13. Senza Cuore

905 49 10
                                    

Tra gli innumerevoli insulti che gli venivano rivolti fin da bambino particolare spicco aveva il suddetto: sei senza cuore.

Rivoltogli per la prima volta dal padre quando alla tenera età di dieci anni lo aveva osservato tagliarsi, per errore, la mano con le forbici da giardinaggio. A detta del padre aveva assunto un'espressione compiaciuta nel vederlo perdere sangue e, alle sue continue richieste di aiuto, si era limitato a continuare ad osservarlo dall'alto in basso con un ghigno perfido e soddisfatto stampato sul volto.

Questa splendida nomina di uomo senza cuore era decisamente diventata una sorta di ulteriore soprannome, come se già mocciosus, untuoso, viscida serpe e bastardo mangiamorte non fossero sufficienti, non appena mise piede tra le mura di Hogwarts.

Se lo era continuato a sentir dire tanto spesso e con tanto odio nel tono di chi glielo diceva che, alla fine, era finito per credere che fosse vero.

Poteva dire di non essere un  moccioso, perchè ormai era un adulto piuttosto rispettato, o temuto, Severus pensava dipendesse dai punti di vista, poteva scriversi in fronte quante volte a settimana si lavasse i capelli, ossia tutti i giorni, poteva anche iniziare a girare con una bandierina con su scritto “faccio il doppio gioco” ma il Pozionista sapeva bene che sarebbe stato perfettamente inutile. Quelle voci su di lui non sarebbero mai andate via, avrebbero continuato a tormentarlo fin dopo la morte, non importava quanto potessero essere assurde e false. 

Così come quelle voci sul suo aspetto e sulla sua morale non sarebbero mai andate via, neanche la nomina di uomo senza cuore sarebbe sparita. Per un breve periodo della sua vita la consapevolezza che tutti lo considerassero tale era riuscita a ferirlo, ma, crescendo, aveva capito una cosa: lui un cuore lo aveva, ma non avrebbe permesso a nessuno di venirne a conoscenza, nessuno che non ne fosse degno.

Con lo scorrere degli anni e degli eventi, il corvino aveva deciso che  il suo cuore sarebbe davvero dovuto sparire, era a causa sua se aveva sofferto tanto nel sentirsi strappare Lily dalle braccia ed era sempre colpa sua se non riuscisse a sopportare la vista di Potter.

Per cui la soluzione migliore per il docente era stata quella di avvolgere il proprio cuore, e con esso tutte le emozioni che conteneva, in una folta e cupa nebbia, nera e insormontabile come la notte.

Pensava spesso a questa sua scelta durante quelle notti in cui era costretto a fare la ronda per i corridoi del castello, si lasciava andare alla lieve malinconia, a quei ricordi di gioventù che lo vedevano protagonista, mano nella mano alla sua migliore amica mentre di nascosto si infiltravano nelle cucine per rubacchiare qualche dolce che piaceva tanto alla rossa.

A Severus i dolci facevano venire il voltastomaco fin dalla più tenera età, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendere felice la sua bella e coraggiosa Grifondoro. Tuttavia quel periodo di dolce spensieratezza infantile aveva avuto fine già al terzo anno alla scuola di magia e stregoneria.

Lily si era fatta altri amici oltre a lui, altre amiche, per cui si vedeva in obbligo di tornare presto in dormitorio per poter passare la serata con loro, lasciando il Serpeverde fuori dal quadro della Signora Grassa, col ricordo di un solo, fugace, bacio sulla guancia ad accompagnarlo giù per le scale verso i sotterranei.

Il pozionista poteva ancora sentire la dolce morbidezza di quelle labbra sul suo viso, poteva percepire la stretta delicata alla mano destra, riusciva quasi ad inalare il dolce profumo di Lily che era solito invadergli le narici, entrargli dentro, fino a sfiorare quella nube tenebrosa che gli avvolgeva il cuore facendola traballare, come se potesse rompersi da un momento all'altro.

Il professore si lasciava quindi andare ai ricordi durante quelle lunghe serate mentre, come un'anima in pena e nero come un'ombra, camminava felpato su e giù per i piani, dentro alle aule e nei bagni per assicurarsi che nulla fosse fuori posto.

A rallegrare quel suo vuoto interiore c'era sempre quel sadico piacere ad invaderlo ogni qual volta che si sconcontrava con qualche studente non autorizzato fuori dal dormitorio, con un ghigno impercettibile, si avvicinava al suddetto e bastava un solo sguardo per farlo tremare pregandolo di non togliere punti alla propria casa.

Il desiderio del povero malcapitato non veniva mai esaudito e il ragazzino finiva sempre a correre verso i propri alloggi, chi piangendo, chi imprecando, aveva poca importanza.

Quella sera in particolare Severus era più frustrato che mai! Nessuno studente si era fatto vivo, tanto che, per un istante, si chiese se gli alunni non avessero effettivamente imparato dagli errori dei loro predecessori e avessero magicamente iniziato a rispettare le regole e gli orari.

Impossibile, pensò, con tre primi anni* e i reduci della guerra ad ospitare la scuola era a dir poco impensabile che tutti rispettassero il regolamento.

Questa sua affermazione si rivelò più che corretta non appena, poco dopo aver svoltato l'angolo che lo separava dalla biblioteca, si ritrovò davanti un più che felice Gazza che gongolava tenendo stretto per un braccio il caro signor Potter. Dall'aria che aveva assunto il ragazzo  sembrava proprio che fosse stato preso nel bel mezzo di uno dei suoi piani disastrosi.

“Oh buonasera Professor Piton, l'ho trovato che gironzolava per il reparto proibito. Lo sto portando dalla signora preside, a meno che lei non preferisca provvedere al suo posto”

L'espressione soddisfatta sul viso del custode mentre imponeva di stare fermo al moro, che intanto aveva iniziato a dimenarsi, era a dir poco stucchevole, tanto che, con un ghigno disgustato e la voce piatta e roca, priva di emozioni, il docente decise che fosse giunto il momento di togliergli quel suo sorriso soddisfatto dal volto:

“Ci penserò io, Potter- rivolse uno sguardo di sufficienza al ragazzo, che intanto venne liberato- si sbrighi”

I due iniziarono a camminare, Piton più avanti di qualche passo, per potersi godere con la coda dell'occhio, lo spettacolo che gli regalava Harry che camminava lento e con un'espressione di chi aspetta solo di salire sulla forca.

In occasioni normali il corvino non si sarebbe fatto scappare la possibilità di punire personalmente il Grifondoro ma, data la sua “caccia” andata male, decise che sarebbe stato molto più divertente assistere alla vista della preside, e capo-casa dello studente, in vestaglia e bigodini, col viso arrossato dalla rabbia per il sonno interrotto e per l'umiliazione nel farsi vedere in tali intime condizioni da un alunno. 


Data la situazione che si è vista durante il settimo anno, e dato l'ulteriore anno preso per sistemare la scuola, sono ovviamente presenti 3 primi anni, quelli che sono mancati durante il settimo anno di Harry, quelli che sarebbero dovuti entrare durante l'anno sabbatico preso per risistemare la scuola, e infine quelli che avrebbero dovuto davvero iniziare la loro vita scolastica durante l'anno di riapertura.

Cupido


~Amortentia~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora