Dicembre

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Dicembre

Luna aveva sentimenti contrastanti riguardo al non essere arrivata in finale. Da un lato, era in preda alla delusione. Dall'altra, era più rilassata per il fatto di non dover più vivere con l'ansia da prestazione. Però, l'ansia era un prezzo ragionevole da pagare per la vittoria, quindi di solito era il primo stato d'animo che prevaleva.

Luna non era più invasata come subito dopo la morte di suo padre, ma aveva capito cos'era in grado di fare e adesso aveva una consapevolezza di sé che la faceva sembrare più sicura e matura di quando Drago l'aveva conosciuta.

Drago si stava cercando un appartamento – qualcosa che non costasse ottocentomila dollari – e intanto continuava ad allenare i ragazzi. Pareva che gli altri considerassero Luna con una sorta di nuovo rispetto, del genere che si tributa a chi è sopravvissuto a una tremenda battaglia...O a quella iena di Myra LaPoint.

E poi, una settimana dopo che Luna aveva finalmente preso l'agognata patente (ma Drago temeva seriamente per la vita di tutti i passeggeri ogni volta che c'era lei al volante) e due prima di Natale, successe il miracolo.

Luna stava mettendo le luci a uno spelacchiato abete finto poco più alto di lei, e Louisa sferruzzava un maglione extralarge per Drago. Lui, invece, leggeva. Come regalo di Natale e insieme di compleanno – Drago aveva compiuto ventisei anni pochi giorni prima – Luna era riuscita, non si sapeva bene come, a rimediare una raccolta di classici russi col testo originale a fronte. Dostoevskij, Tolstoj, Buglakov, perfino Solzenicyn, che nell'Unione Sovietica era introvabile perché considerato l'Anticristo del Soviet.

-Così puoi almeno leggere la tua lingua – aveva detto Luna, quasi in tono di scusa – visto che non c'è nessuno con cui puoi parlarla, parlarla sul serio, intendo. Ho pensato che potesse essere come avere una parte di casa tua con te.

Lui non aveva detto nulla. Non aveva nemmeno sorriso. Si era limitato a guardarla. Ma a Luna era bastato per capire di aver indovinato regalo.

Era impegnato col Maestro e Margherita quando squillò il telefono.

Luna corse a rispondere. – Pronto? Sì, sono io...-. Assunse un'espressione sbalordita. Drago e Louisa la guardarono perplessi. Poi, Luna urlò e lanciò il telefono.

-Luna! -. Louisa lasciò perdere il maglione e raccolse il telefono. – Mi scusi. Dica a me, sono la madre. Che cosa? Sta scherzando? Grazie, signore! È magnifico! Ivan!

Drago alzò gli occhi dal libro guardandola nel suo solito modo, cioè come se non fosse sicuro che stessero parlando proprio con lui.

- Luna è stata ripescata. Va in finale!

- Oh mio Dio! Sono dentro! Sono dentro! – urlava Luna, saltando su e giù, con le mani nei capelli.

A quanto pareva, Myra LaPoint aveva dato forfait. Non capirono perché, finché non scoprirono chi sarebbe stata l'avversaria di Luna.

A quanto pareva, persino Myra LaPoint aveva paura di Willow Clark.

La buona notizia era che Luna aveva già combattuto con Willow e quindi sapeva cosa aspettarsi. Come Myra, Willow era piuttosto priva di scrupoli.

Drago intensificò il regime di allenamento, spingendo Luna al limite. Si procurò una palla medica più grande. Faceva indossare a Luna una maschera che le copriva naso e bocca impedendole di respirare bene mentre colpiva il sacco. La portava in piscina per aggiungere la resistenza dell'acqua da vincere. La faceva correre su e già per le scale del condominio e, in generale, lavorare tantissimo sulle gambe, per farle sviluppare una muscolatura sufficiente a proteggere e sostituire la parte di lavoro che il crociato sinistro non poteva più fare.

-Bisogna cambiare approccio – le disse, mentre Luna, riprendeva fiato, sdraiata a pancia in su sul pavimento. – Come ha dimostrato l'incontro con LaPoint, la tua agilità non è sufficiente per vincere. Da questo momento, mangerai, dormirai e respirerai per gli allenamenti. Basta distrazioni e basta perdere tempo con cose come il lavoro, la scuola, o... - lanciò un'occhiataccia a Jonathan – ...i ragazzi.

Secondo lui, la loro strategia aveva fallito la prima volta perché Luna si era esercitata molto di più nella velocità e aveva trascurato la forza e la resistenza al dolore. La tempra di Luna era più mentale che fisica, e il fatto che alla sua mente andasse bene continuare a combattere con le costole fratturate, non significava che andasse bene anche al suo corpo.

Drago adottò un metodo rozzo ma efficace: gettò Luna in pasto ai membri più nerboruti del gruppo, compreso se stesso.

Quando, dal ring, Drago guardò in giù verso Luna e le disse: - Sali. Oggi combatti con me -, lei lo guardò come se fosse pazzo.

- Cosa?

- Vieni qui. Combattiamo. Adesso.

- Io...no – disse Luna. – Voglio dire, io...

- Ci andrò piano con te – la rassicurò Drago, furbo.

Luna saltò in piedi. – Non ho bisogno che tu ci vada piano con me! Adesso vengo lì. Non muoverti!

- È proprio necessario? – gli chiese Brian, preoccupato.

- Questa è una guerra – sentenziò Drago. – È mio dovere assicurarmi che i soldati siano preparati.

A volte la faceva combattere anche contro due o tre alla volta. Lasciò che la natura facesse il suo corso, e che Luna imparasse a difendersi in fretta e a incassare come si doveva, se non voleva farsi conciare per le feste. Ricominciò a farle combattere gli incontri del fight club clandestino, senza preoccuparsi che gli avversari non fossero sempre femmine e non fossero sempre della sua taglia (né se ne preoccupava Luna). Alla fine dell'addestramento, Luna era piena di lividi, ma in grado di tenere testa a Gabriel da una parte e Henry dall'altra, schivando, colpendo, resistendo a oltranza.

-Hai una seconda possibilità – le disse Drago. – Lavora sodo e non la sprecherai.

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