Il torneo ha inizio

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Settembre

Arrivò il giorno del primo incontro. Luna era terrorizzata, ma seguì Drago e Louisa, che aveva voluto venire, in macchina, poi nel centro sportivo, dove, sulle gradinate, trovò tutti i ragazzi del corso di Drago pronti a tifare.

Gli spalti erano al completo.

- Che ci fate qui? – chiese Luna sbigottita.

- Non avrai pensato che ce lo saremmo persi – disse Alice.

- Pronta per il grande debutto? – le gridò Andy.

Luna scappò nello spogliatoio, inseguita da sua madre, Alice ed Eveline, che ne uscirono qualche minuto dopo.

- Come sta? – chiese Drago.

- Dice che sta per vomitare, ma non l'ha ancora fatto – lo informò Eveline.

Drago era di umore ancora meno tollerante del solito, quel giorno. La mattina, il postino si era presentato con una lettera di Ludmilla. Drago per poco non l'aveva fatto rotolare per tutte le scale. Quando il postino se l'era data a gambe, Drago, disgustato, era stato sul punto di fare la lettera a pezzi, ma Luna l'aveva fermato. – Aspetta! E se è una cosa importante? Potrebbe essere...

-Niet! Sarà un trucco di Koloff. Usa Ludmilla per costringermi a dargli retta.

Drago alla fine non aveva distrutto la lettera, ma l'aveva sbattuta in fondo a un cassetto della scrivania che c'era nella sua stanza e aveva tutte le intenzioni di dimenticarsela. Adesso, però, era ancora arrabbiato e tanto peggio per Luna, che non avrebbe potuto scegliere un momento più inopportuno per farsi prendere dal panico.

- Mandamela fuori. Vediamo se riesco a farla rinsavire io – ordinò a Eveline in tono così sinistro che Eveline non poté fare a meno di lanciargli uno sguardo inquieto prima di tornare nello spogliatoio.

Luna uscì con l'espressione di un coniglio accecato dai fanali di un tir. Drago lasciò partire uno scappellotto sull'orecchio e l'aria intontita sparì di colpo.

- Ahia!

Drago l'afferrò per le spalle. - Guardami, krapivnik. Guardami, ho detto! Essere nervosi prima di un incontro è normale -. Almeno così dicevano. - È tollerabile. Ma il panico no. Capito?

- Ma non pensavo che ci sarebbe stata così tanta gente.

- Sei forte. Sei brava. Puoi vincere. Se provi a perdere perché ti sei lasciata sopraffare dalla paura o perché c'è tanta gente che ti guarda, ya dolzhen slomat' tebya. Io ti spezzo in due -. Drago la fissò con occhi scuri e feroci. – Non voglio vedere esitazioni, né sentire lamentele o scuse. Mi sono spiegato?

- Sì – borbottò Luna. – Grazie per il discorso d'incoraggiamento.

- Prego. Adesso vieni, forza.

Il centro era gremito di gente, giornalisti e telecamere. Due cronisti stavano commentando l'affluenza. I giudici erano al loro posto e l'arbitro bighellonava sul ring. Quando Drago gli passò davanti, lo fissò con sospetto. Drago si chiese se l'avesse riconosciuto, o se si chiedesse solo cosa ci facesse lì quello slavo palestrato.

Drago trovò una panca e aiutò Luna a indossare il paradenti, i bendaggi sottoguanto – ormai usava solo quelli di Drago, anche in allenamento – e i guanti. Poi Luna si alzò e si allontanò senza guardarsi indietro. Drago rimase ad aggirarsi a poca distanza, con la strana sensazione di essere Rimskij e di aver appena spedito Ivan Drago sul ring.

L'avversaria di Luna si chiamava Nettie Cuttleback. Era bionda e, ovviamente, più alta di Luna. Saltellava per sciogliere i muscoli e la guardava come per capire da dove cominciare a demolirla. Luna la studiò.

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