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"Posso?" Natasha entrò nella mia camera, distolsi lo sguardo dalla tv dove stavo guardando un nuovo film. Annuii mettendo in pausa lo schermo, lei si avvicinò al mio letto. "Peter è tornato a casa, sembrava molto felice." commentò.

Alzai le spalle con un sorrisino. "Si emoziona facilmente." ridacchiai per poi incrociare le braccia al petto. "Mi spiace se ti ho creato problemi stando qui." mi scusai e lei mi guardò sorpresa. "So che non ti sto molto a genio, mi spiace per averti sparato quella volta, pensavo foste voi i cattivi della situazione."

Natasha mi sorrise leggermente per poi prendermi la mano. "Sono io che devo scusarmi, a volte tendo a dimenticare che altre persone hanno vissuto momenti... difficili." sospirò per poi accarezzarmi la spalla. "La verità è che ci sono persone che hanno vissuto anche peggio, tu sei un esempio pratico."

La guardai confusa. "Cosa ti è successo?" domandai incuriosita.

Natasha sorrise e si sdraiò di fianco a me, rimanemmo un attimo in silenzio a guardate il soffitto illuminato dalle luci della città. "Fin da piccola sono stata addestrata in questa scuola privata che doveva allenare le migliori ballerine russe, ma la realtà è che addestravano assassine provette." spalancai gli occhi osservandola attentamente, lei non mi sembrava quel tipo di persona pronta ad uccidere a sangue freddo. "Ho fatto cose di cui non vado molto fiera, ma a differenza tua io sapevo quello che stavo facendo. Ognuna di noi aveva una particolarità che ci rendeva uniche e perfette, non mi interessava molto per chi la stessi usando o perché." alzò le spalle.

"Come sei finita con gli Avengers?" domandai allora.

Lei sorrise. "Clint." affermò, rimasi ferma a pensarci, che fossero innamorati? Ma a me non erano sembrati così vicini, era sicuramente più vicina a Bruce. "Lui era stato mandato ad uccidermi, ma vide qualcosa in me e mi aiutò a diventare quella che sono oggi, abbiamo lavorato insieme da allora e gli Avengers avevano bisogno di qualcuno un attimo responsabile." ridacchiò per poi alzarsi leggermente a guardarmi. "Quello che voglio dire è che siamo partite con il piede sbagliato, siamo entrambe nella stessa barca."

Annuii. "Certo, sinceramente sono felice di risolvere questa nostra faida. Ma, toglimi una curiosità, tu non sei la fidanzata di Clint, vero?" feci un sorrisino interessato.

Natasha spalancò gli occhi per poi scuotere la testa velocemente. "No, certo che no!" esclamò divertita. "Clint  e io siamo migliori amici. Sai, lui ha una moglie e tre figli." mi confessò intenerita. "Io invece... sono come te."

Corrugai le sopracciglia per poi guardarla con un velo di tristezza. "Oh." mormorai dispiaciuta. "Sei anche tu sterile." constatai e lei annuì confermando il mio timore, capii il perché mi avesse abbracciata a quel modo poco prima, decisi di ricambiare il favore e l'abbracciai. "All'inizio non lo sapevo, me lo spiegarono dopo l'operazione." spiegai ricordando le parole dei dottori. "Dicevano che a me non sarebbe servito avere figli, mi avevano rassicurata dicendo che da lì in poi sarei riuscita ad uccidere con più  facilità."

"Non potrò?" domandai con gli occhi lucidi. "È una cosa temporanea?" guardai il dottore che scosse la testa lentamente. "Perché?"

Amanda si fece avanti e mi accarezzò la spalla. "Sarà meglio per tutti, un pensiero in meno." disse con voce dolce. "Tu sei un'assassina, non una madre. Cosa diresti ai tuoi futuri figli?" domandò e abbassai lo sguardo imbarazzata.

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