Capitolo 2

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Con il chiodo fisso di un caffè fumante tra le mani,le prime ore di quella mattinata non al meglio iniziata,passarono veloci.

Ciò nonostante mi sentivo spossata dalle ore notturne passate a guardare il soffitto,in compagnia della mia mente diabolica che ad ogni ora,come se avesse un piano già prestabilito,andava a trafugare pensieri oramai seppelliti negli angoli più remoti della mia psiche; purtroppo per me,non è mai servito a nulla l'immenso sforzo nel voler reprimere il ricordo di quelle emozioni...poiché guarda il caso la nostra mente sembra il posto meno adatto per nascondere qualcosa che vogliamo venga dimenticato.

Me lo ripetevo spesso di dover deviare i pensieri su altro,di non dover lasciare ai ricordi quell'ora d'aria che gli concedevo un po' troppo spesso negli ultimi tempi ma non perché non volessi che quelle ferite non facessero più parte di me,quello no,erano delle cicatrici che mi avevano marchiato e lo avevo accettato.Ma non volevo che rovinassero la mia vita ancora una volta.Non soltanto per la mia incapacità di scacciar via quei momenti da prendere come esempio affinché non ci ricada più.

Il frastuono dei diversi ragazzi che sostavano nel corridoio o che ci passavano di fianco,non diedero modo ai miei pensieri di poter viaggiare più di tanto.E non fu un male.

L'intervallo è di certo il momento più atteso da tutti,ma non proprio da me,un'incurabile solitaria che si vergognava a rimanere in un posto un po' più affollato del dovuto per paura di essere guardata o additata.

Ciò in realtà non accadde,non almeno al liceo,ma la mia infanzia non era stata delle migliori da questo punto di vista,procurandomi una visione contorta e spesso errata di ciò che il prossimo potesse pensare di me.Ed in quel momento non ci facevo nemmeno più caso,come se fosse meccanico il ritrovarmi  nel posto più appartato del luogo senza pensarci nemmeno.

Ovviamente l'aver conosciuto delle persone molto estroverse e socievoli che sono coloro che mi hanno tirato fuori dal baratro della mia paura,mi aiutó parecchio perlomeno ad acquisire quel poco di sicurezza che davvero mi mancava.

Io,Cassie ed Audrey dopo esser scese al secondo piano,ci ritrovammo finalmente davanti al bancone del bar della scuola che pullulava di adolescenti,ordinando il solito caffè doppio.

"Alla fine dove sono finite le altre?"domandó Cassie volgendo a me il viso punteggiato di lentiggini appoggiando il gomito sulla lastra metallica.

"Avevano bisogno di fumare."rispose Audrey al posto mio con un'espressione di disappunto scuotendo i ricci corvini.

"Ancora ci riprovano?"chiesi sconvolta e conoscendo i precedenti anche un po' preoccupata."Non gli è bastata l'ultima volta?"

"A quanto pare le minacce della preside non fanno breccia nei loro animi guerrieri."sospiró scherzando ma restando seria quel che bastava.

"Le sospenderanno davvero se le trovano di nuovo."affermó Cassie rinviandosi i numerosi riccioli rossastri dall'altra parte del viso.Ed in effetti non aveva torto,era vietato fumare persino in cortile e le altre del nostro gruppo ricevettero più di un richiamo da chi era addetto a controllare.Mi sono sempre chiesta come facessero a scovarli dato che l'intero edificio sia dentro che fuori,brulicava di ragazzi più che mai durante quei dieci minuti.

"Ecco a voi i tre caffè doppi ragazze."ci chiamó l'anziana signora dietro il bancone consegnando le tazzine in vetro dinnanzi ad ognuna,aprendo un sorriso sul suo volto consumato dall'età.

"Grazie mille Rose."le sorridemmo di rimando allungandole le monete per pagare.Ed una volta afferrate ringraziandoci continuó a sbrigare le altre richieste mostrandoci i lunghi capelli bianchi legati in una treccia.Non sapevo esattamente per quale motivo ma trovai sempre questa sua particolarità interessante,non soltanto perché non si vedono spesso signore di una certa età con dei capelli così lunghi,ma a lei davano quell'aria da persona saggia e genuina che la rendevano stravagante.

Amati così come ami meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora