28-Finale

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Dopo un'attenta riflessione, ho capito che questa storia è arrivata alla sua fine, mi spiace solo sia durata così poco. Di solito una mia storia dura più di trenta capitoli, ma considerando che quando ho scritto il primo capitolo di Amnesia pensavo sarebbe stata una short story composta da 10 parti... diciamo che abbiamo fatto Stonks ahaha.
Grazie a tutti voi che avete letto e supportato questa storia, vi lascio al capitolo, ma vi aspetto alla fine di quest'ultimo per fare un paio di riflessioni.

Due mesi dopo...

"Sapevo ti avrei trovata qui." Peter si avvicinò a me con cautela, l'aria di New York era diventata fredda pronta a vivere un altro inverno, sospirai formando una nuvoletta. "Non dovresti essere alla torre?" Chiese poi sedendosi di fianco a me.

Osservai la panchina di legno malandato e poi il mio ragazzo che mi stava scrutando con uno sguardo incuriosito. "Avrei voluto conoscerla." Dissi invece riportando lo sguardo sulla lapide di mia madre. "Ho impiegato settimane per ritrovarla, mi chiedo spesso come sarebbero andate le cose se fossi cresciuta con lei." Mormorai portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Peter mi prese la mano, la sua pelle era calda mentre la mia era fredda come il ghiaccio. "Sono sicuro che tua madre sia orgogliosa di te, hai fatto dei grandi progressi." Mi ricordò e annuii in accordo. "Tu e Bucky siete più uniti che mai, hai un nuovo gruppo di amici con cui ti diverti, hai un fidanzato davvero niente male e un abbonamento a Netflix."

Ridacchiai scuotendo la testa. "Ho ancora molto su cui lavorare, l'altra sera ho avuto una delle mie ricadute." Confessai, era una cosa che succedeva raramente: era come se perdessi la ricognizione di ciò che succedeva intorno a me, tornavo ad essere quella ragazzina spaventata che impugnava una pistola. All'inizio era un problema, ma col tempo io e papà abbiamo imparato ad adeguarci. "Per non parlare delle lezioni di Bruce."

"Il sig. Barnes è stato così gentile a volerti insegnare privatamente." Commentò e alzai le spalle. "Non potevamo rischiare di vederti fare altre risse a scuola." Scherzò e gli diedi uno schiaffo leggero sulla spalla. "Il sig. Stark ha detto che lui faceva di peggio."

"Tipico." Alzai gli occhi al cielo. "Sono così felice di come la mia vita sia cambiata quest'anno." Esclamai alzandomi dalla panchina, lui copiò i miei movimenti. "Ancora non riesco a credere a quella che ero, la prima volta che ti ho visto ho pensato a come farti fuori... e adesso ci teniamo per mano come se niente fosse."

"A volte mi lanci ancora i cereali addosso." Borbottò lui e sorrisi divertita. "Ricordo che avevi paura di mangiare e pensavi che noi tutti ti volessimo avvelenare."

"Devo ricordarti quando mi hai dato lo yogurt scaduto?" Domandai riferendomi all'avvenimento di qualche settimana prima, ero rimasta a dormire a casa sua e per colazione ebbe il coraggio di darmi uno yogurt trovato sul fondo del suo frigorifero. Per colpa sua ebbi crampi allo stomaco per quasi 3 giorni.

Peter alzò le mani in segno di resa. "Non potevo saperlo!" Si difese e scossi la testa. "Ah giusto, la signorina Romanoff mi ha chiesto di portarti alla torre, doveva parlarti di qualcosa importante a quanto pare."

"La zia Nat parla solo di cose importanti." Alzai le spalle. "Tu non dovresti essere a fare il tuo solito giro nel quartiere?" Domandai poi notando l'ora sul mio cellulare, erano quasi le cinque del pomeriggio. "Oppure Tony preferisce tenerti ancora in casa?"

"In questi giorni non succede mai niente di interessante, ho pensato di farti un po' compagnia, a proposito, Michelle e Ned ti salutano! Dovresti uscire con noi qualche volta."

"Sono troppo impegnata con i miei nuovi amici." Scherzai e lui alzò gli occhi al cielo. "Certo che uscirò anche con voi, magari riesco a convincere papà ad invitarli a casa mia e fare una serata con pizza e film." Gli feci l'occhiolino.

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