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"Nome?" una voce fredda chiese con fare severo.

Battei le palpebre diverse volte, la stanza era buia se non per una piccola luce molto distante da me. "Cosa?" mormorai, mossi le braccia ma scoprii di essere bloccata da delle specie di manette. "Dove sono?"

"Nome?" la voce insistette con un tono più annoiato.

Mi guardai attorno, ma non riuscivo comunque a vedere niente. "Cosa sta succedendo? Perché sono qui?" domandai iniziando ad agitarmi.

"Nome, prego." un botto improvviso mi imbolizzò, era come se avessero dato un pugno a qualcosa, probabilmente un tavolo o una parete.

"Renata." mormorai impaurita non capendo cosa diavolo stesse succedendo. D'un tratto sentii una scarica attraversarmi il corpo. "Ouch."

"Nome completo."

Sospirai. "Renata Barnes." risposi infine, magari dandogli retta mi avrebbero lasciata andare. In cambio, però, ricevetti una scossa più forte che mi fece tirare un urlo di dolore. "Ho risposto! Renata Barnes!"

"Non mentire." mi richiamò la voce. "Nome."

Scossi la testa. "Siete pazzi, vi ho appena detto il mio nome!" cercai di liberarmi, ma non ci riuscii. Mi piegati in due sentendo un'altra scossa, veniva dai miei polsi e si estendeva lungo tutto il mio corpo. "Renata Barnes!" urlai dolorante iniziando a piangere. "È questo il mio nome!"

"Nome completo."

"Renata Barnes!" continuai a piangere, strinsi i denti, quella sensazione era orribile. "Basta! Per favore!"

Ma la voce non faceva altro che ripetere la stessa domanda all'infinito, mi chiedeva un nome, il mio nome. Ma più glielo urlavo e più forte diventavano le scosse, la situazione peggiorava se provavo ad ignorarlo.
Andammo avanti per non so quanto tempo, mi sembrarono ore infinite, avevo il viso sudato e gli occhi stanchi, la voce raspa e le mani tremanti.
"Basta." mormorai poggiando la testa contro la sedia alla quale ero legata. "Basta."

"Nome completo." sentii di nuovo, era come un disco rotto, possibile che non volesse smetterla?

"Io-" mi fermai improvvisamente. Qual era il mio nome? Iniziai a respirare irregolarmente, mi sembrava impossibile ricordarlo. "Non lo so." sussurrai riprendendo a piangere. "Com'è possibile."

Nessuna scossa, le luci si accesero e fui finalmente capace di vedere l'uomo seduto dietro una scrivania dall'altra parte della stanza. Questo stava indossando un camice bianco e aveva in mano una penna che stava rigirando tra le dita. "Ripeti."

Deglutii a fatica. "Non ricordo." piagnucolai. "Per favore, non voglio un'altra scossa."

Lui annuì alzandosi dalla sedia e raggiungendomi a passi lenti. "Capisco." mormorò osservandomi attentamente. "Se te lo dico io, risponderai alla mia domanda?" chiese con voce più calda, lo guardai impaurita ma annuii leggermente. "RB303." disse semplicemente.

"RB303?" mormorai confusa, esisteva davvero come nome? Eppure non mi sembrava di averlo mai sentito nella mia vita.

"Qual è il tuo nome?"

"Eh?"

"Qual è il tuo nome?" ripeté con uno sguardo severo.

Sbattei le palpebre, non riuscivo capire cosa diamine stesse succedendo. Dov'ero? Chi era quest'uomo? "RB303?" la mia risposta suonò più come una domanda, ma lui annuì accontentandosi. "Ora posso sapere cosa sta succedendo?" ero disperata.

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