10. Libri E fatture

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  “Harry? Hai capito che ho detto?”

A parlare era stato il giovane Ronald Weasley, seduto in sala grande a fare colazione tentando di catturare l'attenzione del migliore amico che da dieci minuti, se non di più, sembrava perso nel suo mondo. Il rosso era decisamente stufo di parlare praticamente da solo visto che il prescelto aveva lo sguardo fisso sul tavolo degli insegnanti, ormai mezzo vuoto dato che le lezioni sarebbero iniziate a breve e i professori si erano già iniziati ad avviare nelle rispettive aule, con quell'aria concentrata che assumeva ogni volta che si lavorava ad un piano per risolvere “la questione tu-sai-chi”.

Nonostante lo avesse tentato di riscuotere in tutti i modi, Harry sembrava davvero immerso nel suo mondo, fin da quando aveva fatto il suo rientro in dormitorio. La sera prima non si era neanche fermato a parlare con lui, anzi, si era infilato il pigiama ed era andato a dormire senza dire una parola a nessuno.

“Cosa? Oh si...scusami Ron, stavi dicendo?”

Il Grifondoro sbuffò per l'ennesima volta alzando gli occhi al cielo e guardando male la sorella che, nel frattempo, si era messa a ridacchiare nel vederlo tutto rosso per l'arrabbiatura.

Ron prese quindi il pacchettino che, poco prima, gli era stato consegnato da Leotordo e lo sventolò davanti al viso dell'amico che, senza pensarci un istante, avendo già intuito di cosa si trattasse, lo prese in mano iniziando ad aprirlo per prenderne il contenuto.

“Papà lo ha spedito il prima possibile, che ci facciamo ora?”

Chiese con un cipiglio corrucciato e leggermente confuso, osservando attentamente l'espressione dell'amico che sembrava aver appena ricevuto in dono una nuova pietra filosofale per quanto fosse entusiasta.

Il moro, dopo averne osservato e accarezzato la copertina logora, iniziò a sfogliare le pagine di quel libro vecchio di almeno cent'anni con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra.

“È fantastico Ron, ricordami di ringraziarlo, sono sicuro che Hermione sarà entusiasta di potergli dare un occhiata, sembra essere proprio il suo genere!”

“Mi sembra ovvio, è un libro!”

Rispose ovvio il rosso, tutti i libri erano il genere adatto all'amica, qualunque cosa ci fosse scritto lei lo considerava tesoro. Era piuttosto sicuro che l'unica categoria letteraria alla quale non rivolgeva tale onorificenza, fosse artimanzia.

I due continuarono a chiacchierare anche  durante il tragitto che li separava dall'aula di incantesimi, programmando la prossima visita ad Hermione, che sarebbe avvenuta il pomeriggio stesso. Il prescelto sembrava non avere la minima intenzione di attendere neanche un minuto di troppo, avrebbe lasciato alla riccia il piacere di svolgere le sue amate ricerche, era certo che lei avrebbe saputo dare una perfetta spiegazione alle parole del principe, molto più accurata di quella che si sarebbe potuto fornire da solo.

Una volta arrivati, data la mancanza del professore, gli studenti ne avevano approfittato per chiacchierare tra loro, e, una delle voci, giunse proprio alle orecchie del bambino sopravvissuto. Il pettegolezzo del giorno sembrava avere qualcosa a che vedere con Malfoy e una fattura alla sua scopa che, il giorno prima, lo aveva fatto cadere da otto metri di altezza, rompendosi buona parte delle ossa.

“Che è successo a Malfoy?”

Domandò al rosso che, a differenza sua, sembrava decisamente più impassibile a quelle parole, come se già ne fosse a conoscenza, infatti lo guardò confuso ma gli rispose ugualmente.

“Te ne ho parlato stamattina, ieri Malfoy si è presentato al campo con un permesso di Piton, e ci ha cacciati, sembra che qualcuno non abbia apprezzato il gesto, quando è salito sulla scopa quella è impazzita, ti ricordi al primo anno? credo gli sia successa la stessa cosa, adesso è in infermeria, dicono che si sia rotto un braccio e le costole”

Il tono dell'amico era decisamente divertito, come se fosse piuttosto soddisfatto dell'accaduto, ed effettivamente era proprio così. D'altronde come dargli torto, pensò Harry, si poteva proprio immaginare quel ghigno malefico sulla faccia di Malfoy mentre scacciava la loro squadra dal campo, non avrebbe voluto ammetterlo, ma gli stava bene! Se non ci aveva pensato la guerra, forse sarebbero state le ossa rotte e qualche settimana in compagnia di Madama Pomfrey a far entrare un po' di umiltà in quella testa platinata.

Tuttavia, nonostante fosse ovvio che se la fosse cercata, restava sempre il mistero di chi avesse lanciato una fattura alla scopa di Malfoy, se ben ricordava, quella lanciatagli da Raptor al primo anno era tanto forte che avrebbe potuto ucciderlo se non ci fosse stato Piton a proteggerlo. A quel pensiero al moro tornò quel fastidioso groppo alla gola che gli saliva ogni volta che la sua mente vagava fino ad arrivare al professore, le mille domande che avrebbe voluto porgli, e che ancora non trovavano risposta, gli attanagliavano la mente, facendogli quasi girare la testa per la confusione che scaturivano in lui.

“Chi credi che sia stato?”

Chiese quindi all'amico che si limitò ad alzare le spalle.

“Sicuramente qualcuno che sa gestire molto bene la magia nera, da quello che ho sentito dalla Mcgranitt”

Prima che potesse intervenire ancora, alimentando la discussione, il professore fece il suo ingresso in aula scusandosi per il ritardo. Harry poté ben notare il suo aspetto piuttosto affannato, come se avesse corso, tuttavia il moro non gli diede molta importanza, limitandosi a recuperare il proprio libro, iniziando a seguire la lezione.

Cupido

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