e si ritrovò davanti una donna bellissima, che la squadrò dall' alto in basso da sopra un naso a punta semplicemente perfetto. Era bionda, magra ma con i fianchi pieni e alta circa trenta centimetri in più di Luna.
- Sono Ludmilla – disse la donna. – Chi sei tu?
- Luna – rispose lei. – Vivo qui.
Ludmilla si accigliò. – Con Ivan Drago?
-Mmm-mmm.
Ludmilla parve sospettosa. – Quanti anni hai? Tredici?
Gli occhi di Luna si strinsero. – Sedici. E tu? Quaranta?
-Io ne ho ventiquattro, di anni! – esclamò Ludmilla indignata. – Adesso va' a chiamare Ivan.
Dato che pronunciava una media di dieci parole al giorno, Drago non aveva esattamente parlato di Ludmilla a Luna, ma lei si era fatta un'idea da alcune allusioni, dai moduli per il divorzio e, soprattutto, dal fatto che Ludmilla fosse scomparsa immediatamente dopo l'incontro con Rocky Balboa.
Le lanciò un'occhiata diffidente, che fu prontamente ricambiata con uno sguardo carico di disprezzo, e si allontanò chiamando: - Ivan, è per te -. Poi si chiuse in cucina per fare i compiti, lasciando la porta aperta di uno spiraglio.
Drago emerse dal corridoio e rimase di sasso nel vedere chi c'era sulla porta. -Ludmilla. Chto ty zdes' delayesh'? Che ci fai qui? -. Sentì un'ondata di spavalderia, che crollò immediatamente quando si rese conto che Ludmilla, nel suo tailleur grigio con la camicia bianca, era vestita come se dovesse partecipare a un meeting aziendale, mentre lui non era in pigiama, ma poco ci mancava.
Ludmilla fece un passo avanti e lo abbracciò nel suo modo strano, rigido e formale, e lo baciò leggermente su una guancia. Per un riflesso automatico, Drago fece per circondarla con le braccia, ma lei si staccò. - Ivan. Ya iskal tebya vezde. Ti ho cercato dappertutto. Come te la passi? -. Fissò la sua maglietta sbiadita con disapprovazione.
- Nu navernoye. Bene, immagino – rispose Drago. I suoi occhi, quasi sempre distanti, adesso erano lucidi, dilatati dalla sorpresa. Già non parlava quasi per niente, ma l'afasia diventava totale se Ludmilla era nei paraggi.
Sentì Luna, dalla cucina, tirare su col naso per prenderlo in giro.
I due si fissarono da un capo all'altro del salotto. La prima a parlare di nuovo fu Ludmilla. – Sono così felice di vederti. Non m'inviti a entrare?
Drago disse: - Entra.
Ludmilla entrò e chiuse la porta. Drago non le offrì da bere, né le disse di sedersi. Ludmilla si accomodò comunque sulla poltrona a fiori di Louisa, mentre Drago rimase in piedi, serio come al solito. La scrutò. Era totalmente fuori contesto. Gli sembrò che il suo fisico si fosse ammorbidito, rispetto a quando l'aveva vista l'ultima volta.
- Cosa c'è? – chiese.
Ludmilla si guardò in giro. I suoi occhi si soffermarono sulle foto sparse in giro che ritraevano la famiglia Russell, dove Luna a cinque, dieci, tredici anni rideva in compagnia di una Louisa più giovane e più sana e di un bell'uomo, alto e robusto, che doveva essere suo padre, Hugh.
Fece un cenno verso la cucina con la testa. – Hai adottato quella ragazzina disadattata? -. Era evidente che si stava chiedendo perché mai Drago frequentasse una sedicenne.
- Non l'ho adottata. L'alleno. E vivo a casa di sua madre. Cosa fai qui?
- Non sai cosa ho dovuto fare per trovarti. Ho dovuto far rintracciare il tuo vecchio albergo partendo dal numero da cui mi avevi chiamato a gennaio. Poi loro mi hanno dato quest'indirizzo -. Ludmilla abbassò lo sguardo e le lunghe ciglia le ombreggiarono le guance. – Ho pensato molto a quello che è successo tra noi, Ivan. E ho capito di essermi comportata da stupida. Mi manchi moltissimo. Credo sia il momento che ci concediamo un'altra occasione.
Non era quello che Drago si aspettava di sentire. Pensò ai moduli immacolati del divorzio, che non aveva toccato perché una parte di lui aveva aspettato, per tutto quel tempo, che Ludmilla tornasse nella sua vita. – E il tuo nuovo fidanzato?
Ludmilla fece un gesto vago. – Ya ostavil yego. L'ho lasciato.
Drago si allontanò un po'. - Davvero? Perché?
Ludmilla batté le palpebre. – Mi sembri un po' troppo guardingo, Ivan. Cosa c'è? Non ti fidi più di me?
Gli occhi di Drago si spalancarono. – Sì, certo che mi fido. Sto solo...uh...cercando di capire.
- Be', l'ho lasciato perché lui non era te. Non hai ancora compilato i moduli per il divorzio, vero?
Drago provò una punta di fastidio, prontamente repressa, perché lei lo dava per scontato. - No.
- In realtà, nemmeno io. Sono contenta, Ivan. Mi sembra un segno che nessuno di noi due è davvero pronto a lasciar andare l'altro. Io voglio riprovarci. Tu vuoi riprovarci?
Drago ci pensò. Stranamente non era entusiasta. Perché? Non aspettava questo momento da quasi sei mesi? Forse era lo shock e avrebbe avuto una reazione a scoppio ritardato. Sì, doveva essere così.
Annuì. – Voglio riprovarci.
-Grandioso! -. Ludmilla saltò in piedi. – Andiamo a cena, stasera. Abbiamo molto di cui parlare. Aspetto qui. Nel frattempo, telefono al ristorante -. Gli si avvicinò, si alzò sulle punte e lo baciò leggermente sulle labbra. Poi tornò ad accomodarsi sulla poltrona.
Drago guardò l'orologio. Le sette. Bene, aveva un sacco di tempo. Erano le sei e un quarto.
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Gatekeeper
FanfictionDopo la sconfitta contro Rocky Balboa, Ivan Drago torna in Russia. Dove non resiste neanche un minuto. Sopraffatto dal senso di sconfitta, abbandonato da tutti, compresa sua moglie Ludmilla, torna in aeroporto e prende un aereo qualunque, verso una...