09. Domande Illecite

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Se c'era una cosa che Severus Piton odiava più chi chi osava invadere la sua privacy, era sicuramente essere fissato. Naturalmente non poteva impedire del tutto che questo accadesse, ad esempio, in aula, dove spesso era necessario che gli alunni gli prestassero quanta più attenzione possibile, non poteva impedire loro di fissarlo, tuttavia la loro distrazione e il suo aspetto considerato
sgradevole, contribuivano a impedire che ciò accadesse.

Una volta arrivati al punto interessato, aveva affidato a Potter un compito a dir poco insulso, anche un primino sarebbe riuscito a portarlo a termine con successo. Eppure quella testa di legno d'un Grifondoro aveva preferito sprecare tempo prezioso a fissarlo! A quale scopo poi? Era davvero convinto di poterlo prendere di sorpresa e attaccarlo? O magari stava studiando le sue mosse per prevederle in futuro? Naturalmente tutte queste ipotesi, considerando il quoziente intellettivo del soggetto in questione, erano decisamente troppo articolate e complesse.

Non capiva cosa passasse per la mente contorta di quel ragazzino, era assurdo, neanche una punizione tanto semplice era in grado di portare a termine senza urtargli il sistema nervoso. Severus aveva comunque deciso di aspettare continuando a raccogliere le erbe che gli interessavano senza mostrare subito al moro il suo disappunto, almeno finché il ragazzo non avesse fatto un passo falso.

Non dovette attendere molto dato che il giovane dopo neanche due ore dall'inizio della punizione aveva già commesso un primo, fatale, errore. Allora, come un fulmine, letale e silenzioso, il docente si era alzato di scatto piombando alle spalle del prescelto, sfoderando la sua migliore espressione derisoria e la sua più perfetta voce di rimprovero:

“Potter! È mai possibile che non sappia portare a buon fine un compito tanto semplice?! Dieci punti da Grifondoro, e altri cinque per essere una fastidiosa, guardona, spina nel fianco!”

Il tono di voce era basso, ma per nulla pacato, impassibile come  era sempre stato, ma decisamente più sgradevole o almeno così voleva che risultasse il pozionista.

Ma, dall'espressione confusa del Grifondoro, come se si fosse appena svegliato da un sogno, il docente potè immaginare che lui avesse fatto nascere nel ragazzino qualche brutta idea, probabilmente un altro dei suoi tentativi di guai, come era solito fare da sette anni a quella parte. Non sarebbe rimasto affatto stupito nel vedere nuovamente quell'aria sospettosa negli occhi di Potter ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, una testa vuota come la sua, neanche dopo aver avuto prove su prove della sua innocenza avrebbe davvero accettato tale realtà, o almeno così credeva il pozionista.

“Scusi signore”

Così si era limitato a rispondere il ragazzo, in un sussurro appena udibile, chiedendo scusa alla piccola fata che era scappata via correndo in quelle che avevano tutta l'aria di essere lacrime.

Con uno sbuffo interiore, il capo-casa Serpeverde, controllò velocemente che ore fossero, l'orologio segnava già le undici, il coprifuoco era passato da un pezzo e, nonostante odiasse ammetterlo, Potter aveva già portato a termine buona parte del suo operato.

“Vada via Potter, la punizione per oggi si conclude qui, l'aspetto la prossima settimana, le darò indicazioni per il luogo”

Con queste parole piuttosto veloci aveva tirato fuori la bacchetta e, con un gesto veloce della mano, tutti gli ingredienti recuperati erano stati riposti in dei cofanetti e nascosti dal mantello del professore. Avrebbe trascorso il resto della sua serata a riordinarli.

Il moro intanto aveva già iniziato a camminare verso il castello, seguito a breve distanza dal poizionista che, con passo sicuro, fece per superarlo, quando sentì il ragazzo parlare;

“Professore? Il libro del principe...com'è finito tra quelli in comodato d'uso al sesto anno? Glielo ha messo lei? Perchè?”

Quella domanda lo lasciò a dir poco di stucco, perchè gliela stava ponendo proprio in quel momento? Si voltò di scatto, riducendo gli occhi a due fessure, guardandolo come se volesse scavargli fino in fondo al più buio pezzo d'anima.

“È un po' tardi per pormi questa domanda, lei non trova Potter?”

Il giovane si limitò ad un'alzata di spalle tutt'altro che rassicurante e, con passo felpato, come se avesse paura che il docente lo colpisse da un momento all'altro, si avvicinò a lui;

“Perchè? Perchè lasciare un bene tanto pericoloso in balia di tutti noi? Anche questo faceva parte dell'accordo con Silente? Ma perché-”

"Ora basta Potter, torni immediatamente alla sua torre o sarò costretto a toglierle altri punti"

Sciocco Grifondoro, si ritrovò a pensare il corvino mentre, ignorando i richiami e gli schiamazzi del moro, tornava velocemente verso il castello.

Come avrebbe potuto confessargli l'amara verità? Gettare il proprio orgoglio ai suoi piedi e lasciare che lo calpestasse, no, era assolutamente fuori discussione! Era già abbastanza umiliante  il dover sopportare che quello stupido ragazzino ingrato avesse avuto accesso al libro. Fortunatamente Albus si era preso la briga di incantarlo per evitare di far sapere a quella testa di legno troppe cose sul suo conto.

Ciò nonostante il suo diario era finito nelle mani di quell'imbecille e chissà dove fosse sparito ormai, a detta della Granger, da come aveva potuto udire da una sua discussione con Potter, il libro doveva essere andato perduto durante quel Ardemonio scagliato in guerra alla stanza dei requisiti, e, forse, era meglio così.

Cupido

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