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Il viaggio di ritorno era stato un silenzio imbarazzante, gli Avengers sembravano tutti un misto tra l'arrabbiato e l'irritato. Peter aveva provato a fare un po' di conversazione, ma ero troppo imbarazzata per mettermi a ringraziarli per essere venuti a riprendermi. Finii poi per addormentarmi abbracciata a mio padre dopo aveva cercato di rassicurarmi.

Quando mi risvegliai, mi ritrovai sul mio letto. Non sapevo quanto avessi dormito, ma dovevo essere davvero stanca visto che erano già le 11 di mattina.

Le memorie di ciò che avevo fatto iniziarono a tormentarmi mentre mi cambiavo di vestiti, riposai l'uniforme dell'agente Loris nel mio armadio e mormorai una breve preghiera sentendomi in colpa.

Mi vestii in un paio di pantaloni da tuta e una maglia lunga, mi fermai cercando di capire se fosse il caso di raggiungere gli altri, magari stavano guardando la tv in salotto o mangiando in cucina. Mi fermai dopo aver afferrato la maniglia della porta, e se non mi volessero vedere?

Con questo pensiero in testa, decisi di tornarmene sul mio letto e mi sedetti a gambe incrociate. Perché l'avevo fatto? Ero stata così sciocca e non avevo dato ascolto a nessuno.

Neanche a mio padre...

Scossi la testa guardando fuori dalla finestra, il cielo era limpido, sembrava una giornata perfetta per uscire con gli amici e fare quelle attività a me impossibili. "Stupida." mormorai tra me e me.

Il problema principale era che non mi pentivo di essere scappata e aver quasi rischiato la vita, la mia unica preoccupazione era quella di non essere andata fino in fondo e non aver ucciso Amanda finché ne avevo la possibilità.

Forse avevo qualche problema, magari non ero semplicemente buona come il resto degli Avengers. Si poteva nascere cattivi? Se sì, io ero l'esempio perfetto.

"Hey." Peter entrò nella mia camera chiudendosi la porta alle spalle, alzai lo sguardo verso di lui per poi fargli un leggero cenno con la testa. "Come stai? Ti senti meglio?" domandò venendosi a sedersi di fianco a me.

Non avevo neanche il coraggio di guardarlo in faccia, ero troppo imbarazzata dalle mie stesse azioni. Alzai le spalle. "Adesso mi odiate?" chiesi con voce rauca, quella era la mia più grande paura: perdere una famiglia che avevo appena trovato.

Peter rimase in silenzio per qualche attimo, mi osservò pensieroso per poi sorridere. "Se ti odiassero, non sarebbero venuti a riprenderti." commentò, ma invece di farmi sentire meglio, non fece altro che farmi sentire ancora più in colpa. Lui notò la cosa e cambiò subito argomento. "Vuoi fare colazione? O preferisci aspettare il pranzo? So che Thor ha chiesto a Clint la pizza."

Lo guardai sorpresa. "Thor sta bene."

Lui ridacchiò. "Certo, serve molto di più per far fuori un Dio." scherzò. "Cos'hai? Non sembri te." disse poi notando il mio sguardo perso.

"Sono mai stata me?" sospirai. "Chi è la vera me? Ho vissuto così tanti ruoli, penso di non essere mai stata più confusa." portai le mani sul viso e cercai di calmarmi. "Vi ho delusi, lo so. Non capisco perché mi parli ancora, sai che non sono altro che una macchina per uccidere."

Peter mi prese la mano. "No, non sei questo." disse sicuro. "Ero arrabbiato... ma la realtà è tutti facciamo errori, non posso dartene una colpa." alzò le spalle. "Per me sei tipo, wow, vorrei avere il tuo coraggio e la tua confidenza."

"Ti sei messo davanti ad una pistola carica." gli ricordai.

"Non avresti sparato, non a me." affermò convinto, ed era vero. Non sarei mai riuscita a sparargli, lui per me c'era sempre stato ed era forse diventato la persona più importante per me. "Renata, io vorrei ricominciare da capo con te." mi confessò.

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