Convincere madama Pomfrey a lasciarli entrare in infermeria come visitatori era stata una lotta all'ultimo sangue per due dei tre componenti del trio d'oro, l'infermiera infatti conosceva fin troppo bene i due ragazzi e, testuali parole, non voleva che due ippogrifi impazziti disturbassero il riposo dei suoi pazienti.
Erano comunque riusciti a convincerla promettendole che, se avessero arrecato disturbo ai pazienti presenti in infermeria e, soprattutto, al professor Lumacorno, avrebbero ripulito l'intera sala senza l'utilizzo della magia finché i poveri malcapitati non fossero guariti.
La donna sembrava aver decisamente apprezzato la loro proposta e, sicura che avrebbero fallito nel loro intento, aveva accettato di concedergli qualche minuto con l'amica, se non altro per consegnarle gli appunti mancanti della lezione del giorno.
Non l'avessimo mai fatto, si era ritrovato a pensare il prescelto, non appena Hermione era venuta a conoscenza della sua punizione, aveva assunto quello sguardo di rimprovero degno della Mcgranitt, e aveva iniziato il suo discorsetto su quanto fosse incosciente e stupido finire in punizione dopo neanche un mese dall'inizio dell'anno scolastico, Harry sapeva bene che l'amica avesse pienamente ragione, in fondo era l'ultimo anno che avrebbe trascorso tra quelle mura, perchè farselo rovinare dalle stupide punizioni di Piton?
“Hai ragione Herm, come sempre, ma io davvero non so cosa ho sbagliato...un minuto prima la pozione era rosa e il minuto dopo...beh...lo sai”
Provò a giustificarsi il moro ma, dallo sguardo inceneritore della riccia, capì che non avrebbe accettato alcun tipo di scuse, era in errore, non c'era altro da aggiungere.
I tre Grifondoro continuarono la loro discussione, principalmente incentrata sulle lezioni e sulla possibile punizione che avrebbe dovuto affrontare. Che gli avrebbe fatto fare? Riordinare l'intera aula? Sistemargli l'ufficio? No, questo Harry era sicuro non sarebbe potuto accadere, sapeva bene quanto il professore avesse odiato dover condividere i propri spazi personali durante il quinto anno, per lui era una tortura dover subire quelle barbariche lezioni, ma, aveva poi compreso, quanto per il docente dovesse essere fastidioso doverlo ammettere nei propri spazi. Nonostante queste consapevolezze il moro era comunque convinto che il dolore del corvino venisse ben colmato da quel sadico piacere che, era sicuro provasse, nel vederlo soffrire e fallire.
Nonostante sapesse bene che sarebbe stato un grande rischio chiedere, la sua curiosità ebbe la meglio, continuava ad avere in mente quella piccola nota trovata sul libro del pozionista, era sicuro che Hermione avrebbe saputo dargli una spiegazione, magari lei sapeva da dove provenisse quella frase, e, grazie a lei, avrebbe potuto capire perché l'uomo avesse cancellato tanta poesia come fosse spazzatura.
La vide assumere quell'espressione concentrata che sempre aveva quando cercava di collegare indizi ed informazioni, sembrava decisamente colpita dalla sua domanda, anche Ron sembrava confuso, Harry non era mai stato un grande appassionato di poesia e letteratura, per cui, anche per il rosso, era piuttosto strana la sua domanda.
“I primi versi sono certa provengano da un'opera letteraria, lo scrittore era un mago inglese, le sue opere ebbero molto successo anche nel mondo babbano, sono certa che ne hai sentito parlare, è Shakespeare, ma è un po' insolito che qualcuno scriva qualche suo sonetto...”
Borbottò la giovane, come se si stesse sforzando di ricordare da quale opera fossero tratte quelle parole. Harry, per sviare i sospetti, le aveva assicurato di aver trovato un bigliettino con su scritta quella frase, proprio sul suo banco poco prima che il calderone esplodesse, inondandolo, in tal modo che la Grifondoro non avrebbe potuto chiedere il pezzo di pergamena sulla quale erano state scritte.
“Ne ho sentito parlare anch'io”
Si intromise il rosso, anch'egli con aria pensierosa, prima di riprendere a parlare, causando lo stupore dei due amici.
“Papà diceva spesso questa frase quando mamma si lamentava di essere ingrassata, magari possiamo chiedergli da quale libro l'ha presa”
I tre si sorrisero a vicenda, annuendo e concordano che, quella sera stessa, Ron avrebbe mandato un gufo alla tana chiedendo informazioni al padre.
Una volta fuori dall'infermeria, mentre si dirigeva, come gli era da poco stato comunicato da Gazza, verso la foresta proibita, Harry iniziò a sentire i sensi di colpa farsi sempre più presenti e vicini, odiava dover mentire ai propri amici, in particolare, odiava dover causare preoccupazione in loro, ma lui era certo, era convinto che quella frase non fosse lì per caso, e poi perché cancellarla? Solo vergogna? Paura del rifiuto? O magari paura di essere scoperto da qualche bullo? Harry non voleva credere che Piton fosse così sciocco. Aveva lasciato scritta in bella vista una formula potenzialmente mortale, e il prescelto era sicuro che il corvino mai sarebbe stato così idiota da lasciare tale incantesimo alla portata di tutti. Era quindi certo che il diario del principe dovesse essere sempre fra le mani del possessore.
Ma la domanda restava sempre lì nella sua mente, perchè cancellare una nota del genere con tanto impeto? Cosa era potuto accadere di così terribile? Con questi quesiti ancora a ronzargli per la testa, il Grifondoro neanche si accorse di essere arrivato alla propria meta, almeno finchè non sentì il professore schiarirsi la voce nel tentativo di richiamare la sua attenzione visto che, immerso com'era nei propri pensieri, neanche si era accorto di averlo superato di almeno dieci passi.
Cupido
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~Amortentia~
FanfictionLa guerra è finita, e tutti si sentono quasi euforici all'idea di rientrare finalmente alla scuola di magia e stregoneria, sarà possibile credere, che Harry Potter avrà finalmente un anno tranquillo? O sarà solo un dolce e lontano miraggio nella van...