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Elizabeth

Mi cambiai in pochissimo tempo e raggiunsi subito il campo, l'elastico per capelli in bocca nel tentativo di farmi una coda di cavallo.

Tra le persone che stavano provando ad entrare in squadra si alzò un brusio, alcuni addirittura si agitarono nel vedermi.

James strofinò le mani, rivolgendomi il suo classico sorrisetto. Si posizionò di fronte agli aspiranti giocatori e io di fianco a lui.

«Bene ragazzi! Come penso molti di voi sapranno, questa è Elizabeth Bolt, capitano di Corvonero nonché nostra principale avversaria. Oggi la signorina vi ha concesso il sommo privilegio di giocare contro lei, o meglio, contro di noi. Se vincete, riceverete tutti quanti un suo autografo.» A quelle parole gli tirai un'occhiataccia, a cui lui rispose con un occhiolino. «Se perdete, beh, nulla, ma avrete meno possibilità di entrare in squadra. Solo Pluffa, più punti possibile tra tutti voi e noi due in dieci minuti. Roxy, tieni il tempo.» Una dei suoi cugini, Roxanne, gli fece l'ok con le dita.

Inforcammo la scopa, uno accanto all'altro. Mi avvicinai al suo orecchio in modo che potesse sentirmi solo lui e sussurrai: «Che vinca il migliore, Potter.»

O il più furbo.

Pochi secondi prima che la Pluffa venisse lanciata in aria sfiorai velocemente con le labbra il retro del suo orecchio, per distrarlo.

Mi fiondai sulla palla e, in meno di dieci secondi, avevo già segnato un punto per me.

«Sei stata scorretta, Bolt!» mi urlò James, arrivando dritto dietro di me.

Io risi, con finta noncuranza: «Oh sai com'è Potter, voglio tanto il mio premio.»

Lui mi squadrò un secondo, poi mi fissò dritto negli occhi. Per un attimo rimasi colpita dall'intensità del suo sguardo, quegli occhi erano davvero pazzeschi.

«Non ti lascerò vincere.» disse, quasi con serietà, prima di prendere la palla e segnare un punto.

Volevo quel premio. L'avrei costretto a rendersi ridicolo davanti a tutta la scuola per una settimana, per fargli capire chi comanda.

«Ammirevole, ma non abbastanza, Potter...» gli dissi. «Ti ricordo che hai di fronte un membro della Nazionale.»

«Una Cercatrice della Nazionale e questo non è il tuo ruolo.» mi rispose.

«Nemmeno il tuo, Cercatore di Grifondoro...»

«Io sono versatile.»

«E io sono più forte di te.»

A quelle parole James si colpì il cuore con una faccia troppo teatralmente offesa per essere vera: «Mi hai colpito nel profondo Bolt!»

Sentimmo esultare e realizzammo che i ragazzi avevano segnato un punto.

«Meglio che ci sbrighiamo, Ellie...» James scandì quel soprannome come fosse un insulto «O finiremo per perdere a causa tua.»

Gli feci un dito medio e lui rise, prima di rifiondarci al centro del campo.

Ti distruggo, Potter.

Non lo distrussi.

Aveva un punto di vantaggio e mancava un minuto alla fine della partita. Ovviamente avevamo vinto noi anche contro dieci ragazzi, ma stavo perdendo la vera sfida.

«Ti vedo in difficoltà, Bolt... Facciamo che l'ultimo punto vale doppio!» James mi fece l'occhiolino, la Pluffa in mano.

Era così sicuro di vincere.

Ci misi trenta secondi ma riuscii a rubargli la palla. Ci trovavamo dall'altra parte del campo. Riuscii a muovermi di qualche altro metro ma ero ancora lontana. L'unica speranza era fare un tiro lungo e sperare che entrasse in uno degli anelli.

Alzai la Pluffa sopra la testa, torcendo il busto e mettendomi in posizione di tiro. Contrassi i muscoli e tirai, mettendoci tutta la forza che avevo in corpo.

Quei secondi passarono al rallentatore. La palla volò per tutto il campo e sembrava quasi che stesse per entrare.

Colpì il bordo del cerchio con un sonoro clang  e rimbalzò lontano.

Scesi a terra, buttando il mio manico di scopa .

Imprecai, mentre James camminava verso di me con un ghigno soddisfatto. Avrei voluto tanto toglierlo dalla sua faccia con un bel pugno. O due.

«Una settimana intera!» rise.

«Sei giorni, James...» lo corressi. Come sempre quando lo chiamavo per nome, diedi particolare enfasi a quest'ultimo.

«Pfft... In ogni caso,» coprì i metri che ci semparavano a grandi passi, ritrovandosi di nuovo ad una piccolissima distanza da me. Stava diventando un'abitudine.

Era poco più alto di me per cui la sua bocca arrivava all'altezza del mio naso, ma riuscivo tranquillamente a sostenere il suo sguardo.

Avvicinò la bocca al mio orecchio. Potevo sentire il suo respiro caldo solleticarmi la pelle. Gli piaceva stuzzicarmi.

«...Ci sarà da divertirsi.» Completò la frase di prima con un sussurro.

Mi imposi di rimanere ferma e ignorare il brivido che avevo alla base della schiena. Non gli avrei dato vinta anche quella.

Pensai di riuscirci. O almeno all'inizio. Poi James appoggiò le sue labbra sul mio collo, dando mi un delicatissimo bacio. A quel punto persi tutto il mio autocontrollo.

Oddio.

In un secondo fui consapevole di tutto quello che c'era intorno a me. Gli altri che ci guardavano, le mie guance a fuoco e soprattutto le sue mani sulla mia schiena.

James si staccò da me e si voltò subito. Fui grata che non mi avesse guardato in faccia perché altrimenti mi avrebbe vista rossa come un peperone.

Mi guardò un secondo, ma sembrava quasi che avesse perso la sua solita sicurezza.

Probabilmente fu solo una mia impressione, perché poco dopo mi sorrise con aria strafottente e fece il saluto militare con due dita: «Ci si vede Bolt!»

Rimasi lì impietrita, aspettando che il mio cuore smettesse di battere così forte e sperando di dimenticare la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle.

Fanculo, Potter.

James

Cercai subito mio cugino Louis: era appoggiato alla parete dello spogliatoio. Dovevo raccontargli quello che era successo.

Quando mi ero avvicinato ad Elizabeth avevo perso completamente la testa. Il mio cervello aveva smesso di funzionare e registrava solo il suo profumo, la sua pelle liscia.

In quel momento avrei solo voluto prenderle il viso tra le mani baciarla, come se non ci fosse stato nessun altro nei paraggi.

Avevo realizzato solo dopo cosa avevo fatto, quel bacio sul collo. Avrei tanto voluto dire che era solo per ricambiare quello che aveva fatto durante la partita, ma la verità era che non ero in me.

Sentii il suo sguardo su di me mentre mi allontanavo. Dovevo darmi un contegno, non doveva farmi questo fottutissimo effetto, lei era Elizabeth Bolt e io ero James Potter. Non poteva capitare.

Rivali, eravamo rivali. Non potevamo essere amici, figurati baciarla, ma ora nella mia testa c'era solo più il suo profumo.

Fanculo, Bolt.

Rivalry - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora