Alla fine dell'allenamento successivo, Drago aspettò che tutti gli altri fossero usciti dalla sala prima di fermare Alice, che stava per fare lo stesso.
Lei lo guardò stupita.
-Hai da fare? – le chiese lui, impacciato.
Alice sorrise. – No, perché?
- Pensavo che potremmo...Non so...Mangiare qualcosa insieme?
- Oh! -. Alice si tormentò un ricciolo. – Certo. Sicuro.
- Davvero?
- Sì. Ci troviamo fuori dalla palestra.
Alice aveva mantenuto un tono amichevole e spensierato, come se le facesse piacere l'invito di Drago ma non al punto di non stare nella pelle. Però, più tardi, passando davanti allo spogliatoio femminile, Drago la sentì ridacchiare e lanciare piccoli strilli soffocati di eccitazione insieme a Luna ed Eveline, due suoni che Ludmilla non avrebbe mai prodotto in vita sua.
Donne. Ma almeno adesso sapeva che Alice era contenta.
La componente maschile, invece, era uno stormo di avvoltoi. L'avevano sentito invitare fuori Alice e piombarono su Drago non appena mise piede nello spogliatoio per dispensargli consigli di cui, intuivano, aveva un bisogno disperato.
Ludmilla si faceva sempre portare a cena in posti eleganti e raffinati. Ad Alice piacevano i pub. Portò Drago al suo preferito e volle assolutamente dividere il conto a metà. Andarono con la macchina di lei: quella di Louisa aveva ormai raggiunto livelli di inefficienza imbarazzanti. Adesso partiva solo se la si spingeva fino in cima a una discesa; poi bisognava avviare il motore e scalare le marce fino alla quarta, tenendo le portiere aperte in modo che i passeggeri scesi a spingere potessero rincorrere l'auto lanciata in discesa e saltarci sopra. Sebbene fosse un ottimo esercizio fisico per Luna, Drago voleva risparmiare l'esperienza a Alice, dato che quella sera non sarebbe stato il suo allenatore. Almeno sperava.
Ludmilla beveva champagne, Alice birra scura. La conversazione che intavolarono sopra due boccali e un paio di hamburger fu libera di spaziare ovunque. Dopo due ore, in cui non ci fu mai neanche una pausa di silenzio imbarazzato – perché Alice suppliva ai silenzi di Drago quando li sentiva arrivare; ma lui stava in silenzio un po' perché era la sua natura, un po' perché gli piaceva ascoltarla – sapevano tutto l'uno dell'altra. Alice era la seconda di quattro fratelli, due maschi e due femmine, tutti sportivi. Oltre a insegnare kickboxing e a praticare il pugilato, era laureata in pedagogia e faceva l'insegnante di sostegno in una scuola privata. Drago parlò di sé un po' più diffusamente di quanto fosse solito, per rispondere alle domande di lei. Le raccontò della Russia, si divertì un po' alle spalle di Koloff, Vega e Rimskij – che lei aveva visto in TV – e rievocò qualcuno dei suoi match passati. Di solito non erano argomenti di cui gli piacesse parlare, ma era molto più rilassato del solito. Alice lo faceva sentire...sì, insomma...umano.
- Pensi che tornerai a combattere? – gli chiese Alice.
- No. Per me sarebbe...doloroso – spiegò Drago tranquillamente.
- Mai quanto per i tuoi avversari.
– Non sarebbe quel tipo di dolore.
Alice sorrise. – Ti rendeva felice?
Drago annuì brevemente.
- Allora dovresti tornare sul ring.
- Non credo che il ring mi voglia più.
- Sciocchezze. Perché hai perso contro Balboa? Lui non è certo l'ultimo dei cretini arrivato a valle con la piena.
Drago non capì bene la frase, ma intuì il senso. – Sono alto almeno venti centimetri in più di lui, peso di più, sono più forte, sono...Ero meglio allenato e per giunta pieno di steroidi. Avrei dovuto vincere al primo round. Non mi capacito ancora di come sia potuto successo. Ora non ho più nulla.
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Gatekeeper
FanfictionDopo la sconfitta contro Rocky Balboa, Ivan Drago torna in Russia. Dove non resiste neanche un minuto. Sopraffatto dal senso di sconfitta, abbandonato da tutti, compresa sua moglie Ludmilla, torna in aeroporto e prende un aereo qualunque, verso una...