Il padre di Luna stava sempre peggio. Luna non sembrava spaventata: da quando aveva ripreso ad andare a trovare suo padre, aveva ritrovato un po' di coraggio e si era di nuovo convinta che il suo patto con l'Universo avrebbe avuto la meglio. Stava andando alla grande sul ring e l'Universo, secondo lei, avrebbe senz'altro avuto la pazienza di aspettare un altro paio di mesi, finché non avesse vinto il torneo. Louisa, invece, abbassava gli occhi ogni volta che Drago la guardava.
Quando, il giovedì successivo, Drago arrivò in palestra dopo il suo solito giro di corsa e non trovò nessuno, non capì subito cos'era successo.
Max sbucò fuori dallo spogliatoio, chiuse la porta a chiave e scorse Drago che, immobile in mezzo al corridoio, si guardava intorno. – Ivan, ciao. Che ci fai qui?
-Oggi è giovedì. Dovrebbe esserci il mio corso. Non è arrivato ancora nessuno? – chiese Drago lentamente.
Max sembrò confuso. – Non ti hanno avvertito?
- Di cosa?
- Sto per chiudere e andarmene. Oggi non c'è lezione.
- Perché? Cos'è successo?
Max parve stupito. – È morto il padre di Luna.
Drago lo guardò sbigottito.
- Credevo lo sapessi – aggiunse Max in tono triste.
Drago scosse la testa. - No.
La telefonata dall'ospedale doveva essere giunta poco dopo che lui era uscito. Drago tornò immediatamente a casa, ma ci trovò solo Louisa. Era seduta sul divano, col cappotto ancora indosso, le mani tremanti e l'aria inebetita.
-Louisa – disse Drago.
Lei lo guardò come se gli vedesse attraverso.
Drago si guardò intorno. – Dov'è Luna?
Finalmente, Louisa rispose. Sembrava che avesse i polmoni pieni d'acqua. – Non lo so. Sono andata a prenderla a scuola...L'ho portata a casa...Sono andata in ospedale...Quando sono tornata, non era qui.
- Hai idea di dove sia andata?
- Non lo so – ripeté Louisa; dopo di che, Drago ebbe la netta sensazione che si fosse scollegata dalla realtà e che qualsiasi tentativo di comunicare con lei sarebbe stato inutile.
Aveva iniziato a piovere forte. Drago si mise in macchina e andò ovunque. La scuola, il bar dove Luna lavorava. Nessuno sapeva dove fosse. Andò a casa di ognuno dei ragazzi del corso; Luna non era da nessuno di loro.
Alla fine, quand'era ormai prossimo alla disperazione, a Drago venne in mente di tornare alla palestra. Sotto una specie di diluvio universale, attraversò Charlestown e trovò Luna seduta sui gradini d'ingresso, bagnata fradicia, con la stessa identica espressione di sua madre.
Drago fermò la macchina davanti alla palestra e scese. – Luna?
Luna alzò lo sguardo e lo riconobbe attraverso la cortina di pioggia. Parve esplodere. Si alzò in piedi e, quando Drago si avvicinò, lei fece un passo indietro. Lui la raggiunse e Luna cercò di respingerlo. Drago non si spostò di un millimetro e lei inveì: - Mi avevi detto che sarebbe andato tutto bene! Mi avevi detto...
Drago la tirò a sé, si chinò e l'abbracciò. – Mi dispiace – mormorò, mentre lei si dibatteva cercando di liberarsi. – Mi dispiace tanto.
Luna smise di lottare, gli si aggrappò addosso come se avesse paura di cadere a terra e scoppiò a piangere contro il suo stomaco. Lui la tenne stretta e aspettò che la violenza della crisi si attenuasse. Poi mormorò: - Non puoi restare qui. Forza, andiamo.
Luna si coprì gli occhi con le mani. Aveva la faccia rossa. – Lasciami qui. Per favore.
Ma Drago la portò alla macchina, la fece salire e ripartì verso casa.
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Gatekeeper
FanfictionDopo la sconfitta contro Rocky Balboa, Ivan Drago torna in Russia. Dove non resiste neanche un minuto. Sopraffatto dal senso di sconfitta, abbandonato da tutti, compresa sua moglie Ludmilla, torna in aeroporto e prende un aereo qualunque, verso una...