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James

«Signor Potter deve stare lontano da qui! Adesso la portiamo in infermieria, ci pensiamo noi!» urlò la preside McGranitt.

Non l'avrei ascoltata, non con la mia ragazza lì per terra mezza morta. O morta del tutto, per quanto ne sapevo.

Aveva fatto un volo di sette metri o qualcosa del genere. Dovevo almeno sapere se sarebbe stata bene.

«Mi dica almeno se è morta, cazzo!» mi passai una mano tra i capelli. Non mi importava di essere in lacrime davanti a tutta la scuola o di aver appena detto una parolaccia in faccia alla preside. Volevo solo che lei stesse bene.

«Andrà tutto bene. La signorina Bolt è una ragazza giovane e forte, non si lascerà andare così facilmente.» la McGranitt parlò amorevolmente, come fosse una madre «È in buone mani, non si deve preoccupare.»

In pochi secondi lei ed il resto del corpo docenti, compresa una turbatissima Madama Bumb, sparirono verso l'ala infermieristica.

La maggior parte degli studenti rimase al campo per un po' di tempo, ma io e gli amici di Ellie ci cambiammo e ci fermammo ad aspettare fuori dalla stanza dove lavorava la signora Paciock.

Mi appoggiai al muro e mi lasciai cadere per terra. Non avevo più aperto bocca dal discorso con la McGranitt. Non pensavo ne avrei avuto più la forza finché non avessi rivisto la mia ragazza.

Sempre che la rivedessi.

Cercai di contenere le lacrime. Dovevamo fare così tante cose. Finita la scuola lei sarebbe diventata la più forte giocatrice del campionato ed io avrei fatto l'Auror come mio papá. E saremmo stati insieme per ancora tanto tempo.

Sospirai. Non potevo vivere senza di lei.

Ti amo, Ellie. Ti prego, non mi abbandonare.

«Mi dispiace, Potter.»

Alzai lo sguardo. Robert Whig mi stava guardando con un'espressione di pura sofferenza, non doveva essere molto diversa da quella che avevo io.

«Se vuoi attaccare briga ora non è il momento.» dissi, scuotendo la testa.

«Ho lanciato il quel Bolide. Ho voluto io che la colpisse.»

Quello che aveva detto mi fece ribollire il sangue. Se fosse morta, sarebbe stato per colpa sua e della sua stupida cotta, della stupida rivalità e dello stupido Quidditch.

«Hai fatto cosa?» ringhiai. Probabilmente suonavo più cattivo di quanto pensassi, perché lui si ritrasse di un passo.

Lui si strinse le mani al petto: «Non volevo che finisse così... Mi dispiace per tutto, avevate ragione fin dall'inizio.»

«Non volevi finisse così?! Ormai è troppo tardi, cazzo! Se muore sará tutta colpa tua!» urlai.

Volevo picchiarlo, ma allo stesso tempo non sentivo di avere la forza per farlo. Mi alzai in piedi e lui si ritrasse. Non potevo, non era ciò che Ellie avrebbe voluto.

«I-io... Le chiederò scusa, quando si sveglia. E chiedo scusa anche a te. Mi dispiace, Potter, ho esagerato.» mormorò Whig.

Presi un respiro profondo: «Senti, tu ci tieni a lei?»

«Sì.»

«Allora promettimi solo che non lo farai mai più. Non proverai mai più a farle del male.» lo guardai serio negli occhi.

Lui annuì: «Sì, ho sbagliato.»

Se ne andò, lasciandomi di nuovo solo con i miei pensieri. Tornai di nuovo a piangere, per quanto me ne vergognassi.

«James?» alzai lo sguardo nuovamente, questa volta per vedere mio padre.

Mi sistemai i capelli: «Papà...»

Lui si sedette accanto a me, mettendomi un braccio attorno alle spalle: «Sono rimasto qui dopo venerdì, volevo vedere la partita tanto attesa.»

«Fidati, la cosa di cui mi importa meno in questo momento è la partita...» sorrisi «Mi sembra stupido piangere per questo, dopo tutto quello che tu hai passato.»

«Vale la pena versare lacrime solo per le cose più importanti, ma ognuno ha le sue priorità. E da quanto vedo, mi sembra che Elizabeth sia la tua.» si alzò in piedi, facendo cenno di seguirlo.

Io lo feci, anche se controvoglia, perché non volevo allontanarmi dalla porta dietro cui c'era lei.

«Come si fa a capire quando si è innamorati, papá?» chiesi, con le mani nelle tasche.

«Lo chiedi alla persona sbagliata... Io non l'ho mai capito, l'amore. Dovresti chiedere a Ron. Persino io mi ricordo il momento in cui ha capito di amare tua zia.» sorrise lui.

Io lo guardai: «Quando?»

«Ha sentito la sua voce che lo chiamava. Lo ha riportato nel posto giusto.»

Sospirai: «Beh, io potrei non sentirla più la sua voce.»

Ci eravamo allontanati parecchio, stavamo camminando per il cortile interno quasi completamente deserto.

«La signora Paciock è bravissima, James. L'ho vista mettere a posto ferite ben peggiori e la conosco personalmente. Se la caverà, te lo prometto.» mio padre mi appoggiò una mano sulla spalla.

Non ce la feci più e lo abbracciai, piangendo. Di solito non ero così espansivo con mio padre, in fondo ero il più grande dei miei fratelli.

«Ti voglio bene papá.» mormorai.

Lo sentii sorridere: «Anche io James, non sai quanto.»

Ci staccammo, mentre io mi asciugavo le lacrime e mettevo a posto i capelli.

«Dille che la ami, James.» mi disse «Non sai mai quando potrebbe essere l'ultima volta.»

Io annuii.

«James, James!» la voce di Katherine mi fece voltare. Stava correndo a per di fiato con un sorriso smagliante sulle labbra «Oh, salve signor Potter. James, devi venire subito!»

Rise, prendendomi per mano e tirandomi di nuovo da dove ero venuto. Il mio cuore prese a battere un po' più velocemente, se era così contenta c'era un solo motivo possibile.

«Liz si è svegliata!»

A/N:
Signori, ho il piacere di informarvi che ci troviamo al penultimo capitolo di questa storia. Ebbene sì, mancano solo più un capitolo e l'epilogo. Non mi dilungo troppo, ci penserò alla fine, ma voglio solo ringraziarvi per il supporto e dirvi di non disperare. Non si può mai sapere cosa aspettarsi.
Au revoir!

Rivalry - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora